IL CAPO DELLA CIA SI DIMETTE PER LO SCANDALO ROSA
di Massimo Mazzucco
Sentite che bella storiella: un giorno un agente del FBI stava indagando sulla sicurezza con cui vengono mantenute certe informazioni nei computer dei pezzi grossi della CIA (se già state ridendo non preoccupatevi, siete sulla strada giusta). Scava che ti scava, questo agente ad certo punto scopre dei curiosi scambi email fra il generale Petraeus – attuale direttore della CIA – e una certa Paula Broadwell, la sua “biografa” ufficiale.
L’agente dell’FBI, forse inopportunamente, si mette a leggere queste e-mail, e scopre che purtroppo il grande generale ha avuto – o sta tutt’ora avendo – una bollente storia d’amore con la sua biografa.
“Ohibò” – dice l’agente dell’FBI -. “Queste cose non si fanno, Petraeus è un uomo sposato!”. E così l’agente corre a spifferare tutto al suo capo. Avviene così che in poco tempo cominci a girare, negli alti circoli di Washington, la voce che Petreus abbia una storia d’amore con la sua affascinante biografa.
A questo punto il buon generale capisce di essere stato scoperto, e decide di dare le dimissioni da direttore della CIA, prima che lo scandalo esploda in modo fragoroso. La Patria prima di tutto.
Petraeus consegna quindi la sua lettera di dimissioni al presidente, il quale però rimane talmente colpito dal fatto che un uomo così integro abbia commesso un errore del genere, che ci mette 24 ore prima di accettarle. Alla fine il presidente capisce di non avere altra scelta, e il buon Petraeus si avvia con mestizia verso il suo viale del tramonto anticipato.
Questa è la versione ufficiale del motivo per cui il capo della CIA ieri avrebbe dato le dimissioni.
Facciamo ora due ragionamenti da salumiere: prima di tutto, non esiste al mondo che l’FBI possa veramente permettersi di frugare nei computer della CIA a loro insaputa.
Sarebbe come se da noi un qualunque poliziotto di provincia si mettesse a frugare nei computer dei nostri servizi segreti “per indagare sulla sicurezza delle informazioni contenute”. Se ci arrivi tu, caro poliziotto qualunque, a frugare in quelle informazioni, vuol dire che quelle informazioni non sono affatto sicure già in partenza, no?
In secondo luogo, non esiste al mondo che in un caso del genere i vertici dell’FBI e quelli della CIA, d’accordo ovviamente con la Casa Bianca, non decidano di sopprimere uno scandalo del genere, e debbano addirittura arrendersi anticipatamente allo scandalo “inevitabile” che sta per esplodere (se sono riusciti a fingere di non sapere niente dei 19 terroristi che per due anni gli hanno ballato sotto gli occhi, pieni di alcool e di cocaina, prima dell’11 settembre, secondo voi l’FBI davvero non riesce a tenere nascosto uno scandaluccio del genere, del quale soltanto loro sono al corrente?).
Ma soprattutto, a nessuno viene in mente che proprio la prossima settimana Petraeus avrebbe dovuto testimoniare di fronte alla commissione senatoriale che sta indagando sul disastro di Bengasi (4 diplomatici assassinati, compreso il console). Com’è noto, i repubblicani hanno fatto di tutto per trasformare la strage di Bengasi in una specie di sconfitta politica del presidente, e ormai – anche se le elezioni sono passate – la macchina investigativa si è messa in moto, e nessuno è più in grado di fermarla.
Ma Petraeus è un uomo stoico e generoso, ed è soprattutto un uomo di squadra: Obama lo ha premiato lasciandolo al suo posto in Afghanistan, dopo aver vinto la presidenza nel 2008, e ora toccava a Petraeus di restituirgli il favore.
A causa delle sue dimissioni, infatti, Petreus non dovrà più comparire a testimoniare sui fatti di Bengasi, e c’è da scommettere che fosse proprio lui quello che aveva in mano tutte le informazioni importanti del caso. Mentre i suoi successori, nominati di fresco, ovviamente sapranno poco o nulla di quello che è successo in Libia un mese fa.
Anche questo si chiama insabbiare.
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