lunedì 12 gennaio 2015

La Francia in piazza ma c'è allerta antiterrorismo. Cnn: attivate cellule dormienti. Le Pen: "Non sono Charlie"

La Francia in piazza ma c'è allerta antiterrorismo. Cnn: attivate cellule dormienti. Le Pen: "Non sono Charlie"

Dopo le giornate di terrore la Francia scende in piazza ma cerca - per quanto possibile - di tornare alla normalità. La Francia ha tanta voglia di reagire. Prima ancora della grande marcia unitaria organizzata per domenica, con Parigi al centro del mondo e di tutte le tensioni, la gente è uscita di casa, forse più per provare ancora reazioni normali che per manifestare: in tutto il Paese oltre 700mila persone si sono riversate nelle strade in decine di cortei diversi, il più imponente dei quali a Tolosa, città vittima nel 2012 della follia omicida dell'integralista islamico Mohamed Merah.
Ancora sirene della polizia - Come scosse di assestamento dopo il grande terremoto, ancora in mattinata sono risuonate qui e là le sirene della polizia, qualche petardo fuori dalle sinagoghe parigine sbarrate venerdì sera per lo Shabbat, la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale. Psicosi nella maggior parte dei casi, mentre in qualcuno - come quello della donna che ha fatto evacuare il parco di Disneyland gridando di essere Hayat Boumeddiene - la classificazione è più difficile. Di Hayat Boumeddiene è aleggiato per ore il fantasma, da qualcuno agitato come uno spauracchio incombente, pronto a colpire alla cieca per vendicare il compagno Coulibaly ucciso nel supermercato kosher.
Hayat è in Siria - E invece si è appreso nel pomeriggio che Hayat non è in Francia dal 2 gennaio, giorno della sua partenza per un periplo con destinazione Siria. Mistero sui motivi e sulle attività della "primula", l'unica del gruppo di amici del terrore (i due fratelli Kouachi, la moglie di Cherif, Coulibaly e la stessa Hayat) che da anni si frequentavano, lottavano per le stesse cause, si indottrinavano dagli stessi imam e si facevano insieme i selfie. Con il velo islamico e le armi puntate verso l'obiettivo. Il giorno dopo il sanguinoso scontro con i terroristi islamici è stato il giorno del dolore più profondo per gli ebrei di Francia e del mondo, che hanno conosciuto i nomi dei loro morti. Sul pavimento del supermercato kosher dove erano entrati per fare provviste sono rimasti uccisi Yoav Hattab - figlio del rabbino capo di Tunisi che era a Parigi per studiare - Yohan Cohen, che non era un cliente ma in quel supermercato ci lavorava, Philippe Braham e Francois-Michel Saada. Davanti alle sinagoghe, lo sgomento e la paura insieme alla tentazione di andarsene dalla Francia in Israele, seguendo una tendenza che nell'ultimo anno si è impennata.
Le storie - E' stato anche il giorno in cui si sono evocate le piccole e le grandi storie, in cui i testimoni hanno raccontato l'eroe musulmano nascosto nel frigorifero e il proprietario della tipografia diventata bunker dei fratelli Kouachi che ha avuto il sangue freddo di curare la ferita di uno di loro e di servire un caffè caldo. In cambio, i due killer implacabili lo hanno lasciato andar via.
In piazza - Per ricordare le vittime della peggior serie di attentati terroristici degli ultimi decenni - 17 le vittime in totale - la gente è scesa in piazza ovunque, da Nizza a Tolosa a Marsiglia, con una matita in mano, con le prime pagine di Charlie Hebdo, con più voglia di stringersi che non di urlare la rabbia. Intanto all'Eliseo fervono i lavori per l'evento di domenica, che ad ogni ora che passa diventa sempre più di dimensioni mondiali ma al tempo stesso fa venire il sudore freddo al procuratore Francois Molins, costretto a imporre nuovi straordinari alle forze dell'ordine. Duemila almeno in più a Parigi, oltre ai diecimila attivi nel quadro del piano antiterrorismo Vigipirate dispiegato da mercoledì.
Il piano è stato confermato al massimo livello di allerta per tutto il fine settimana, visto che ai leader europei, da Renzi alla Merkel, si sono aggiunti anche quelli mediorientali, in primis Netanyahu e i reali di Giordania, ad aumentare la temperatura. "Non sarete mai sicuri fin quando combatterete Allah, il suo messaggero e i fedeli", le parole di un capo di al Qaida della penisola araba risuonano sinistre nella mente dei francesi. Tanto più che fonti di polizia alla Cnn riferiscono che cellule terroristiche dormienti sarebbero state attivate in Francia nelle ultime 24 ore.
