Renzi: "Italia in moto, ora deve correre. Nessun ping pong sul Quirinale. Fannulloni a casa anche nel pubblico"
"Mi sento come Al Pacino in "Ogni maledetta domenica" che cerca di dire ai suoi che ce la possiamo fare. L'Italia è rimessa in moto ora la sfida nel 2015 è farla correre", spiega il premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa di fine anno. “C'è senso di preoccupazione, stanchezza, sfiducia nel Paese – aggiunge - Non è solo un fatto economico, ma culturale, civile, sociale. Ma io sono sicuro ancor più di febbraio che non solo l'Italia ce la può fare ma che ce la farà senza ombra di dubbio". Con una precisazione finale: "Nessun alibi, se non ce la facciamo è colpa mia".
Rivoluzione copernicana nel 2014 - "Nel 2014 è avvenuto un cambiamento che per me è una rivoluzione copernicana, per altri magari è molto meno: è cambiato il ritmo della politica. Il percorso di cambiamento che è partito e sta producendo risultati concreti è sotto gli occhi di tutti", incalza lasciandosi andare come suo solito al fluire delle parole. La lettura che la "società sia il mondo delle categorie, come i sindacati e Confindustria, è fuorviante, andava bene trent'anni fa". Non manca neppure la risposta a chi chiede perché sia tanto affezionato a Twitter. La "sintesi su Twitter la faccio per parlare in modo concreto agli italiani", dice.
Obiettivi per il 2015 - La parola del 2015 ad avviso del premier italiano è la stessa del 2014: "Ritmo, dare il senso cambiamento e dell'urgenza, fare di tutto per far sì che l'Italia riprenda il suo ruolo nel mondo. Escludo effetto contagio da crisi Grecia". Il modello "è la Germania e fare meglio, un obiettivo alla nostra portata", annuncia. "Saremo molto presenti sulla Rai, non nel senso di occupazione di spazio ma nella costituzione di un progetto comune. Il 2015 sarà l'anno di Rai, scuola e cultura che sono tre cose che per me stanno insieme".
"Cambiare paradigma economico UE" - Va detto inoltre che "se non cambiamo paradigma economico" in Europa, "il partito degli euroscettici non solo crescerà ma rischierà di prendersi interi Paesi di grande tradizione e importanza. Chi vuol bene all'Europa dice che deve cambiare" sostiene Renzi aggiungendo che il piano Junker è un primo passo ma "non è certo sufficiente".
Investimenti - Il tema degli investimenti è centrale: la nostra richiesta storica è scomputarli dal Patto, vedremo se questa richiesta sarà accolta dall'Ue. Il resto lo scopriremo solo vivendo....", proclama limitandosi a rispondere così a chi gli chiede se, nel caso in Ue non passi lo scomputo degli investimenti, l'Italia potrebbe andare da sola, sforando il 3%.
Risolte crisi grazie a tutti - "Emblematici sono i dati delle crisi aziendali su cui forse si è spesa troppa poca attenzione: solo negli ultimi 15 giorni, Meridiana, Termini Imerese, Terni, Taranto, Piombino, grandi aziende che grazie all'aiuto di tutti siamo riusciti a far ripartire", afferma il premier citando anche il contributo fornito dai "sindacati" in merito alla soluzione di queste crisi.
"Per ora nessun ping pong sul Colle" - Quanto alla successione del Capo dello Stato il premier ritiene che "quando Napolitano deciderà di lasciare avrà il diritto di ricevere un grazie. Fino a quel momento ogni discussione è vana". Comunque "la legislatura dura fino al 2018. Ma ci sono i numeri per eleggere il presidente". Per ora "nessun ping pong sul Colle". Poi precisa i requisiti che il nuovo Capo dello Stato dovrebbe avere: quelli "previsti dalla Costituzione. Funzioni tipicamente politiche con la 'p' maiuscola, anche se nel corso della storia ci sono stati vari presidenti di provenienza tecnica", afferma. In ogni caso "c'è un giochino molto divertente "Indovina chi?". Era un gioco meraviglioso. Ha il cappello? Porta i baffi? Ha un naso pronunciato? Se volete giocare, fate bene. Nel frattempo affronto dei temi più interessanti", precisa. "Se voi pensate che io passi la conferenza a dare queste risposte, dopo aver riformato il mondo del lavoro, apportato delle modifiche alla riforma costituzionale un cambiamento della giustizia che può piacere o no, un decreto sul fisco di cui si sta scrivendo poco ma che è una pietra miliare, metto il pilota automatico", aggiunge. Inoltre "non la penso come Sposetti, non credo ci siano in parlamento 220 franchi tiratori".
