BRACCONIERI
NEL PARCO AUSONI E LAGO DI FONDI: 5 DENUNCE A LENOLA
di
Mirko Macaro
Mattinata
movimentata, quella di sabato, tra le verdi alture lenolesi: un paziente
appostamento nella boscaglia con annesso blitz; bracconieri armati fino ai denti
in repentina fuga; altri andati incontro alla denuncia e con i fucili
sequestrati. Cinque, due di Ceccano, gli altri di Lenola, quelli fermati e
quindi deferiti dalla polizia provinciale fondana, al culmine di una specifica
operazione su Monte Chiavino, all’interno del perimetro del Parco Monti Ausoni e
Lago di Fondi. Almeno in quest’occasione, per i “pirati” della doppietta addio
alla programmata caccia al cinghiale.
Gli
agenti tenevano da diverso tempo sott’occhio quella porzione d’area protetta,
tra le zone più prese di mira – letteralmente – dai bracconieri. Il tempo di
rendersi conto di quanto avveniva, studiare movimenti ed abitudini dei vari
“intrusi”, poi via all’operazione. Iniziata alle 2 di notte, quando due squadre
del distaccamento di Fondi della provinciale si sono portate sul monte, verso
gli 800 metri. Ore ed ore all’addiaccio, in fervida attesa, nascoste nel fitto
lecceto di quelle parti. Infine, a giornata ormai iniziata, quando erano circa
le 21, l’entrata in azione. Resisi conto dell’arrivo dei predatori con fucili e
stivali, gli agenti hanno incominciato a scendere Monte Chiavino, fino ad
arrivare, in località Macchie, all’individuazione di uno dei due distinti gruppi
che si erano dati appuntamento per la battuta illegale. Occhi sbarrati e fuggi
fuggi generale, alla vista delle divise. Alla fine, un gruppo è riuscito a
svanire nel nulla, l’altro è stato messo alle strette e per buona parte
bloccato: delle almeno otto persone che lo componevano, sono state cinque, come
anticipato in apertura, quelle finite nella rete, con altrettante armi
sequestrate, tra carabine e fucili automatici. Uomini partiti per fare i
predatori, ma che si sono ritrovati prede. E, nonostante non siano stati colti a
sparare, con sul groppone una denuncia per l’esercizio della caccia in un’area
protetta. Un’abitudine peraltro comune a molti, secondo le forze dell’ordine. “A
danno dei cacciatori che rispettano le regole, che poi sono la maggioranza e
spesso si dimostrano collaborativi”, spiega una fonte.
Chiusa
l’operazione di sabato, ora è conto alla rovescia: tali servizi di prevenzione e
repressione, a tutela dell’ecosistema dei parchi e della loro fauna selvatica,
continueranno ad ampio raggio.
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