CHIEDIAMO
L’INSERIMENTO DEI REATI AMBIENTALI NEL CODICE PENALE
di
Roberta Ragni
Mai
più disastri ambientali impuniti. Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela,
Eternit, Valle del Sacco, Quirra. L'Italia dice basta e il suo "popolo
inquinato" chiede l'inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in
primis quelli di inquinamento e disastro.
Solo
così sarà possibile aiutare magistratura e forze dell'ordine ad assicurare alla
giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e
- ad ora sostanzialmente impunite - attività dell'ecomafia e della criminalità
ambientale.
È
un cartello di 25 sigle (tra associazioni di cittadini, di studenti, di
categoria e comitati), promosso da Legambiente e Libera, a lanciare l'appello al
Senato indirizzato al presidente Pietro Grasso e ai presidenti delle Commissioni
Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del
disegno di legge sui reati ambientali nel codice penale, per mettere finalmente
un freno a un'attività criminale che con 30.000 reati accertati all'anno oggi
frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della
salute di tutti i cittadini e dell'economia sana.
Oggi,
infatti, chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza
perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l''ambiente no,
visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura
contravvenzionale, risolvibili pagando un'ammenda quando non vanno, come capita
molto spesso, in prescrizione. Proprio come
è successo di recente con la sentenza Eternit.
Non
esistono nel nostro codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento, né
tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione
anacronistico, insostenibile e a danno dell'intero Paese, che garantisce spesso
l'impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi.
"Serve
un ultimo sforzo, perché non c'è più tempo da perdere. In nome di quel popolo
inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che
ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese", hanno dichiarato
i primi firmatari dell'appello.
Per
firmare la petizione clicca qui.
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