UN
MARE DI CEMENTO
Chi
tenta di addossare i guasti della cementificazione agli anni ormai remoti del
dopoguerra si sbaglia. Si possono interpretare così i nuovi dati della CGIA di
Mestre sul consumo di suolo diffusi oggi, elaborati sulla base dei dati
dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale). Nel 2012, ultimo anno
disponibile, l’estensione del suolo impermeabilizzato da asfalto o cemento era
del 7,3% dell’intera superficie italiana, con come la Lombardia e il Veneto in
testa, entrambe con il 10,6% del suolo edificato, contro una media nazionale che
è del 7,3%. E gli ultimi venti anni sono quelli dove il processo è accelerato.
In Veneto per esempio durante questo periodo il consumo di suolo è aumentato del
3,8% contro la media nazionale dell’1,9%. Tornando alla percentuale di suolo
edificato dopo Lombardia e Veneto ci sono la Campania (9,2%), il Lazio (8,8%),
l’Emilia Romagna (8,6%), la Puglia e la Sicilia (entrambe con l’8,5%).
«In
questa analisi – afferma il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – abbiamo
valutato il consumo di suolo, vale a dire la quota di superficie coperta con
asfalto e cemento interessata dalla costruzione di edifici, capannoni, strade,
infrastrutture, insediamenti commerciali, etc., rispetto alla superficie totale.
Ebbene, le realtà maggiormente interessate dalla cementificazione sono anche
quelle che in questi ultimi anni hanno subito i danni ambientali più pesanti a
seguito di allagamenti, esondazioni, frane e smottamenti, che hanno martoriato i
residenti di questi territori. In altre parole, dove si è costruito di più, i
dissesti idrogeologici sono stati maggiori».
Oltre
al Veneto le regioni che hanno aumenti significativi sono il Lazio, con il 2,9%,
la Sicilia, con il 2,6%, le Marche, con il 2,5% e la Lombardia, con il 2,4%.
Sul
fronte della criticità idrogeologica dei comuni, invece, le regioni più a
rischio sono quelle più piccole. In Valle d’Aosta, in Umbria, in Molise, in
Basilicata e in Calabria il 100% dei comuni è a rischio, perché montuosi e
perciò più esposti al rischio idrogeologico, mentre quelle dove il rischio
diminuisce sono la Sicilia con il 29%, la Lombardia con il 39,9% e il Veneto con
il 43,7%.
Il
tasso dell’edificazione degli ultimi venti anni di cui sono disponibili i dati,
periodo 1992-2012, è stato quindi del 26%. In pratica su 100 metri quadri di
suolo edificato, 26 sono stati realizzati negli ultimi venti anni. Si tratta del
periodo interessato in maniera diretta dai due condoni edilizi del 1995 e del
2003, e con ogni probabilità anche da quello del 1985. Visto che dopo ogni
condono edilizio si creano aspettative per uno nuovo. Ma ai condoni bisogna
aggiungere anche la distorta visone dell’economia che hanno avuto negli anni la
maggior parte degli amministratori pubblici che hanno visto come unica leva
economica l’edificazione di abitazioni e infrastrutture anche se non
necessarie.
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