Gasbarra al Comune, Zinga in Regione
di Francesco Di Majo
13 novembre 2012ROMA
Il laboratorio politico di Zingaretti ha persuaso il suo predecessore alla Provincia di Roma. Enrico Gasbarra, democratico dell’area cattolica, con un passato democristiano e margheritino e un presente da segretario regionale del Pd laziale, ha capito che la politica “bettiniana” dell’ecumenismo zingarettiano è la carta giusta per tentare di vincere.
E lui vorrebbe vincere al primo turno. Perché, dice chi ha partecipato alla riunione di giovedì scorso alla ormai “mitica” Casa San Bernardo sulla Laurentina (stesso luogo dove Alemanno - appena eletto - tentò di ricucire il primo grande strappo della maggiornaza capitolina nel 2008), arrivare al secondo turno a Roma, vorrebbe dire rischiare di perdere alla grande. Lo scenario potrebbe essere molto stimolante per i commentatori politici. Se Alemanno non dovesse riuscire a convogliare tutti i voti di un centrodestra stanco e demotivato, un eventuale ballottaggio, fantasticano alcuni, potrebbe celebrarsi fra il candidato del centrosinistra e quello del Movimento cinque stelle. Proprio per questa ipotesi, strampalata quanto futuribile nel contesto politico capitolino, regionale e nazionale, Gasbarra sta lavorando per unire sotto lo stesso nome, i consensi di Pd, Sel e Udc. Operazione di coesione che solo a Zingaretti è riuscita, nel piccolo del Consiglio provinciale di Roma, dove ha accontentato tutti, creando e “coccolando” una maggioranza inedita e coesa intorno al suo presidente.
Una battaglia impari a ben vedere, soprattutto perché le elezioni al Campidoglio non sono solo un laboratorio politico per sperimentare alleanze inedite, bensì il crocevia di una moltitudine di interessi molto più grandi del semplice esercizio di potere delle varie casacche politiche. Costruttori, associazionismo in grande stile, commercio, lavori pubblici, manutenzione, decine di uffici, milgiaia di dipendenti, movimenti cittadini, problematiche complesse, consenso ballerino e alta visibilità del proprio lavoro. Insomma, Palazzo Valentini lo conoscono in pochi, il Campidoglio è il centro della Capitale da sempre. E da sempre è una sorta di “ufficio di collocamento” degli interessi “capitali”. «All’incontro di Casa San Bernardo Gasbarra ha parlato da sindaco», ha sussurrato più di un consigliere comunale intervenuto. E proprio da candidato in pectore, il “bell’Enrico” ha auspicato un’unità del centrosinistra molto difficile quanto essenziale per poter pensare di vincere ad aprile.
Resta solo il neo della partecipazione o meno a questo progetto da parte di Sinistra ecologia e libertà. Massimiliano Smeriglio ha già espresso la sua volontà di presentarsi alle primarie (non confermando ancora) e l’eventuale accettazione dello scenario Gasbarra, potrebbe essere appetibile solo e soltanto se ci fosse un tornaconto “poltronistico” di tutto rispetto. Visto anche che la sinistra su Roma conta su molti voti necessari. Vero è che l’Udc, con l’arrivo di Riccardo Milana (semrep forte del suo bacino di voti) potrebbe avere un ruolo non marginale in un’eventuale unione elettorale dello schieramento. Se si unisce a questo anche il “pacchetto” di Luciano Ciocchetti, allora il banco diventa succulento e (quasi) irrinunciabile per Gasbarra.
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