Concorrenza sleale, bloccato Uber-pop. Vincono i tassisti. L'azienda: "Faremo ricorso"
Il tribunale di Milano ha disposto il blocco di 'Uber-pop' il
servizio sulla app di Uber che permette a chiunque di "inventarsi"
tassista anche se sprovvisto della regolare licenza. Accolto quindi il
ricorso dei tassisti. La società farà appello. Il
giudice, nell'ordinanza, parla di concorrenza sleale, abusivismo, e
dell'attualità del problema con l'Expo in corso
Milano, 26 magggio 2015 - Esultano i tassisti di tutta Italia: il Tribunale di Milano ha disposto il blocco di 'Uber-pop',
uno dei servizi messi a disposizione dalla app Uber, su tutto il
territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio. È stato dunque accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per "concorrenza sleale". Uber Europa ha già annunciato che farà ricorso e che UberPop continuerà a operare nelle prossime due settimane in Italia .
LA VICENDA - Uber-pop, è il servizio previsto dalla App di Uber che permette a chiunque di "inventarsi" tassista anche se sprovvisto della regolare licenza. Nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l'oscuramento della 'app' Uber-Pop. Oggi il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha accolto il ricorso e, con un provvedimento cautelare ha disposto il blocco di Uber-Pop e l'inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all'inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali. Contro il provvedimento cautelare, in ogni caso, c'è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso, azione legale peraltro già annunciata dall'azienda.
L'ORDINANZA NEL DETTAGLIO - Uber-Pop non è paragonabile al servizio di car sharing perché nel caso della app oggi 'sospesa' "l'autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall'utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento". Così scrive il giudice Marangoni spiegando che invece nel caso del car sharing "l'autista ha un suo percorso personale da svolgere e chiede a terzi di condividerlo per dividere le spese". Per il giudice, "ciò sembra ingenerare anche un dubbio sull'effettiva attitudine di Uber-Pop a generare vantaggi alla collettività in termini di riduzione dell'inquinamento atmosferico e consumo energetico, posto che esso sembra al contrario stimolare l'uso di mezzi privati senza che rispetto a tale uso possano essere poste in essere misure di programmazione e regolazione generale della mobilità che sembrano unanimemente considerate come lo strumento principale di intervento nel settore del trasporto urbano e non".
Il servizio Uber-Pop, che consente a chiunque di diventare tassista, ha determinato - si legge ancora nell'ordinanza - "un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo". "Prima dell'introduzione di tale app - viene spiegato - i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti - sostanzialmente a livello di contatto personale - mentre Uber-Pop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all'attività analoga a quella di un taxi e parallelamente un'analoga maggiore possibilità di contatto con la potenziale utenza, così determinando un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo". E ancora, il giudice sottolinea che il complesso delle attività svolte da Uber-Pop "sembra oltrepassare l'ambito di operatività di un mero intermediario e involge aspetti direttamente propulsivi e organizzativi del servizio".
La "mancanza di titoli autorizzativi" da parte degli autisti Uber-Pop, come invece prevedono le leggi sui servizi di trasporto, comporta "un effettivo vantaggio concorrenziale" per il gruppo Uber e uno "sviamento di clientela indebito", scrive ancora il giudice nell'ordinanza, spiegando anche che, senza i "costi inerenti al servizio taxi", gli autisti Uber-Pop possono applicare "tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico".
E ancora: il "pregiudizio" determinato ai tassisti da Uber-Pop "ha una sua peculiare e stringente attualità in quanto esso appare certamente oggi accentuato per effetto del previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015, che pur interessando Milano appare suscettibile di ampliare anche l'afflusso turistico in altre città italiane tra le quali anche quelle ove operano gli odierni ricorrenti". "Il suo crescente successo e la eccezionale capacità di diffusione che consente la rete telematica - spiega il giudice - in un quadro di intensa promozione del servizio rende attuale e sussistente la necessità di provvedere in via d'urgenza in quanto gli effetti pregiudizievoli al settore - ove si attendesse l'esito di una causa di merito - risulterebbero non compiutamente risarcibili in termini esclusivamente pecuniari".
