LA
BALCANIZZAZIONE DELL’UCRAINA
di
Miroslav Lazanski
Traduzione:
Alessandro
Lattanzio (Sito Aurora)
Fonte:
Politika
(Serbie)
Lev
Tolstoj scrisse in Guerra e Pace, che "alla vigilia del 1812 c’era una
concentrazione di potere in Europa occidentale, dall’ovest all’est, ai confini
della Russia". Non so cosa questo grande scrittore e pensatore direbbe oggi se
vedesse i primi anni del XXI secolo.
È
come se avesse già previsto l’attuale accerchiamento NATO della Russia e la
pressione politica e psicologica sugli Stati neutrali per aderire all’alleanza,
avviate in Europa nel 1999, con i bombardamenti della Repubblica Federale di
Jugoslavia, e che prosegue oggi con la tragedia ucraina. Le immagini di edifici
e ponti distrutti sono incredibili; case bruciate, cadaveri per le strade. Tutto
nel XXI secolo! E non è un film, ma la cruda realtà. L’Europa politica rimase in
silenzio sulle stesse immagini in Jugoslavia nel 1999, e oggi è indifferente
alla sofferenza umana in Ucraina.
L’Europa
politica ha imposto al popolo ucraino una scelta e quindi la guerra. Dopo gli
accordi Minsk 2 [1], certuni ancora
pensano, in Europa e anche negli Stati Uniti, che inviare aiuti militari a Kiev
potrebbe cambiare la situazione militare. Ma i missili anticarro occidentali non
cambieranno l’equilibrio di potere, perché i soldati di Kiev non sono stati
addestrati ad usarli e avrebbero bisogno di almeno sei mesi di addestramento. I
sistemi di artiglieria della NATO non sono compatibili con quelli dell’esercito
ucraino. L’occidente può fornire all’Ucraina semplici blindati per il trasporto
di fanteria, ciò che gli inglesi hanno fatto, elettronica per le comunicazioni
radio e radar per l’artiglieria, già consegnati a Kiev.
Tuttavia,
se la NATO consegna a Kiev altri tipi di armi, o se invia propri specialisti per
l’addestramento militare, potremmo vedere nel Donbass carri armati T-80 e T-90
invece che T -72. Vedremo poi se i missili sarebbero efficaci con essi.
L’ingresso di unità della NATO in Ucraina potrebbe causare l’ingresso
dell’esercito russo nel teatro delle operazioni. In un conflitto convenzionale
in questo campo, nessun esercito occidentale, neppure quello degli Stati Uniti,
potrebbe sconfiggere l’esercito russo, poiché i generali occidentali dimenticano
ovviamente la dottrina del maresciallo Ogarkov, sempre attuale nell’esercito
russo: la sconfitta nella prima fase di un conflitto convenzionale con la
distruzione degli obiettivi chiave in profondità del territorio nemico, nei
primi momenti della guerra, e conquistare rapidamente territorio nemico facendo
avanzare l’esercito.
La
vittoria totale nella prima fase della guerra, senza l’uso di armi nucleari
tattiche. La strategia offensiva, con l’obiettivo di una profonda penetrazione
nel territorio nemico senza usare armi nucleari, era l’essenza della visione
sovietica della guerra in Europa. Gli statunitensi cercarono di fare di meglio
con la dottrina della "Battaglia aero-terrestre 2000".
Questo
è precisamente il motivo per cui né Stati Uniti né NATO inviano forze in
Ucraina, perché non hanno alcuna possibilità di vincere una guerra
convenzionale. Infatti, se le truppe NATO o degli Stati Uniti subissero la
sconfitta affrontando l’esercito russo in Ucraina, Bruxelles e Washington
dovrebbero ammettere la sconfitta con tutte le conseguenze politiche e militari,
o utilizzare armi nucleari tattiche.
In
tale situazione, sapendo che i Tomahawk possono raggiungere gli obiettivi russi
in cinque o sei minuti, il Cremlino avrebbe poco tempo per decidere ed eseguire
una diretta risposta nucleare, che avverrebbe in tre minuti al massimo,
altrimenti non potrebbe lanciare controffensive se i missili statunitensi
colpissero gli obiettivi russi.
In
altre parole, il confine tra uso tattico e strategico delle armi nucleari è
pericoloso. Il rischio di conflagrazione è spaventoso, le parti potrebbero
interpretare l’uso di armi nucleari tattiche come introduzione all’uso delle
armi nucleari strategiche. In questo caso, solo Dio potrebbe salvare il pianeta.
Secondo il parere del professor Lowell Wood del Livermore National Laboratory
(USA), nel 1982, tra 500 milioni e 1,5 miliardi di persone morirebbero. Ed
essendo la tecnologia nucleare progredita nel frattempo, il numero dei morti
sarebbe molto più alto.
Chi
vorrebbe internazionalizzare il conflitto ucraino, ci pensa?
L’opinione
pubblica in Russia in questi giorni non è sorpresa dall’arrivo di cittadini
croati in rinforzo all’esercito di Kiev, Pravij Sektor e Guardia Nazionale
ucraina. Solo coloro che non conoscono la storia ne sono sorpresi. I soldati
dello Stato indipendente di Croazia combatterono durante la seconda guerra
mondiale a fianco di Hitler a Stalingrado, mentre sul fronte orientale non
c’erano serbi. Lo Stato indipendente di Croazia inviò la sua aviazione sul
fronte orientale. Il generale Franjo Dzal fu uno dei piloti che abbatté aerei
russi. Nell’ex Jugoslavia, la Croazia ha ottimi rapporti con l’Ucraina e la
Serbia con la Russia. In che misura la religione ha influenzato ciò (in Ucraina
ci sono cattolici e uniate) è una lunga storia. In ogni caso, i croati
fiancheggiano l’Ucraina, e i serbi, seguendo i volontari, sostengono il
Donbass.
Balcanizzando
l’Ucraina, si continua la guerra sospesa nel 1945...
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