Chi è Isaac Herzog, il laburista che rischia di battere Netanyahu
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Argomenti: Politica | Isaac Herzog | Onu | Moshe Dayan | Ariel Sharon | Italia Nostra | Yitzhak Rabin |Manuel Trajtenberg | David Ben Gurion
In uno dei palazzi moderni della parte Nord della città, dove la qualità della vita e l'attenzione all'ambiente sono più alti che a Seattle, una targa annuncia: “Studio Legale Herzog, Fox & Neeman”.
Nella tradizione israeliana non sono i prìncipi del foro che diventano primo ministro: essere stato generale è un requisito più utile. Bibi Netanyahu era solo un soldato ma delle Sayeret Matkal, l'unità di commandos più prestigiosa: suo fratello Jonatan ne era un comandante quando fu ucciso durante l'operazione di Entebbe.
Ma Isaac Herzog, nato nel 1960 a Tel Aviv, ha un'altra qualità che Israele cerca in un leader: è un figlio dell'aristocrazia politica del Paese. Suo nonno Yitzhak HaLevi è stato il primo rabbino askenazita dello Stato; sua madre Aura ha fondato l'equivalente israeliano di Italia Nostra; suo zio Abba Eban, considerato il più grande oratore politico del Paese, è stato ministro degli Esteri di Golda Meir; un altro zio, Yaakov, fu consigliere di David Ben Gurion e leggendario direttore generale dell'ufficio del premier, con Levi Eshkol e Golda.
Infine il padre di Isaac Herzog, Chaim: capo dell'intelligence militare, ambasciatore all'Onu e presidente d'Israele per dieci anni fino al 1993. Gli israeliani sono renitenti all'eleganza, sono profondamente repubblicani anche se quando inneggiano al vincitore delle elezioni, lo chiamano “re d'Israele”; per trenta dei 67 anni di vita dello Stato, hanno vissuto nel socialismo realizzato. Ma si commuovono davanti a un «pedigree» come quello di Isaac Herzog che a Tel Aviv è nato, cresciuto e ancora vive nel quartiere di Zahala, una specie di città proibita del potere israeliano, ma senza mura attorno. Tra i vicini di casa c'erano Moshe Dayan, Yitzhak Rabin e Ariel Sharon.
Ma Isaac Herzog, nato nel 1960 a Tel Aviv, ha un'altra qualità che Israele cerca in un leader: è un figlio dell'aristocrazia politica del Paese. Suo nonno Yitzhak HaLevi è stato il primo rabbino askenazita dello Stato; sua madre Aura ha fondato l'equivalente israeliano di Italia Nostra; suo zio Abba Eban, considerato il più grande oratore politico del Paese, è stato ministro degli Esteri di Golda Meir; un altro zio, Yaakov, fu consigliere di David Ben Gurion e leggendario direttore generale dell'ufficio del premier, con Levi Eshkol e Golda.
Infine il padre di Isaac Herzog, Chaim: capo dell'intelligence militare, ambasciatore all'Onu e presidente d'Israele per dieci anni fino al 1993. Gli israeliani sono renitenti all'eleganza, sono profondamente repubblicani anche se quando inneggiano al vincitore delle elezioni, lo chiamano “re d'Israele”; per trenta dei 67 anni di vita dello Stato, hanno vissuto nel socialismo realizzato. Ma si commuovono davanti a un «pedigree» come quello di Isaac Herzog che a Tel Aviv è nato, cresciuto e ancora vive nel quartiere di Zahala, una specie di città proibita del potere israeliano, ma senza mura attorno. Tra i vicini di casa c'erano Moshe Dayan, Yitzhak Rabin e Ariel Sharon.
E' quest'uomo che ha l'ambizione di sconfiggere Bibi Netanyau in carica da due mandati, e riportare i laburisti al governo. Si vota martedì prossimo e gli ultimi sondaggi lo danno Herzog in vantaggio di uno/due seggi. Dal 1977, quando la destra del Likud conquistò il potere per la prima volta, il Labour ha vinto solo due elezioni su 11, con Rabin e Ehud Barak. In Israele le legislature non arrivano mai alla loro fine naturale, a causa del sistema proporzionale che assicura l'instabilità permanente delle pletoriche coalizioni di governo.
Per cercare di vincere, Herzog si è alleato con Tzipi Livni, rimasta con un piccolo partito residuale di centro, ma ancora autorevole e stimata da molti israeliani. La loro lista si chiama Unione Sionista, un richiamo al risorgimento d'Israele in chiave moderna: è meglio un Paese sicuro nelle sue frontiere, democratico e tollerante, che l'idea micro imperiale di una Grande Israele coltivata dalle destre.
Per colpa di Netanyahu, dice Herzog che in precedenti esecutivi era già stato ministro di Edilizia, Welfare e Turismo, Israele “è stato trascinato in uno stato d'isteria in un angolo pericoloso e senza vie d'uscita”. La sua visione è opposta. “Dopo che diventerò primo ministro, in meno di un anno Israele sarà un Paese diverso: calmo, mitigato, sano”, ha spiegato in un'intervista al quotidiano Ha'aretz.
Per cercare di vincere, Herzog si è alleato con Tzipi Livni, rimasta con un piccolo partito residuale di centro, ma ancora autorevole e stimata da molti israeliani. La loro lista si chiama Unione Sionista, un richiamo al risorgimento d'Israele in chiave moderna: è meglio un Paese sicuro nelle sue frontiere, democratico e tollerante, che l'idea micro imperiale di una Grande Israele coltivata dalle destre.
Per colpa di Netanyahu, dice Herzog che in precedenti esecutivi era già stato ministro di Edilizia, Welfare e Turismo, Israele “è stato trascinato in uno stato d'isteria in un angolo pericoloso e senza vie d'uscita”. La sua visione è opposta. “Dopo che diventerò primo ministro, in meno di un anno Israele sarà un Paese diverso: calmo, mitigato, sano”, ha spiegato in un'intervista al quotidiano Ha'aretz.
Nei due punti fondamentali della vita d'Israele – economia e processo di pace con i palestinesi – Herzog è convinto di avere le idee chiare. Se vincerà, il suo ministro delle Finanze sarà Manuel Trajtenberg, economista, uno dei leader delle proteste sociali del 2011 contro il caro vita e la crescente disuguaglianza fra pochi sempre più ricchi e una classe media sempre più povera. Allora scesero in piazza decine di migliaia d'Israeliani.
Riguardo al processo di pace con i palestinesi, in caso di vittoria sarà Tzipi Livni il ministro degli Esteri che dovrà riprendere la trattativa con palestinesi, arabi e americani. L'approccio, dice Herzog, dovrà essere “pragmatico”. “Se sarà impossibile raggiungere un accordo permanente, ne tenterò uno ad interim che si fonderà sull'individuazione della frontiera” fra Israele e Palestina, “e la garanzia della sicurezza”. L'obiettivo finale dell'avvocato Herzog è uno Stato per i palestinesi e il “ritorno al sionismo della normalità” per gli israeliani.
Riguardo al processo di pace con i palestinesi, in caso di vittoria sarà Tzipi Livni il ministro degli Esteri che dovrà riprendere la trattativa con palestinesi, arabi e americani. L'approccio, dice Herzog, dovrà essere “pragmatico”. “Se sarà impossibile raggiungere un accordo permanente, ne tenterò uno ad interim che si fonderà sull'individuazione della frontiera” fra Israele e Palestina, “e la garanzia della sicurezza”. L'obiettivo finale dell'avvocato Herzog è uno Stato per i palestinesi e il “ritorno al sionismo della normalità” per gli israeliani.
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