CODACONS: DANNO AGLI UTENTI - La sentenza del Tribunale di Milano che ha bloccato il servizio Uber pop in tutta Italia, rappresenta per il Codacons un "danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini". "E' impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia - afferma il presidente Carlo Rienzi, in una nota - Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall'altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza". "Ciò che serve, semmai, è integrare Uber nel mercato italiano rendendolo conforme alle disposizioni vigenti, garantendo legalità e sicurezza senza danneggiare gli altri operatori. Per tale motivo - prosegue Rienzi - rivolgiamo oggi un appello al Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, affinché studi le misure necessarie a rendere pienamente legale Uber senza limitazioni medievali alla concorrenza".
TASSISTI: FINALMENTE - "Siamo dovuti arrivare in aula di giustizia perchè qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siano rivolti a Comune, Regione, al Governo, tutto inutile". Così Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano. "È una grande vittoria - ha aggiunto - e non l'abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti". "Esistono delle regole, delle norme da seguire - ha detto ancora Gagliardi - non può arrivare una società anche se è un'importante multinazionale a stravolgerle, in nome di cosa poi? della tecnologia e dell'innovazione? ma noi abbiamo tecnologia e innovazione da vendere". I tassisti, ha spiegato ancora il rappresentante sindacale, non si fanno illusioni, certi di aver vinto oggi solo una battaglia perchè la guerra sarà ancora molto lunga. "Intanto questo mi sembra un ottima risultato perchè fino ad oggi nessuno si era voluto assumere questa decisione - ha aggiunto - E, ripeto, non è una difesa di categoria, noi ci preoccupiamo anche della tutela dei clienti: chi finora è salito su un taxi sa di avere a che fare con un professionista di questo lavoro e può stare tranquillo, diamo garanzie e sicurezza, si potrà dire lo stesso in futuro?".
Soddisfatti per il blocco dell'app 'UberPop', i tassisti milanesi restano critici verso le istituzioni. "Dovevano esser loro ad aiutarci, non i giudici", ha affermato un gruppo di conducenti di taxi all'esterno della stazione centrale di Milano. "A cosa serve l'assessore del Comune se per avere ragione dobbiamo andare in tribunale? - ha detto un altro tassista - La questione Uber-Pop è una buffonata che non doveva nemmeno cominciare, perché è una cosa contro legge". "Per i conducenti del servizio Uber-Pop non è richiesta nessuna licenza - ha concluso - Sono dei fuorilegge". "Intanto in questo periodo noi ci abbiamo rimesso i soldi per scioperare contro un'app che andava contro la legge", ha detto una tassista donna.
LEGALE TASSISTI: GIUDICE HA COMPRESO SITUAZIONE - "Siamo sinceramente soddisfatti del risultato ottenuto. Il Tribunale di Milano ha infatti pienamente compreso la situazione nonostante la sua complessità". Lo ha spiegato l'avvocato Marco Giustiniani, uno dei legali delle associazioni di categoria dei tassisti. Il Tribunale, ha aggiunto il legale, "ha riconosciuto la concorrenza sleale del servizio Uber-pop nei confronti dei taxi e ordinato al Gruppo Uber l'immediata inibizione dello stesso su tutto il territorio italiano. Siamo convinti - ha concluso l'avvocato - che il Gruppo Uber vorrà dare un pronto adempimento a quanto stabilito dal giudice e che questa decisione spronerà le Amministrazioni a controlli più attenti di quelli sino ad oggi svolti".
