SE
I MEZZI PUBBLICI FOSSERO GRATIS...
di
Michela Dell’Amico
La
domanda è davvero interessante: perché i mezzi pubblici non sono gratuiti? La
circolazione di auto e moto è un noto agente inquinante, specie nelle grandi
città, e l’inquinamento – ma anche gli incidenti stradali – rappresentano una
spesa sociale non indifferente, soprattutto in relazione ai costi sanitari
correlati. Quindi potrebbe convenire anche da un punto di vista economico
rendere gratuiti i mezzi pubblici, se questo portasse poi una diminuzione
sensibile del numero di auto in circolazione. Del resto le spese – enormi – del
trasporto pubblico sono già in larga parte sostenute da soldi pubblici, e quindi
perché non fare uno sforzo ulteriore e liberare le strade? Infine, se
l’istruzione e la salute, le biblioteche e i parchi, sono gratuiti, perché non
percepiamo anche il trasporto come un diritto?
L’idea
non è nuova e si sperimenta dagli anni ’70, quando Roma, per prima, decise di
tentare e rese gratuiti gli autobus nel tentativo di arginare l’inferno del suo
traffico. I bus gratuiti mantennero però gli stessi utenti nei successivi sei
mesi, a parte le orde di ragazzini che salivano per gioco. Esperimenti simili,
con simili risultati, avvennero poi in tre città americane: Denver (Colorado) e
Trenton (New Jersey) negli anni ’70; Austin (Texas) nel 1990. E, nel 2013, nella
capitale dell’Estonia, Tallin. Anche qui, i pendolari che prendevano l’auto
continuarono a farlo, e l’esiguo aumento di utenti in più era composto da chi
già andava a piedi o in bici, o da ragazzini nullafacenti. Uno studio del 2002
spiegò in sintesi che la parola “gratis” non attira i benestanti, che sono
quelli che più spesso guidano un’auto, ma folle di giovani vandali ed
emarginati.
Eppure
i romani si convinsero a prendere l’autobus in massa (si fa per dire, ma
comunque in modo massiccio rispetto alle precedenti abitudini) solo un anno dopo
quell’esperimento, nel 1973, e sempre per una causa economica, l’impennata del
prezzo della benzina. Ma soprattutto, nel 2012, un’altra analisi americana
valutò l’operato delle 40 cittadine americane e delle numerose altre città del
mondo che – nonostante tutto, nel frattempo – avevano studiato e mantenuto un
sistema gratuito di trasporti pubblici, con successo. L’utenza era passata dal
20 al 60% in pochi mesi nelle piccole città e nelle città universitarie, come
pure nelle località turistiche che si popolano stagionalmente. Hai detto niente:
sembra la descrizione della maggior parte delle città italiane.
Qualche
esempio extra-USA tratto dallo studio: Templin, Germania, 14.000 abitanti, ha
introdotto i mezzi gratuiti e ha aumentato i suoi passeggeri da 41.000 a 512.000
l’anno in due anni. Hasselt, Belgio, 70.000 abitanti, ha aumentato i suoi
passeggeri da mille a 3.000 al giorno in 4 anni. Changning, Cina, 53.000
abitanti, ha aumentato i passeggeri da 11.000 a 60.000 in 2 anni.
Altri
esperimenti hanno mostrato l’efficacia del biglietto gratuito “studiato” su
particolari esigenze, come le ore di punta. Nel 2013 Singapore ha cercato di
svuotare le sue carrozze tra le 8.15 e le 9.15 proponendo corse gratis prima
delle 7.45: il successo è stato enorme, e i passeggeri sono passati dal triplo
al doppio nelle ore di punta rispetto agli altri orari.
Come
mai i primi esperimenti non erano andati così? Per due motivi, a mio parere, a
parte il fatto che si trattava di grandi città, come detto meno adatte ad
attirare pubblico solo grazie al biglietto gratis. Primo, l’epoca in cui sono
stati svolti. Dagli anni ’70 alla fine dei ’90 non esisteva una diffusa
coscienza ambientalista come esiste oggi, e l’auto era ancora un forte status
symbol. Secondo, tutti i principali esperimenti sono stati troppo brevi, un anno
circa (Roma sei mesi), per risultare significativi. Come si è visto negli esempi
tratti dallo studio del 2012, i risultati più rilevanti sono arrivati dopo 2-4
anni di sperimentazione.
È
per rimarcare questa possibilità, ma soprattutto per sottolineare il diritto di
tutti a muoversi liberamente, che in varie città del mondo si stanno diffondendo
movimenti che invitano a non pagare il biglietto. Il più famoso è forse Planka,
che a Stoccolma offre di pagare tutte le multe in cui potrai mai incorrere su un
mezzo pubblico, viaggiando senza biglietto, al modico prezzo di 10 euro al mese.
I controlli non sono infatti così diffusi, e in questo modo l’organizzazione
riesce anche a racimolare un discreto fondo con il quale lavorare per estendere
ad altre città la propria sovversiva “assicurazione”. Per adesso è attiva anche
a Gothenburg, Ostergotland ed Helsinki, mentre simili iniziative esistono a
Parigi o in Brasile, con il Movimento Passe Livre. Perché – come dice Planka –
non siamo nati automobilisti, ma lo siamo solo diventati!
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