SPECIE
ALIENE, IN EUROPA CRESCE L’EMERGENZA
di
Andrea Spinelli
Secondo
il rapporto ‘The
impacts of invasive alien species in Europe’ pubblicato dall’Agenzia Europea
per l’Ambiente (EEA) le specie aliene introdotte dall’uomo in Europa
(volontariamente e non) hanno un impatto fortemente negativo sulle specie
autoctone, incapaci fino ad oggi di adattarsi per combattere l’invasione di
specie aliene.
I
dati raccolti e pubblicati dall’EEA dimostrano inoltre che in un numero sempre
più crescente di casi le specie esotiche invasive possono anche causare danni
alla salute umana e alla società: sarebbero oltre 10.000 le specie allotone
presenti in Europa, con un tasso di aumento esponenziale e costante.
Dalla
zanzara tigre al giacinto d’acqua, dalle vongole aliene nel lago Maggiore, delle
quali ci
ha parlato il nostro Davide Mazzocco, all’ambrosia, almeno il 15% delle
specie aliene hanno un impatto ecologico negativo.
Le
specie invasive hanno un fortissimo impatto sull’ecosistema e sull’economia
europea: basti pensare che delle 395 specie europee autoctone classificate come
in pericolo di estinzione ben 110 sono in pericolo a causa delle specie esotiche
invasive con effetti che potrebbero essere devastanti.
In
primis per gli esseri umani, considerando che uno degli effetti più pericolosi
delle specie esotiche invasive è legato alla trasmissione di malattie, come la
febbre gialla che viene trasmessa dall’asiatica zanzara tigre. Ma anche il
paesaggio ne risente, basti pensare ai danni che il punteruolo rosso ha causato
alle palme di mezzo continente (ora fa rotta sull’altra metà):
“La
comparsa della febbre chikungunya in Nord Italia nel 2007 ha dimostrato la
serietà del problema e l’importanza della sfida potrebbe crescere: le proiezioni
dei cambiamenti climatici mostrano che la zanzara tigre probabilmente si
diffonderà ancora, in particolare nel Mediterraneo, ma anche più a Nord”, ha
spiegato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA. L’area mediterranea,
e in particolare il ponte su questo mare rappresentato dalla penisola italiana,
è la più esposta a questo tipo di “invasione”.
Questo,
congiuntamente ai cambiamenti climatici, sta minando un intero ecosistema:
l’invasione dell’ambrosia dal Nord America, giunta in Europa grazie
all’importazione dei mangimi per uccelli, colpisce con i suoi allergeni il
10-15% della popolazione europea, cosa che si aggrava quando l’ambrosia
interagisce con gli effetti allergenici di altre piante.
C’è
l’annoso problema delle cozze zebra, contenute nelle acque si zavorra delle navi
ed oggi proliferanti nei laghi di mezz’Europa, del
punteruolo rosso, della terribile vespa velutinanigrithorax che ha devastato
gli alveari francesi ostacolando
incredibilmente l’impollinazione effettuata dalle api, problemi che l’EEA
quantifica in 12 miliardi di euro: “In Italia solo nella provincia di Milano si
contano due milioni di euro all’anno di spesa sanitaria per l’allergia causata
dall’ambrosia”, ha spiegato Piero Genovesi dell’ISPRA, coautore del rapporto
europeo. Che tipi di soluzione vede l’Europa? Lo ha spiegato il commissario
europeo all’Ambiente Janez Potocnik, il quale ha parlato sopratutto di
prevenzione: “Siamo pronti ad adottare la nuova legislazione nelle prossime
settimane. Queste specie saranno identificate con un approccio basato sul
rischio: possono avere un impatto potenziale su diversi Stati, oppure sono così
dannose da meritare un approccio coordinato. [...] Vogliamo avere un solido
sistema di allerta e prevenire danni economici, all’ambiente, alla salute: è
chiara la necessità di un intervento e questo va riconosciuto ai massimi livelli
politici”.
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