CONSUMO
DI SUOLO: QUADRUPLICATO IN 50 ANNI SECONDO REPORT WWF
di
Rossana Andreato
Il
2015 è l’Anno Internazionale dei Suoli. La loro salute è infatti fondamentale
anche per la produzione alimentare di cibo oltre che per l’ambiente. L’Italia un
anno fa ha iniziato a discutere alla Camera una proposta di legge di iniziativa
governativa che definisce il suolo bene comune e risorsa non rinnovabile, ma da
allora pochi passi concreti sono stati fatti.
Questo
è il contesto in cui si inserisce il secondo report del WWF, frutto
dell’iniziativa “Riutilizziamo l’Italia”, che quest’anno ha il titolo “Land
transformation in Italia e nel mondo: fermare il consumo del suolo, salvare la
natura, riqualificare le città”. Alla sua realizzazione hanno contribuito 12
atenei nazionali: Politecnico di Bari e Politecnico di Milano insieme con le
Università di Camerino, Firenze, L’Aquila, Messina, Napoli, Reggio Calabria,
Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino e Venezia.
I
dati sono allarmanti, ma in linea con ciò che vediamo succedere tutti i giorni
sul nostro territorio: l’Italia dal secondo dopoguerra ha quadruplicato la
superficie cementificata, che oggi arriva al 7,5% di quella nazionale, con un
tasso di consumo
di suolo pari a 90 ha/giorno (10 mq/secondo). Da ora al 2035 avremmo
occupato con il cemento una superficie pari quasi a quella dell’intero Friuli
Venezia Giulia, senza contare tutto ciò che è stato fatto prima.
L’indice
di urbanizzazione pro-capite è passato da 120 mq/abitante ad oltre 370 in 50
anni e in alcune regioni del Belpaese la situazione è particolarmente grave: un
esempio è la Lombardia, dove questo valore arriva a 719 mq/ab, doppiando i
valori della media nazionale e di quella europea. Altro esempio è la costa
Adriatica, dove l’urbanizzazione e la cementificazione hanno “mangiato” circa 10
km di costa all’anno. Lo dicono i dati di una ricerca coordinata dal professor
Bernardino Romano dell’Università dell’Aquila, che collabora con il WWF.
Non
sarebbero al sicuro nemmeno le aree della Rete Natura 2000: basta allontanarsi
di 1 km dai confini delle stesse per trovare territori in cui la densità di
urbanizzazione è passata dal 2,7% di 50 anni fa al 14% attuale.
Eppure
il problema non è sentito solo nel nostro Paese: nel 2011 è stata redatta una
“Tabella di marcia per un’Europa efficiente nell’uso delle risorse” che
stabiliva il raggiungimento del “consumo di suolo zero” entro il 2050.
In
tutto il mondo si comincia a parlare di “shrinking cities” (città in
contrazione), del problema del “land grabbing” (accaparramento della terra),
della necessità di potenziare la biodiversità delle aree urbane, con attenzione
alla progettazione verde. Esempi ne sono la Green Grid di Londra o il Green
Infrastructure Plan di New York.
Il
report oltre ad analizzare le cause del problema prende infatti in
considerazione anche le risposte più avanzate a disposizione per riuscire a
contenerlo e allo stesso tempo a recuperare la bellezza dei nostri territori
grazie anche a importanti opere di riqualificazione.
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