L'educazione orizzontale ha cancellato quella verticale, l'amico educa più del padre
di Marco Lodoli
Chi educa i nostri figli? Questa è la domanda alla quale non si può sfuggire. E io credo che molti genitori abbiano intuito la risposta e si stiano adeguando alla nuova pedagogia della nostra epoca. Qualcuno potrà ancora dire che sono sempre i genitori a fornire le direttive fondamentali, a stabilire le tavole della legge, a spingere i ragazzi sulla buona strada. Certo, in parte è vero, padri e madri devono difendere con i denti il loro ruolo, io per primo mi impegno a elencare quotidianamente ai miei figli le norme della vita giusta, e insieme a mia moglie provo a stimolare la curiosità, a suggerire libri, a mostrare film che reputo decisivi e così via. Non mollo di un centimetro, ma sento che il terreno è franoso, che i ponti scricchiolano e spesso crollano. E’ come se i ragazzi fingessero di ascoltare, come se annuissero o sbuffassero dentro una recita.
Travasare principi e attitudini è complicatissimo: ed è anche tramontato il giorno dello scontro ideologico, quando padri e figli si trovavano a litigare su barricate opposte, in nome di avverse ideologie. Anche gli insegnanti continuano a fare come meglio possono il loro lavoro. Spiegano l’importanza di Platone e di Foscolo, della trigonometria e della Costituzione, i valori del Risorgimento e le leggi della chimica: spiegano provando a perpetuare una tradizione, e anche quel rapporto di seduzione e tensione che sempre c’è stato tra maestri e discepoli. Provano, ma non sono più tanto convinti che il messaggio arrivi, che le loro lezioni siano davvero formative per le giovani coscienze che hanno davanti. Io ho molto litigato con mio padre e con il mio professore di filosofia, volevo misurarmi con loro, dimostare che le mie idee erano migliori delle loro, non mi sottraevo al confronto, allo scontro. E anche quelle feroci discussioni erano parte dell’educazione che ricevevo.
Ora è diverso: non voglio dire che sia meglio o peggio, ma è sicuramente diverso. Oggi l’educazione non segue più quel tragitto verticale che ha seguito per secoli, insegnamenti che discendono e risposte grate o ribelli che ne derivano. Oggi l’educazione è prevalentemente orizzontale. Gli adolescenti imparano quasi tutto nella cerchia degli amici, crescono se hanno buoni compagni, calano se hanno compagni modesti. Ed è per questo che la scelta della scuola diventa sempre più importante. I genitori spesso alzano bandiera bianca, anche loro travolti e storditi dalla confusione del tempo, e in qualche modo si augurano che il figlio trovi amici in grado di aprirgli la mente. Iscrivono il loro ragazzo al liceo migliore sperando soprattutto nell’ambiente favorevole, in un contagio positivo. Insomma, i ragazzi si educano tra di loro, riducendo al minimo i contatti con le generazioni precedenti. Non ci sono più battaglie ideologiche da affrontare, padri conservatori e figli rivoluzionari che a tavola si sbattono in faccia pensieri e parole. Ci sono gli amici, tanti amici, tantissimi, un mondo che non ha nessuna voglia di fare i conti con il passato, di assorbire o rifiutare valori. I valori li dà la classe, la comitiva, l’amico geniale o demente. Genitori e insegnanti continuano a parlare, ma dal museo delle cere.
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