LA REAZIONE DELL'AZIENDA - UberPop continuerà a operare nelle prossime due settimane in Italia e l'azienda annuncia l'intenzione di fare appello contro l'ordinanza del tribunale civile di Milano. Lo afferma Zac De Kievit, capo legale di Uber Europa. "Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su Uberpop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo", dice. "Ora - aggiunge - faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città. Intanto in Italia oggi continua a operare UberBlack e per le prossime due settimane UberPop. Quello che però ci preoccupa di più è che migliaia di driver rischiano di perdere una risorsa economica. Inoltre ricordiamo che la commissione europea ha chiaramente affermato che gli stati membri dovrebbero garantire equità, proporzionalità e nessuna discriminazione nella regolamentazione dei nuovi servizi basati sulla tecnologia come Uber".
LA VICENDA - Uber-pop, è il servizio previsto dalla App di Uber che permette a chiunque di "inventarsi" tassista anche se sprovvisto della regolare licenza. Nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l'oscuramento della 'app' Uber-Pop. Oggi il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha accolto il ricorso e, con un provvedimento cautelare ha disposto il blocco di Uber-Pop e l'inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all'inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali. Contro il provvedimento cautelare, in ogni caso, c'è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso, azione legale peraltro già annunciata dall'azienda.
L'ORDINANZA NEL DETTAGLIO - Uber-Pop non è paragonabile al servizio di car sharing perché nel caso della app oggi 'sospesa' "l'autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall'utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento". Così scrive il giudice Marangoni spiegando che invece nel caso del car sharing "l'autista ha un suo percorso personale da svolgere e chiede a terzi di condividerlo per dividere le spese". Per il giudice, "ciò sembra ingenerare anche un dubbio sull'effettiva attitudine di Uber-Pop a generare vantaggi alla collettività in termini di riduzione dell'inquinamento atmosferico e consumo energetico, posto che esso sembra al contrario stimolare l'uso di mezzi privati senza che rispetto a tale uso possano essere poste in essere misure di programmazione e regolazione generale della mobilità che sembrano unanimemente considerate come lo strumento principale di intervento nel settore del trasporto urbano e non".
Il servizio Uber-Pop, che consente a chiunque di diventare tassista, ha determinato - si legge ancora nell'ordinanza - "un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo". "Prima dell'introduzione di tale app - viene spiegato - i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti - sostanzialmente a livello di contatto personale - mentre Uber-Pop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all'attività analoga a quella di un taxi e parallelamente un'analoga maggiore possibilità di contatto con la potenziale utenza, così determinando un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo". E ancora, il giudice sottolinea che il complesso delle attività svolte da Uber-Pop "sembra oltrepassare l'ambito di operatività di un mero intermediario e involge aspetti direttamente propulsivi e organizzativi del servizio".
La "mancanza di titoli autorizzativi" da parte degli autisti Uber-Pop, come invece prevedono le leggi sui servizi di trasporto, comporta "un effettivo vantaggio concorrenziale" per il gruppo Uber e uno "sviamento di clientela indebito", scrive ancora il giudice nell'ordinanza, spiegando anche che, senza i "costi inerenti al servizio taxi", gli autisti Uber-Pop possono applicare "tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico".
E ancora: il "pregiudizio" determinato ai tassisti da Uber-Pop "ha una sua peculiare e stringente attualità in quanto esso appare certamente oggi accentuato per effetto del previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015, che pur interessando Milano appare suscettibile di ampliare anche l'afflusso turistico in altre città italiane tra le quali anche quelle ove operano gli odierni ricorrenti". "Il suo crescente successo e la eccezionale capacità di diffusione che consente la rete telematica - spiega il giudice - in un quadro di intensa promozione del servizio rende attuale e sussistente la necessità di provvedere in via d'urgenza in quanto gli effetti pregiudizievoli al settore - ove si attendesse l'esito di una causa di merito - risulterebbero non compiutamente risarcibili in termini esclusivamente pecuniari".
