Censis: Italia ripiegata su se stessa, capitale umano "inagito" e "dissipato", città a rischio banlieue parigine
Più diseguaglianze, meno integrazione, ceto medio corroso. Sono gli effetti della crisi secondo il Censis che ha pubblicato il suo 48° Rapporto, presentato stamane al Cnel. L'Italia "ha fatto della coesione sociale un valore e si è spesso ritenuto indenne dai rischi delle banlieue parigine", ma le problematicità ormai incancrenite di alcune zone urbane "non possono essere ridotte ad una semplice eccezione". Ma non è tutto: l'Italia è un paese dal capitale umano "inagito" e "dissipato" e che subisce una "profonda crisi della cultura sistemica". La "società liquida" italiana rende i cittadini vulnerabili e "cinicamente attendisti", ragion per cui non si investe e non si consuma. Il Jobs Act poi, dice il Censis, non aiuterà a creare posti di lavoro. Un ritratto del Belpaese davvero poco edificante. Vediamo il rapporto sulla situazione sociale, punto per punto.
Capitale umano "inagito" e "dissipato" - L'Italia è un paese dal capitale umano "inagito" e "dissipato", afferma il Censis in cui conta quasi 8 milioni di individui non utilizzati: 3 milioni di disoccupati, 1,8 mln di inattivi e 3 milioni di persone che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero disponibili a lavorare. Tra questi i giovani. Dei circa 4,7 milioni di ragazze e ragazzi che vivono per conto proprio, oltre un milione non riesce ad arrivare a fine mese. Sono 2,4 milioni quelli che ricevono "regolarmente o di tanto in tanto" un aiuto economico dei propri genitori. Lo scrive il Censis nel rapporto sulla situazione sociale del Paese, in cui si rileva il rischio di "scissione tra il welfare e i giovani" per le difficoltà occupazionali e reddituali incontrate dalle fasce più giovani della popolazione.
Le "sette giare" - Italia Paese "delle sette giare": come ogni anno, il Censis conia una definizione d'effetto per la situazione sociale. Quest'anno si parla di "profonda crisi della cultura sistemica": siamo una "società liquida che rende liquefatto il sistema". Interessi e comportamenti individuali e collettivi si aggregano in mondi chiusi in se stessi. Sono le giare, contenitori con una ricca potenza interna ma che non dialogano tra loro: poteri sovranazionali, politica nazionale, istituzioni, minoranze vitali, gente, sommerso e media.
"Rassegnazione collettiva" - Nelle considerazioni generali del Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2014 - il primo dell'era post Giuseppe Roma (dimessosi dal Censis solo tre settimane fa) - l'istituto spiega che dopo anni di attesa la ripresa non è arrivata e non è più data come imminente. In questa situazione, da una parte ci si adagia e si galleggia su antiche mediocrità, dall'altra "si fugge in avanti moltiplicando incentivi, riforme e manovre volte a spezzare l'inerzia del corpo sociale" e "a recuperare credibilità e peso a livello europeo". Due modi di vedere le cose, sottolinea l'istituto, che certo non si integrano fra loro. C'è una "sconcertante rassegnazione collettiva e un'affannosa moltiplicazione dei tentativi per sfuggire a essa" da cui risulta "una società sempre più informe".
Italiani vulnerabili - La crisi economica ha diffuso in Italia "una percezione di vulnerabilità" tale da far ritenere al 60% degli italiani che a chiunque possa capitare di finire in povertà, "come fosse un virus che può contagiare chiunque". La reazione è un "attendismo cinico", per cui non si investe e non si consuma, il contante è considerato una tutela necessaria e prevale la filosofia del "bado solo a me stesso". Dopo la paura della crisi insomma, é un approccio attendista alla vita che si va imponendo tra gli italiani, scrive il Censis. Si fa strada la convinzione che il picco negativo sia alle spalle. A pensarlo è il 47% della popolazione, il 12% in più rispetto all'anno scorso.
Ma a prevalere è ora l'incertezza. "Di conseguenza la gestione dei soldi da parte delle famiglie è fatta di breve e brevissimo periodo. Tra il 2007 e il 2013 tutte le voci delle attività finanziarie delle famiglie sono diminuite, tranne i contanti e i depositi bancari, aumentati in termini reali del 4,9%, arrivando a costituire il 30,9% del totale (erano il 27,3% nel 2007). A giugno 2014 questa massa finanziaria liquida - sottolinea il Censis - è cresciuta ancora, fino a 1.219 miliardi di euro. Prevale un cash di tutela, con il 45% delle famiglie che destina il proprio risparmio alla copertura da possibili imprevisti, come la perdita del lavoro o la malattia e il 36% che lo finalizza alla voglia di sentirsi con le spalle coperte".
Jobs Act non crea lavoro - "Il Jobs act dà centralità al lavoro a tempo indeterminato, confidando che possa incrementare le opportunità di occupazione. Ma considerando la quota dei contratti part time e a tempo determinato sul totale degli occupati nei Paesi europei, si registra una certa correlazione tra la loro diffusione e più alti tassi di occupazione". Lo scrive il Censis nel suo rapporto sulla situazione sociale del Paese nel 2014. Il nostro tasso di occupazione nel 2013 è stato del 59,8%, con una quota di part-time pari al 17,9% e con contratti a termine che rappresentano il 13,2% del totale. Paesi con tassi di occupazione molto superiori al nostro, come la Germania (77,1%) o i Paesi Bassi (76,5%) hanno quote di contratti a tempo determinato superiori alla nostra.
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