ITALIA:
RICCHI D’ACQUA, CAMPIONI DI SPRECO
di
Pietro Mezzi
Il
nostro è uno dei Paesi più ricchi di acqua, ma ancora oggi, in diverse parti
d'Italia, esiste un problema di disponibilità della risorsa idrica, specie nei
mesi più caldi dell'anno. E questo avviene non solo al Sud, ma anche nel Nord,
se pensiamo alle recenti emergenze idriche del bacino del Po della scorsa estate
e del 2007 in particolare. Insomma, siamo ricchi d'acqua (circa 52 miliardi di
mc all'anno e 921 mc per abitante sempre ogni anno, affermano i dati del 1999
dell'Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche), ma
spesso entriamo in sofferenza.
Il
settore che consuma di più è quello agricolo (20-25 miliardi di mc all'anno),
poi quello industriale e dell'energia (15 miliardi) e infine quello civile (9
miliardi). Il maggior consumo lo abbiamo al Nord con il 66% di utilizzo, in
virtù dei processi di urbanizzazione e industrializzazione avvenuti negli ultimi
cinquant'anni e della densità delle aree agricole. Il Sud consuma il 15% della
risorsa, il Centro il 10 e le Isole solo l'8,5. Se consideriamo i dati più
aggiornati prodotti dalla Direzione Ambiente della Commissione Europea nel 2007,
in Italia viene destinata all'irrigazione il 60% dell'acqua prelevata: un dato
che ci colloca al terzo posto in Europa, alle spalle di Grecia (80%) e Spagna
(72) e davanti al Portogallo (59). Stime ancora più accurate (quelle
dell'Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni e dell'Istituto Nazionale di
Economia Agraria) collocano il dato italiano ancora più in alto: 70% dei
prelievi e l'83 circa dei consumi totali di acqua a livello nazionale. Numeri
impressionanti, che devono spingere il settore agricolo a una profonda riforma
basata sull'efficienza e sull'aumento di disponibilità della risorsa stessa.
Dopo
quello agricolo, come detto, ci sono i settori industriale e civile. Per il
primo, in questi ultimi anni, grazie all'innovazione dei processi e a causa
della crisi economica, si è registrata a una diminuzione dei prelievi, mentre
sono aumentati quelli del settore civile. Secondo stime recenti (ISTAT 2011) il
dato è pari 9,1 miliardi di metri cubi, che corrisponde a un dato medio
nazionale annuo di 152 mc per abitante. Numeri che confermano la nostra distanza
da una politica di efficienza e di risparmio idrico, collocandoci, nella
classifica europea, davanti a Spagna (127 mc per abitante), Regno Unito (113) e
Germania (62), Paese, quest'ultimo, in cui si consuma meno della metà che in
Italia.
In
questa teoria di dati non bisogna però dimenticare che c'è differenza tra uso e
consumo d'acqua. Gli usi consuntivi sono esclusivamente quelli agricoli e
zootecnici (dove l'acqua erogata viene in gran parte effettivamente utilizzata).
Al contrario, l'uso civile-domestico industriale può restituire fino al 90-95%
dell'acqua usata. Ma l'acqua di scarico restituita dai sistemi fognari per usi
urbani e domestici e dalle industrie spesso non è trattata a dovere. In altre
parole, le acque prelevate in buone condizioni vengono restituite di qualità
scadente, se non addirittura pessima.
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