Renzi all'attacco, riforme e poi unioni civili e ius soli, Berlusconi in difesa, Alfano fa' melina
Renzi va all'attacco, certo di avere i voti sia alla Camera che la
Senato, con o senza Berlusconi, vuole riprendere a correre, dopo la parentesi
del voto per il Colle, come da programma dei mille giorni. Entro il mese riforme
da approvare, la legge elettorale in via definitiva (indietro non si torna) e
secondo timbro della Camera, dei quattro che ne servono, trattandosi di una
legge costituzionale, per la riforma del Senato. Poi si passera' subito ad
un'altra tappa importante del programma di governo. Le coppie di fatto e lo ius
soli. Niente adozioni gay, ma su tutto il resto parità piena. Cittadinanza per
i figli di immigrati nati inItalia. E c'e' anche l'ipotesi decreto se i tempi si
allungheranno. E su queste due leggi Renzi avrà senz'altro anche l'appoggio
della sinistra dem. Berlusconi versa lacrime di coccodrillo, prima aveva detto
si' a tutto (basti ricordare le sue parole dopo l'incontro con Luxuria). Fatto
sta che sembra scegliere la linea dura: "Da noi opposizione a 360 gradi".
Confida di esseri tolto un peso, quello del patto del Nazareno ed ora vuole
concentrarsi sulla riunificazione del centrodestra. Obiettivo strappare almeno
Veneto e Campania, al prossimo giro di primavera, al vorace Matteo. Che dal
canto suo punta invece al cappotto. Berlusconi, che ha pure un processo a
Napoli, per la compravendita dei voti, quando i suoi oppositori parlavano di
"mercato delle vacche", da' dei voltagabbana ai nuovi acquisti del Pd. La
sensazione e' che comunque il Cav si stia muovendo sulla difensiva per cercare
di mantenere unito il partito. Ma non chiude tutte le porte a Matteo: "Riforme?
Voteremo solo se positive per il paese. Non accetteremo più tutto". Ma la
domanda e' semplice, se riteneva che andassero bene prima per il paese, perché
ora pensa iil contrario? Certo gli "brucia" ancora lo scacco matto sul
Quirinale, ma in politica bisogna anche sapere perdere, senza scomporsi.
Altrimenti i danni sono maggiori. Intanto il Corriere pubblica un sondaggio che
gli italiani vedono si' in chiara difficoltà Forza Italia, ma per il 92% dei
suoi elettori il leader terra' ancora le redini del partito. Nel tutto Alfano
fa' melina tra una ritrovata amicizia con Berlusconi, anche in vista delle
prossime regionali, e Renzi. Una sorta di risiko per ricompattare i suoi, che
dopo la vicenda Quirinale, appaiono molto turbolenti. L'idea sarebbe anche
quella di un rimpasto di governo. Ma Matteo non ci pensa per niente. Veda
Angelino come risolvere i suoi problemi. Nel frattempo 'altro Matteo, il legista
Salvini sbarca in Sicilia e pensa ad un incontro con Berlusconi per ricucire un
po'. Il Veneto interessa anche a lui. Il giovane leader scamiciato, mangia
cannoli in piazza e giura: "Contro l'Inter tifo Palermo". Bella forza e'
milanista, e si sa quanto pesino le rivalità cittadine. Certo e' che pero' ormai
il prode Salvini punta chiaramente ad allargare il suo consenso anche al Sud. E
spunta il vecchio leghista Borghezio che rivela: "Montanelli consiglio' pure a
Bossi, vai al Sud, ma lui niente…". E Grillo? Si e' preso una piccola pausa, e'
volato a Las Vegas ed ha assaggiato i dolci 3D. Entusiasta in attesa di
rituffarsi nella politica romana. Queste le ultime dai palazzi e dintorni,
facendo, come si faceva una volta, un pastone politico. Erano altri tempi e i
giornali molto diversi da oggi, con meno spazio alle beghe politica e senza
tanti retroscena. Ed a volte ci beccavano di più. Era difficile che si
lanciassero in avventurose previsioni. Ma era anche molto differente la
politica. C'erano i partiti, e le decisioni venivano assunte dalle direzioni o
dai comitati centrali, che non si riunivano certo tutti i giorni. La linea
quotidiana sulle varie vicende era data dai fondi dei quotidiani di partito, che
arrivano in sala stampa alla Camera verso le otto di sera, fondi che venivano
rilanciati dalla agenzie. I leader, più erano leader e meno parlavano, e i
Tuzzabanchi di qualsivoglia colore non potevano certo permettersi di dichiarare
a destra e a manca. Altrimenti arrivava subito il richiamo del capogruppo. Altri
tempi, altra politica, altro giornalismo.
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