Riforme, c'è il primo sì in commissione. Lega, M5S e Sel lasciano i lavori
Primo sì alla legge in Commissione alla Camera: martedì approderà
in aula. Sale la tensione tra minoranza Pd e governo, tanto che Civati minaccia la scissione. Lasciano la commissione prima Lega e M5S, poi anche Sel
MARIA ELENA BOSCHI - In Commissione c'è stato sulle riforme "un clima di confronto leale". commenta il ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi alla fine dei lavori. La Boschi ha ringraziato il presidente Francesco Paolo Sisto, il co-relatore Emanuele Fiano: "E' stato un lavoro complicato che però si e svolto in un clima di confronto leale. Un lavoro svolto senza sacrificare il dibattito dando a tutti la possibilità intervenire nel dibattito. Ringrazio tutta la commissione per i ritmi di lavoro adottati per rispettare la scadenza e andare in aula il 16 dicembre. Finora è stato un lavoro positivo - ha concluso Boschi - poi vedremo in Aula dove avremo modo di confrontarci ancora".
LA MINORANZA PD - I deputati della minoranza del Pd in commissione Affari costituzionali della Camera hanno chiesto di essere sostituiti per le votazioni degli emendamenti alle riforme, essendo in dissenso ma non volendo mandare "sotto" il governo e i relatori. Si tratta di Cuperlo, Lattuca, Pollastrini, Bindi, Agostini, Lauricella, D'Attorre e Agostis.
La decisione è stata presa al termine di una animata riunione, a cui ha preso parte anche il capogruppo Roberto Speranza, con momenti di tensione che ha portato alcuni deputati ad alzare la voce, come si è potuto sentire da fuori. L'intesa raggiunta è stata quella di evitare il ripetersi di episodi come quello di mercoledì scorso, quando governo e relatori sono "andati sotto" proprio per il voto della minoranza del Pd.
I parlamentari della minoranza però, pur convenendo su questa esigenza, hanno confermato il proprio dissenso su alcuni punti essenziali della riforma. Di qui la richiesta da parte di alcuni di loro di essere sostituiti in queste ultime sedute della Commissione nelle quali verranno votate le norme su cui dissentono. Essi sono dunque rimasti nell'Aula della commissione Agricoltura, dove si svolgeva la riunione e che si trova davanti all'Aula della commissione Affari costituzionali.
Ma i deputati della minoranza del Pd sono rientrati in Commissione, dopo esserne rimasti fuori durante le votazioni sull'articolo 3 delle riforme. "Per il momento non sono arrivate richieste di sostituzione", ha riferito Emanuele Fiano, capogruppo in commissione e relatore alle riforme. I deputati della minoranza dissidenti non hanno partecipato al voto sull'articolo 3, senza che questo facesse venire meno alla maggioranza i numeri in Commissione.
Intanto il ministro Maria Elena Boschi torna sulla scelta di prevedere nel futuro Senato la presenza di cinque senatori di nomina presidenziale e sottolinea che dipende dall'intenzione di far sì che persone che "rappresentano l'eccellenza" possano portare "un contributo a scelte ponderate", anche perché il Senato non si interesserà solo di questioni regionali. Comunque, al momento, i senatori di nomina presidenziale tornano grazie alla conferma in commissione di un altro articolo che stabilisce i poteri del Presidente della Repubblica di "nominare senatori cittadini che hanno illustrato la patria", che resteranno in carica sette anni.
M5S E LEGA - M5s e Lega hanno abbandonato i lavori della Commissione Affari costituzionali impegnata nel voto degli emendamenti sulle riforme. La Commissione ha fatto una breve sosta dei lavori e alla ripresa Roberta Lombardi ha annunciato l'abbandono da parte dei deputati di M5s. Dopo pochi minuti, dopo che il relatore Emanuele Fiano ha invitato a ritirare gli emendamenti sull'articolo 13 annunciando possibili modifiche in Aula, ha preso la parola Matteo Bragantini della Lega, dichiarando che il Carroccio avrebbe ritirato tutti gli emendamenti lasciando la Commissione.
Polemico Francesco Paolo Sisto, presidente di Commissione: "Se qualcuno sovrappone il voto non condiviso alle difficoltà di agibilità politica, questo non è problema che riguarda i lavori della commissione - dice - Ho molto apprezzato il grande lavoro costruttivo che M5s e Lega hanno manifestato durante i lavori della riforma costituzionale. La scelta di ritirare gli emendamenti e di non partecipare ai lavori, stupisce sia perché giunge praticamente alla fine delle lunghe ore passate in commissione, sia perché, come essi stessi hanno riconosciuto, è stata data a tutti la possibilità di intervenire ampiamente".
SEL SE NE VA - Più tardi in serata anche Sel ha abbandonato i lavori: giunti agli articoli che riguardano l'elezione del Presidente della Repubblica, Stefano Quaranta si è dichiarato "deluso" dall'accordo della maggioranza. "Considero l'esperienza in commissione una sconfitta - ha detto Quaranta - in Senato avevamo presentato tantissimi emendamenti. Qui abbiamo scelto una strategia completamente diversa, guardando il merito, ma i risultati non sono quelli attesi. Annunciamo la relazione di minoranza in Aula e a questo punto vi lasciamo discutere più tranquillamente". Inutile le richieste dei relatori e della minoranza del Pd a Sel di restare in aula.
IL QUORUM PER IL COLLE - A testimonianza della voglia di ricucire, in serata è stato trovato l'accordo sul quorum necessario per eleggere il presidente della Repubblica. I relatori alle riforme hanno dato un parere positivo a un emendamento della minoranza (Prima firma Alfredo D'Attorre) che alza il quorum. L'emendamento è stato sottoscritto da tutto il gruppo del Pd che ha poi ritirato tutti gli altri emendamenti, compresi quelli della minoranza interna. Anche Fi ha ritirato gli emendamenti sugli articoli che riguardano il Quirinale.
"Mi auguro che domani Renzi riconosca il lavoro serio svolto in commissione e il senso di responsabilità avuto nel consentire il pieno rispetto dei tempi e dei pilastri fondamentali della riforma - dice D'Attorre - Mi auguro non ci siano né corride né conte: è responsabilità del segretario valorizzare i risultati che insieme stiamo ottenendo".
TRASPARENZA PA - Approvato un emendamento di Scelta Civica, a prima firma Vargiu, che introduce nell'articolo 97 della Costituzione il principio in base al quale la pubblica amministrazione deve essere organizzata in modo da assicurare la trasparenza dell'amministrazione. "Si tratta - commenta Andrea Mazziotti - di un successo importante, perchéda ora in poi viene costituzionalizzato il principio secondo il quale le nostre PA devono essere trasparenti e accessibili ai cittadini, che devono essere sempre in grado di sapere come sono organizzati gli uffici, chi sono i funzionari responsabili e come si sviluppano i procedimenti"
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