"Nel Paese tutto funziona in maniera perfetta" - E ancora: "Io penso che gli italiani siano ansiosi di sapere cosa succede su fisco, giustizia, lavoro, pubblica amministrazione, che siano molto attenti a questo, non a cosa farò io" quando sarà momento di scegliere sul Colle. "A me risulta che ci sia un presidente della Repubblica, tutto funziona in modo perfetto nel Paese".
"Elezione Presidente Repubblica, fisiologico che Berlusconi possa stare al tavolo" - "Berlusconi è stato decisivo nel '99 e nel 2013. Diverso fu nel 2006, quando Forza Italia votò scheda bianca ma potrei sbagliare. E' del tutto fisiologico, normale e naturale che Fi possa stare (senza diritto di veto che non ha nessuno, neanche il Pd) al tavolo per l'elezione del Presidente della Repubblica con il suo capo, che non voto ne' io ne' lei, ma qualche milione di italiani", dice Renzi.
Jobs Act e dipendenti pubblici - Poi il premier risponde ad alcune domande sul Jobs Act. "In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma" sui dipendenti pubblici "perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego", per il quale c'è una riforma in Parlamento, dice. "Andava cambiato, e lo abbiamo fatto, il regime dei lavoro privato". Per quanto riguarda invece il lavoro pubblico "il punto è che la questione è dentro la riforma Madia. "Io penso che il sistema di pubblico impiego vada cambiato e non necessariamente per applicare ciò che abbiamo fatto per il privato. Questo argomento prenderà febbraio o marzo", afferma. Comunque "non vedo perché non prevedere scarso rendimento nel pubblico, così come per i privati".
"Fannulloni a casa" - "La mia idea è che chi sbaglia nel Pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa", spiega. Nel pubblico impiego "io penso che chi lavora bene debba esser premiato di più e chi non lavora debba essere punito".
"Riforma lavoro più flessibile della tedesca" - Infine il premier loda il proprio operato e quello del suo governo. "In dieci mesi abbiamo fatto una riforma del mondo del lavoro che è molto più flessibile, non solo di quella della Germania", dice. E' che sul lavoro "siamo a un derby ideologico costante", insiste. E spiega: La riforma del pubblico impiego sta dentro il ddl Madia, così come la riduzione da 5 a 4 delle forze dell'ordine. Noi non ci stanchiamo, arriviamo dappertutto".
Referendum? "Se ci sarà lo faremo" - "Il referendum sul Jobs Act? Se ci sarà, faremo il referendum. I decreti non hanno avuto la firma e già si parla di referendum. Mi appassiona.... Ma faremo prima il referendum sulla Costituzione, sul titolo V, sul Senato e sull'abolizione del Cnel". "Chi vivrà vedrà".
Sulle municipalizzate - Il tema delle municipalizzate da 8 mila a 1000 non è un progetto di Cottarelli, ma un obiettivo condiviso", afferma. Questo insomma "è ancora un tema del governo, e proprio perché in tanti di noi" tra quelli che compongono l'esecutivo, "hanno gestito aziende pubbliche, c'è un obiettivo Cottarelli, condiviso con il governo. Il modo con cui si fanno queste cose deve essere serio. In questi anni il governo centrale non è stato serio con le autorità locali. "Noi abbiamo detto: scegliamo un canale dove intervenire. Ed abbiamo scelto il ddl Madia. Inutile inventarsi delle cose ad hoc. Voi avete presente come sono le aziende pubbliche territoriali?", continua il premier. "Iniziamo a dire compattiamole; a dire che c'è un numero minimo per ambito territoriale; a dire che c'è un soggetto che è in grado di fare questa funzione da collettore e di ricucitura della aziende municipalizzate - sottolinea - Poi puoi discutere se quotarle, venderle o fare una Public Company". L'obiettivo di ridurle da 8mila a mille non soltanto c'è, ma sarà realizzato".
"Aumentati del 10% i posti nelle carceri" - "Un anno fa si parlava di amnistia e indulto, ora non ne parla più nessuno. Il governo ha aumentato del 10% i posti nelle carceri eppure non ne parla nessuno", si lamenta Renzi. "Abbiamo aumentato le pene alternative al carcere, lavorato molto molto bene sul tema della riduzione delle persone in attesa del primo grado, che sono diminuite del 20%, ma ancora non basta. Stiamo lavorando su questo".
