L’Italia del futuro ha undici Regioni. Governo e Pd preparano le forbici
Il presidente dell’Emilia Bonaccini sposa la proposta di Galletti
di
LUCA ORSI e ANDREA ZANCHI
BOLOGNA, 3 dicembre 2014 - LA FUSIONE di Regioni è un’ipotesi suggestiva. E, allo stesso tempo, audace. Perché, nel Paese dei mille campanili, coinvolge identità, storia, tradizioni e rivalità spesso plurisecolari. L’accorpamento fra Emilia-Romagna e Toscana, sasso lanciato giorni fa da Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha provocato un’onda che ha innescato il dibattito su una complessiva riforma istituzionale del Paese. «Non ha senso ragionare con visione e logiche del passato», dice Galletti a quanti storcono il naso di fronte all’ipotesi di vedere stravolta la carta geografica dello Stivale.
«L’Italia del 2014 è totalmente diversa da quella del ’70 e questa differenza con gli anni andrà accentuandosi». Ed è chiaro a tutti, commenta il ministro, «che parte dell’inefficienza delle Regioni è dovuta ai loro confini territoriali: servizi come welfare, sanità e istruzione non possono più essere gestiti all’interno di confini vecchi di 40 anni».
CHE il sistema attuale sia da superare è un’idea che in terra emiliano-romagnola ha trovato terreno bipartisan. Anche il neo governatore Stefano Bonaccini si è detto favorevole a un riordino complessivo dall’architettura istituzionale dello Stato, partendo proprio da una sforbiciata alle Regioni. «Una riforma costituzionale come quella proposta dal governo, che prevede il superamento del bicameralismo, il taglio di oltre trecento parlamentari, un Senato dove sono rappresentati Regioni e Comuni, e l’abolizione di 110 Province non può ritrovarsi, tra qualche anno, con le stesse venti regioni di oggi», dice il successore di Vasco Errani. Che reclama e invita il suo partito ad avere un ruolo di primo piano in questa partita. «Visto che oggi siamo quasi tutti presidenti di Regione espressione del Pd – ragiona Bonaccini – dovremmo essere noi a farci protagonisti di un riordino istituzionale, anche con l’accorpamento di alcune aree del Paese che sono omogenee per società, cultura ed economia. Le Regioni non vanno chiuse, perché, con la riforma del Titolo V della Costituzione e l’abolizione delle Province svolgeranno un ruolo importante e centrale tra Stato e Comuni».
Un’ipotesi allo studio sul riordino, sia pure in via ufficiosa, è quella proposta nella cartina illustrata in pagina che disegna undici Regioni. Nulla è deciso. Ma «dobbiamo guardare al futuro chiedendoci cosa sia più utile ai cittadini oggi – afferma Galletti –: credo si debba discutere sul tema delle macroregioni senza preclusioni né campanilismi».
Forza Italia, intanto, presenta cinque emendamenti per istituire la macroregione fra Emilia-Romagna e Toscana. Nella riforma del Titolo V della Costituzione «manca il vero cambiamento: l’istituzione delle macroregioni», commenta Elena Centemero, firmataria delle proposte. Ricordando esempi già attuati in Europa – Mar Baltico e Danubio – e la futura Adriatico-Ionica. La deputata di FI auspica l’appoggio di un fronte trasversale in Parlamento, «e che anche esponenti della maggioranza possano far propria questa idea di riforma».
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