Euro o non euro? Promemoria del perché ci siamo entrati
Stefano Feltri
Giornalista
Sabato e domenica scorsi alcune centinaia di persone si sono riunite a Pescara nel convegno annuale che organizza il professor Alberto Bagnai con l’associazione A/simmetrie. Tema: l’euro è una iattura e l’Italia dovrebbe recuperare la sua sovranità monetaria. Sul Financial Times Wolfgang Munchau scrive che la probabilità di una rottura della moneta unica “è più alta oggi” che nel 2012, complice l’ascesa dei populismi alla Salvini o alla Le Penforaggiati dall’austerità.
Gli argomenti contro l’euro risuonano ovunque, ma perché ci siamo entrati? Un promemoria è nel libro Contro gli opposti pessimismi (Castelvecchi, in libreria da oggi) che raccoglie gli articoli di un economista scomparso troppo presto, Luigi Spaventa. Tra gli interventi riproposti c’è questo: “La lira nell’euro: perché è un bene”, uscito sul Corriere della Sera il 23 dicembre del 2003. Sentite cosa diceva: “Non chiediamoci quel che l’euro ha fatto per l’Europa (…). Ricordiamoci piuttosto, perché spesso lo si dimentica, che l’Italia è il Paese che più di ogni altro ne ha tratto beneficio”.
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