CODACONS: DANNO AGLI UTENTI - La sentenza del Tribunale di Milano che ha bloccato il servizio Uber pop in tutta Italia, rappresenta per il Codacons un "danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini". "E' impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia - afferma il presidente Carlo Rienzi, in una nota - Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall'altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza". "Ciò che serve, semmai, è integrare Uber nel mercato italiano rendendolo conforme alle disposizioni vigenti, garantendo legalità e sicurezza senza danneggiare gli altri operatori. Per tale motivo - prosegue Rienzi - rivolgiamo oggi un appello al Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, affinché studi le misure necessarie a rendere pienamente legale Uber senza limitazioni medievali alla concorrenza".
TASSISTI: FINALMENTE - "Siamo dovuti arrivare in aula di giustizia perchè qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siano rivolti a Comune, Regione, al Governo, tutto inutile". Così Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano. "È una grande vittoria - ha aggiunto - e non l'abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti". "Esistono delle regole, delle norme da seguire - ha detto ancora Gagliardi - non può arrivare una società anche se è un'importante multinazionale a stravolgerle, in nome di cosa poi? della tecnologia e dell'innovazione? ma noi abbiamo tecnologia e innovazione da vendere". I tassisti, ha spiegato ancora il rappresentante sindacale, non si fanno illusioni, certi di aver vinto oggi solo una battaglia perchè la guerra sarà ancora molto lunga. "Intanto questo mi sembra un ottima risultato perchè fino ad oggi nessuno si era voluto assumere questa decisione - ha aggiunto - E, ripeto, non è una difesa di categoria, noi ci preoccupiamo anche della tutela dei clienti: chi finora è salito su un taxi sa di avere a che fare con un professionista di questo lavoro e può stare tranquillo, diamo garanzie e sicurezza, si potrà dire lo stesso in futuro?".
Soddisfatti per il blocco dell'app 'UberPop', i tassisti milanesi restano critici verso le istituzioni. "Dovevano esser loro ad aiutarci, non i giudici", ha affermato un gruppo di conducenti di taxi all'esterno della stazione centrale di Milano. "A cosa serve l'assessore del Comune se per avere ragione dobbiamo andare in tribunale? - ha detto un altro tassista - La questione Uber-Pop è una buffonata che non doveva nemmeno cominciare, perché è una cosa contro legge". "Per i conducenti del servizio Uber-Pop non è richiesta nessuna licenza - ha concluso - Sono dei fuorilegge". "Intanto in questo periodo noi ci abbiamo rimesso i soldi per scioperare contro un'app che andava contro la legge", ha detto una tassista donna.
LEGALE TASSISTI: GIUDICE HA COMPRESO SITUAZIONE - "Siamo sinceramente soddisfatti del risultato ottenuto. Il Tribunale di Milano ha infatti pienamente compreso la situazione nonostante la sua complessità". Lo ha spiegato l'avvocato Marco Giustiniani, uno dei legali delle associazioni di categoria dei tassisti. Il Tribunale, ha aggiunto il legale, "ha riconosciuto la concorrenza sleale del servizio Uber-pop nei confronti dei taxi e ordinato al Gruppo Uber l'immediata inibizione dello stesso su tutto il territorio italiano. Siamo convinti - ha concluso l'avvocato - che il Gruppo Uber vorrà dare un pronto adempimento a quanto stabilito dal giudice e che questa decisione spronerà le Amministrazioni a controlli più attenti di quelli sino ad oggi svolti".
LA REAZIONE DELL'AZIENDA - UberPop continuerà a operare nelle prossime due settimane in Italia e l'azienda annuncia l'intenzione di fare appello contro l'ordinanza del tribunale civile di Milano. Lo afferma Zac De Kievit, capo legale di Uber Europa. "Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su Uberpop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo", dice. "Ora - aggiunge - faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città. Intanto in Italia oggi continua a operare UberBlack e per le prossime due settimane UberPop. Quello che però ci preoccupa di più è che migliaia di driver rischiano di perdere una risorsa economica. Inoltre ricordiamo che la commissione europea ha chiaramente affermato che gli stati membri dovrebbero garantire equità, proporzionalità e nessuna discriminazione nella regolamentazione dei nuovi servizi basati sulla tecnologia come Uber".
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