Confindustria: ripresa più forte del previsto grazie a cambi, Qe e petrolio
«Minore prezzo del petrolio, euro più debole e calo dei tassi a lunga» scadenza legato alle misure di Quantitative easing della Bce, «assieme al più vivace commercio mondiale», tendono a dare una spinta «del 2,1% del Pil quest’anno e di un altro 2,5% il prossimo». È quanto si legge nella nota del Centro Studi di Confindustria sull’economia italiana.
Il 2015 anno spartiacque
«Per l’economia italiana il 2015 si sta sempre più annunciando come l’anno spartiacque, perché termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le variazioni positive per Pil e occupazione», sottolinea il Centro Studi Confindustria nel rapporto Congiuntura flash. Variazioni che «probabilmente si riveleranno molto superiori alle previsioni correnti, anche a quelle più recenti». In un recente rapporto il CsC aveva infatti stimato che il quantitative easing annunciato dalla Bce si sarebbe tradotto per l’Italia in una crescita della spinta al Pil dell’1,8% nell’arco di due anni: +0,8% nel 2015 e +1% nel 2016.
«Per l’economia italiana il 2015 si sta sempre più annunciando come l’anno spartiacque, perché termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le variazioni positive per Pil e occupazione», sottolinea il Centro Studi Confindustria nel rapporto Congiuntura flash. Variazioni che «probabilmente si riveleranno molto superiori alle previsioni correnti, anche a quelle più recenti». In un recente rapporto il CsC aveva infatti stimato che il quantitative easing annunciato dalla Bce si sarebbe tradotto per l’Italia in una crescita della spinta al Pil dell’1,8% nell’arco di due anni: +0,8% nel 2015 e +1% nel 2016.
Spinta per l’Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015
«Questo cruciale passaggio - prosegue lo studio - si deve, in parti molto disuguali, a tre ordini di fattori. Anzitutto, la combinazione molto favorevole di elementi esterni, una vera manna dal cielo: crollo del prezzo del petrolio, svalutazione del cambio dell’euro, accelerazione del commercio mondiale, diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine». Sommando i loro effetti, stimati dal CsC sulla base di ipotesi prudenti, «si arriva a una spinta per l’Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016». Questi impulsi espansivi restano «sostanziosi anche una volta “fatta la tara” al loro pieno concretizzarsi per tener conto delle difficoltà del contesto di grave crisi».
«Questo cruciale passaggio - prosegue lo studio - si deve, in parti molto disuguali, a tre ordini di fattori. Anzitutto, la combinazione molto favorevole di elementi esterni, una vera manna dal cielo: crollo del prezzo del petrolio, svalutazione del cambio dell’euro, accelerazione del commercio mondiale, diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine». Sommando i loro effetti, stimati dal CsC sulla base di ipotesi prudenti, «si arriva a una spinta per l’Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016». Questi impulsi espansivi restano «sostanziosi anche una volta “fatta la tara” al loro pieno concretizzarsi per tener conto delle difficoltà del contesto di grave crisi».
Produzione gennaio +0,3%, Pil I trimestre positivo
CsC stima poi un aumento dello 0,3% della produzione industriale a gennaio, dopo il +0,1% in dicembre. Secondo il Centro studi Confindustria, il quarto trimestre ha chiuso meglio dell’atteso, con un calo dello 0,3%. Nel primo trimestre 2015 l’aumento acquisito è di +0,5%. «Tale dinamica è coerente con un Pil piatto a fine 2014 - che riduce il trascinamento al 2015 a -0,1% (dal -0,2% stimato a dicembre) - e in crescita nel primo» trimestre 2015.
CsC stima poi un aumento dello 0,3% della produzione industriale a gennaio, dopo il +0,1% in dicembre. Secondo il Centro studi Confindustria, il quarto trimestre ha chiuso meglio dell’atteso, con un calo dello 0,3%. Nel primo trimestre 2015 l’aumento acquisito è di +0,5%. «Tale dinamica è coerente con un Pil piatto a fine 2014 - che riduce il trascinamento al 2015 a -0,1% (dal -0,2% stimato a dicembre) - e in crescita nel primo» trimestre 2015.
Assunzioni rinviate al 2015 in attesa Jobs Act
Non è ancora visibile invece un’inversione del trend sul fronte dell’occupazione, «calata a novembre di 48mila unità che, sommatealle 65mila perse a ottobre, portano la variazione nel bimestre autunnale a -0,2% rispetto al terzo trimestre». Una diminuzione dello stock di persone con lavoro che «potrebbe riflettere il fatto che le imprese abbiano rinviato assunzioni al 2015, in vista dei cambiamenti normativi in atto (entrata in vigore dei primi decreti attuativi del Jobs act, ndr) e dei benefici contributivi appena introdotti». È quanto afferma il Centro studi Confindustria, secondo cui «se questa fosse la spiegazione, allora è prevedibile un’ulteriore flessione a dicembre, seguita da un rimbalzo nei primi mesi del 2015». Le aspettative delle imprese sull’occupazione, si legge in Congiuntura Flash, sono in miglioramento: il saldo delle risposte di quelle sopra ai 50 dipendenti è per i primi tre mesi del 2015 pari a -8,1 (da -8,6 del trimestre precedente e -13,9 di un anno fa). Il tasso di disoccupazione ha toccato in novembre il massimo storico: 13,4% (+0,1 mensile).
Non è ancora visibile invece un’inversione del trend sul fronte dell’occupazione, «calata a novembre di 48mila unità che, sommatealle 65mila perse a ottobre, portano la variazione nel bimestre autunnale a -0,2% rispetto al terzo trimestre». Una diminuzione dello stock di persone con lavoro che «potrebbe riflettere il fatto che le imprese abbiano rinviato assunzioni al 2015, in vista dei cambiamenti normativi in atto (entrata in vigore dei primi decreti attuativi del Jobs act, ndr) e dei benefici contributivi appena introdotti». È quanto afferma il Centro studi Confindustria, secondo cui «se questa fosse la spiegazione, allora è prevedibile un’ulteriore flessione a dicembre, seguita da un rimbalzo nei primi mesi del 2015». Le aspettative delle imprese sull’occupazione, si legge in Congiuntura Flash, sono in miglioramento: il saldo delle risposte di quelle sopra ai 50 dipendenti è per i primi tre mesi del 2015 pari a -8,1 (da -8,6 del trimestre precedente e -13,9 di un anno fa). Il tasso di disoccupazione ha toccato in novembre il massimo storico: 13,4% (+0,1 mensile).
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