GUERRA
IMPERIALISTICA E GUERRA DI CLASSE SI MUOVONO SUGLI STESSI SCHEMI
di
comidad
I
media "occidentali" non fanno mistero di sperare che l'Ungheria possa presto
diventare una riedizione dell'Ucraina, ciò per la soddisfazione della NATO e di
tutta l'opinione pubblica amante della libertà. Ci si fa sapere che addirittura
cinquemila (sic!) manifestanti sono scesi in piazza contro il primo ministro
Orban, colpevole nientemeno che di eccessive aperture nei confronti della Russia
del "dittatore" Putin. L'accusa più specifica ad Orban è di "corruzione", cioè
il fatto che preferisca prendere mazzette dalla multinazionale russa Gazprom,
invece che da multinazionali anglo-americane come la BP o la Exxon.
Ce
n'è abbastanza per catalogare anche Orban come un dittatore, un criminale da
rimuovere con qualsiasi mezzo; sebbene in base agli standard "occidentali" egli,
come del resto lo stesso Putin, risulti regolarmente eletto. Ma ciò non ha mai
risparmiato ad alcuno la gogna mediatica, se considerato in qualche modo un
intralcio agli affari. La vecchia e cara Ungheria, icona prediletta del
"vittimacomunismo" dell'epoca della guerra fredda, sembra ormai un pallido
ricordo. A quanto pare la piazza "occidentalista", specialmente se fomentata dal
senatore McCain e dal finanziere Soros, può fregiarsi di una dignità morale e
politica superiore, tale da additare al mondo come tiranno qualsiasi capo di
governo venga preso a bersaglio.
Al
contrario, in Italia un governo "occidentale" poche settimane fa non si è
sentito minimamente delegittimato dal dissenso di un milione di manifestanti
scesi in piazza contro i decreti sul lavoro. Il sacro discrimine tra il bene ed
il male infatti non è la piazza, ma è l'Occidente; ed il Jobs Act è santo, visto
che non ce lo impone Putin, bensì il Fondo Monetario Internazionale con i suoi
lacchè della Commissione Europea. Se poi l'eventuale dissenso sindacale tocca
nervi ancora più scoperti, allora non c'è più alcun limite alla
criminalizzazione di ogni potenziale oppositore, tanto che i toni della
propaganda contro il lavoro diventano apertamente quelli della guerra
civile.
Nel
novembre scorso i sindacati del pubblico impiego hanno fatto ricorso
contro il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Dal 1993 il
pubblico impiego è sottoposto infatti ad una normativa privatistica, eppure dal
2010 i contratti sono bloccati per legge. Di fronte alla palese
incostituzionalità di questa situazione, che ha fatto il governo? Ha ritenuto di
strumentalizzare un episodio inquadrabile nel contenzioso tra la Giunta comunale
romana ed i suoi vigili urbani. Se gli sbirri ammazzano gente inerme, allora li
si può perdonare; ma se si mettono in malattia in massa, in questo caso non
conta nulla che abbiano esercitato un proprio diritto nel rispetto dei
regolamenti vigenti. Ogni diritto del lavoro soccombe infatti di fronte al
diritto all'ingerenza morale che il potere rivendica. I media perciò non hanno
esitato a bollare come criminali questi "tutori dell'ordine", parlando del tutto
fuori luogo di "certificati medici falsi", sebbene tali certificati siano stati
erogati nel quadro dei controlli previsti dalla mitica "cura Brunetta", a cui
sei anni fa i media, tutti allineati, avevano attribuito effetti
taumaturgici.
Ma
la pubblica amministrazione oggi è una preda per le multinazionali
dell'informatica, perciò i lavoratori del pubblico impiego vengono bollati col
marchio di infamia di "fannulloni". La guerra imperialistica e la guerra di
classe adottano gli stessi schemi di criminalizzazione del bersaglio di turno; e
non vi è nulla di strano, dato che si tratta di servire gli stessi potentati
affaristici.
Multinazionali
come la IBM, la Microsoft e la Apple esibiscono ogni tanto qualche querelle di
facciata, ma di fatto agiscono come un cartello, che si presenta compatto
all'appuntamento con gli appalti della pubblica amministrazione. Tra il 2001 ed
il 2006 il ruolo di ministro per lo sviluppo tecnologico fu svolto da Lucio
Stanca, un ex
dirigente della IBM, il quale si ritrovò - guarda la coincidenza - a
rilasciare appalti per l'informatizzazione della pubblica amministrazione
proprio all'azienda di cui aveva fatto parte. Per tutti quegli anni il conflitto
di interessi del Buffone di Arcore servì a mettere in ombra conflitti di
interesse di questa portata; ma c'era il buon nome delle multinazionali da
tutelare. Magari anche le attuali misure di indulgenza fiscale varate dal
governo, servono a favorire qualche multinazionale, ma c'è ancora il Buffone a
fare provvidenzialmente da paravento.
L'attuale
compagine di governo però non ha un ministro dello Sviluppo tecnologico, poiché
è lo stesso presidente del Consiglio a voler svolgere questa funzione. Anche
Renzi un lobbista? Non sia mai detto. In un'intervista al Financial Times Renzi
ci fa sapere di tutto il disprezzo
che prova per i lobbisti da cui Roma è infestata, ed ha rivendicato la sua
estraneità ad un tale sistema.
Deve
essere per questo che Renzi è diventato da anni uno
spot vivente di Apple. Nelle sue attuali esibizioni in Parlamento ed in tv,
Renzi si presenta regolarmente bardato con tutti i più recenti prodotti Apple.
Queste performance pubblicitarie datano già a quando era semplicemente sindaco
di Firenze.
Ma
Renzi non si limita a fare da testimonial pubblicitario. Nella sua avventura
americana dello scorso settembre, ospite nella Silicon Valley, tra una
denigrazione e l'altra nei confronti del proprio Paese, Renzi annunciò la
digitalizzazione della pubblica amministrazione in Italia; ciò al fianco del
direttore finanziario di Apple, Luca Maestri. Ovviamente soltanto un incallito
malpensante potrebbe supporre che i due abbiano parlato di affari.
Nessun commento:
Posta un commento