Domenica sono previste un milione di persone a Parigi, nella marcia fra place de la Republique e Nation, forse di più a sentire l'invito vibrante del primo ministro, Manuel Valls: "Sarà una manifestazione incredibile, che deve essere forte, degna, mostrare la potenza e la dignità del popolo francese che griderà il suo amore per la libertà e la tolleranza. Venite numerosi". Resta la nota stonata dei Le Pen, Marine e Jean-Marie, che alla storia della Francia unita in nome dell'ideale repubblicano e della libertà non credono. Quindi Marine, sempre invocando la pena di morte, ha chiamato i suoi seguaci a manifestare ma non a Parigi, in provincia, perché nella capitale "non è stata invitata". Il padre e fondatore del Front National, ha rispolverato il suo vecchissimo repertorio di provocazione nel momento meno opportuno: "Je ne suis pas Charlie". La frase provocatoria scritta sui muri di qualche liceo di Saint-Denis è diventata anche quella di Jean-Marie.
Uccisi tre terroristi. Morti 4 ostaggi - Del resto i tre giorni più lunghi per la Francia si sono conclusi con molto sangue. Morte 12 persone nella redazione di Charlie Ebdo e una poliziotta nell'altro attacco. Uccisi i tre terroristi, che hanno inneggiato ad al Qaida e all'Isis, e morto un loro probabile fiancheggiatore. Morte anche quattro persone, ostaggio in un supermercato di prodotti kosher. Troppa morte per la città del romanticismo. In un messaggio dal Cairo, Al Qaida in Yemen (Aqap) ha rivendicato l'azione, organizzata per vendicare il profeta Maometto, mentre su Youtube uno dei responsabili di Aqap, Harith gin Ghazi, ha chiesto alla Francia di smettere di attaccare l'Islam o ci saranno nuovi attentati.
Jean-Marie Le Pen controcorrente: “Io non sono Charlie”- "Je ne suis pas Charlie": Jean-Marie Le Pen prende così le distanze dalla solidarietà nazionale sulla strage nella redazione del periodico.
Nuove minacce e rivendicazione - Ma i segnali di pericolo non cessano. In un messaggio dal Cairo, Al Qaida in Yemen (Aqap) ha rivendicato l'azione, organizzata per vendicare il profeta Maometto, mentre su Youtube uno dei responsabili di Aqap, Harith gin Ghazi, ha chiesto alla Francia di smettere di attaccare l'Islam o ci saranno nuovi attentati. "Usciremo da questa prova ancora più forti", ha detto il presidente Francois Hollande in tv, provando a risollevare i francesi atterriti da un incubo interminabile. Ma poi ha subito aggiunto che "per la Francia le minacce non sono finite".
Attivate cellule dormienti - Cellule terroristiche dormienti sarebbero state attivate in Francia nelle ultime 24 ore. E' quanto riferiscono fonti della polizia alla Cnn. Alle forze dell'ordine è stato chiesto di cancellare il loro profilo sui sociale media e di portare sempre con sé le proprie armi, ha aggiunto la fonte.
Sottovalutati i segnali - Non mancano polemiche. Già il primo ministro Manuel Valls ha fatto capire in giornata che c'è forse bisogno di cambiare qualcosa nell'arsenale legislativo francese, alcune circostanze che emergono di ora in ora lo confermano: Coulibaly a piede libero nonostante fosse stato condannato a 5 anni nel 2013 per aver tentato di far evadere Belkacem, terrorista algerino tristemente noto per gli attentati del 1995; Cherif Kouachi, già segnalato come integralista pericoloso, reduce da un soggiorno in Yemen nel 2011 che egli stesso ha definito "finanziato dall'imam Anwar al-Awlaki", eppure libero di agire e organizzarsi a proprio piacimento. I francesi provano a ripartire, anche se stasera la strada appare molto in salita. Charlie Hebdo vive, o almeno prova a farlo, riprendendo il lavoro con i superstiti della carneficina ospitati nella redazione di Liberation. Domenica, alla marcia "repubblicana" in nome dell'unità nazionale, in prima fila ci sarà anche Francois Hollande. 

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