LA
SCHIAVITÙ DIVENTA LEGALE NELL’AGRO PONTINO, IN MIGRAZIONE PUBBLICA UN NUOVO
SCIOCCANTE RAPPORTO
di
Redazione
Deve
ancora essere pubblicato il nuovo rapporto di In Migrazione Onlus, ma già fanno
indignare l’opinione pubblica le nuove denunce circa la situazione di quelli che
l’associazione chiama “i nuovi schiavi” nell’agro pontino. Come già a giugno In
Migrazione ha raccolto le testimonianze dei braccianti agricoli, principalmente
della comunità indiana, che ogni giorno lavorano nei campi dell’agro pontino,
sfruttati con orari massacranti e pagati con pochi spiccioli.
Il
rapporto sarà pubblicato lunedì 20 in occasione del convegno Terra e libertà a
Latina, durante il quale l’assessore regionale all’Agricoltura, Sonia Ricci,
lancerà il progetto “Bella Farnia”, realizzato con Osservatorio per la sicurezza
e la legalità della Regione Lazio, Arsial, Casa dell’Agricoltura di Latina e
l’associazione In Migrazione Onlus.
Già
oggi, però, La Repubblica ha anticipato alcune delle testimoniane raccolte dalla
Onlus che denunciano un vero e proprio sfruttamento ma legalizzato con buste
paghe false o contraffatte che riportano di operai assunti per due giorni a
settimana ma che in realtà lavorano sette giorni su sette. “Lavoro dieci ore al
giorno – racconta un bracciante sikh – ma il padrone ne segna solo due. In un
mese sono stato sui campi tutti i giorni, anche la domenica. Lui mi ha segnato
solo sei giorni. Non è giusto”.
“Mio
marito lavora in campagna – dice una donna –. Lui brava persona. Lavora in
cooperativa. No beve whisky, no mangia carne, no fuma. Lavora sempre tanto.
Anche dieci, dodici ore, anche più. Però padrone paga solo 350 euro al mese. Lui
scrive su foglio che deve dare a noi 2.600 euro e poi invece dà solo 200-300
euro. Nostra famiglia come vivere così? Io ho bambino. Cosa dare da mangiare a
lui?”.
E
se arrivano i controlli? “Uno sta fuori cancello – spiegano –. A volte indiano,
a volte italiano. Quando viene macchina di carabinieri o finanza lui chiama
padrone e manda via indiani. Così nessuno vede. Tutto a posto. Ma sfruttamento
c’è. Ed è tanto”.
Nessun commento:
Posta un commento