"La legge su finanziamento partiti va benissimo" - "La legge sul finanziamento ai partiti va benissimo, non la cambiamo", sostiene il premier rispondendo a chi gli domanda se la vicenda Mafia capitale possa portare a modificare il sistema di finanziamento privato. Il Pd "non ha licenziato nessuno" e ha fatto "cene di finanziamento", ricorda. "Chi ruba ruba e va messo in galera, altrimenti siamo tutti uguali", aggiunge. "Rinnovo il mio appello per chi deve giudicare, lo faccia il più velocemente possibile, gli italiani hanno diritto a sapere se uno colpevole o meno", precisa. "Ho chiesto di aumentare le pene. A mio giudizio si deve restituire il maltolto, tutto e non in parte. Gli sconti si fanno al supermercato e non ai corrotti".
"Mai visti tanti investimenti esteri" - "Mai visti tanti investimenti esteri come quest'anno in Italia", chiarisce poi Renzi spiegando che "se io dico che è un fatto positivo e altri dicono che stiamo svendendo il Paese, stiamo dicendo la stessa cosa con parola diverse". Ma - aggiunge - "questo incremento di attenzione verso il nostro paese lascia ben sperare". Andremo "su Poste, stiamo lavorando al futuro di Ferrovie. Personalmente credo che la privatizzazione ulteriore di Eni sia tutta da verificare alla luce delle condizioni di mercato". A questo proposito "sulle privatizzazioni è evidente che intervenire quando il mercato non lo consente non è una privatizzazione ma una svendita".
"Fisco, agenzia entrate partner del cittadino" - "Sul fisco dovremo passare da un' Agenzia delle Entrate nemica dei cittadini a un'agenzia partner dei cittadini. Non si fa dalla mattina alla sera ma abbiamo iniziato, è un percorso che durerà mesi, anni. L'Italia non si cambia con schiocco delle dita come Fonzie, ma con un lavoro sistematico", sostiene il presidente del Consiglio e segretario Pd. Sulla casa? "La local tax partirà dal 2016 - spiega Renzi - Non è possibile farla partire dal 2015".
Legge elettorale: "Mattarellum con preferenze" - Mi piace pensare che l'Italicum sia un Mattarellum con preferenze - dice poi il premier, mostrando un fac simile di scheda elettorale con il nuovo sistema di voto, su cui compaiono i simboli finti di sette partiti - L'elettore vota il simbolo e dà la preferenza a un candidato chiaramente riconoscibile", spiega. La riforma del governo è "molto seria e tranquilla, molto semplice", assicura. Inoltre "non ho nessun tipo di preoccupazione rispetto alla costituzionalità" dell'Italicum: "Non si è mai vista una legge così semplice e rispettosa della sentenza anti-Porcellum".
"Confermiamo obiettivi su spending review" - "Confermiamo gli obiettivi che ci siamo dati" sulla spending review "e che abbiamo finora completamente ottenuto", dichiara Renzi precisando che si punta "nell'arco del triennio ad arrivare" a un taglio di "quasi due punti di pil".
"Pil, recuperato rispetto ad altri Paesi" - In fatto di Pil "quest'anno il differenziale con gli altri Paesi si è molto ridotto, anche se non a sufficienza perché siamo ancora con il segno meno, a -0,4%", sostiene Renzi. Nell'ultimo aggiornamento al Def il calo per il 2014 era al -0,3%, diventato -0,4% per la Commissione Ue.
"Operazione 80 euro, la rifarei tutta la vita" - L'operazione 80euro "la rifarei tutta la vita", anzi "aumenterei il bonus se possibile", afferma il premier. Quanto alle critiche sui consumi, spiega come il bonus sia stato fatto "per una questione di giustizia sociale. L'identikit del governo - sottolinea - è cercare di ridurre la forbice delle disuguaglianze".
"Fatto tutto ciò che avevamo promesso" - In definitiva "abbiamo fatto tutto quello che abbiamo promesso", conclude Renzi. "In 10 mesi abbiamo fatto tanti errori, ma tutti i procedimenti sono stati avviati, con l'eccezione della scuola, perché abbiamo fatto un dibattito". E poi un'ultima cosa: "Meglio essere giudicato arrogante che disertore, se vuoi cambiare l'Italia".
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