PROVINCIA
DI LATINA CON L’ACQUA «MALATA». REFLUI NEI CORSI D’ACQUA E RIFIUTI LUNGO GLI
ARGINI, LA MAPPA
Forse
questa è davvero la settimana più nera da molti anni per i corsi d’acqua
interni. In pochi giorni è stato provato che una parte consistente dei reflui
dei frantoi oleari della zona finisce nel lago di Fondi durante la notte. In
gergo si chiamano scarichi abusivi e l’ultimo controllo ha confermato un
sospetto che durava da almeno tre anni, quando un esposto di Legambiente aveva
sollecitato, appunto, ulteriori controlli direttamente sui frantoi e sui
quantitativi di reflui denunciati ai fini dello smaltimento imposto dalla legge
per i rifiuti speciali. È una battaglia silenziosa e quotidiana, fatta di
denunce anche telefoniche di contadini e residenti per cercare di salvare i
canali, i fiumi più importanti e persino il lago di Fondi, ossia i «veri»
raccoglitori di reflui industriali e agricoli. Secondo stime mai confermate
neppure da Coldiretti, quasi la metà dei reflui dei frantoi che stanno lavorando
in queste settimane finisce nei corsi d’acqua anziché presso gli stabilimenti
autorizzati al trattamento dei reflui e dei fanghi industriali. E ci sono almeno
due conseguenze economiche oltre al palese inquinamento ambientale perseguibile
come reato. I reflui nei fiumi e nei canali vanno ad appesantire il lavoro degli
impianti di depurazione che hanno capacità per lo smaltimento delle acque
civili; la successiva bonifica, quando si riesce ad ottenerla, va a sua volta
carico dei Comuni o del Consorzio. Le denunce per inquinamento ambientale si
sono moltiplicate nell’ultimo anno ma è attraverso procedure indirette che si
risale alle vere cause dello stato di salute (pessimo) in cui si trovano molti
torrenti e canali interni. È quanto accaduto a Prossedi per il Rio Serrapica che
ha contaminato il fiume Amaseno e dopo una lunga serie di riscontri si è
riusciti a risalire ai responsabili oggettivi; tra gli indagati il primo
cittadino di Prossedi, Franco Greco, per le omissioni di questi ultimi anni in
materia di tutela e depurazione delle acque che attraversano il territorio
comunale. L’ARPA Lazio monitora in via ordinaria il fiume Amaseno presso la
stazione di prelievo che ricade nei confini di Roccasecca dei Volsci.
L’ESPOSTO
L’ultima
denuncia sulle condizioni di molte sponde dell’Ufente è stata depositata ieri da
Pontina Ecologia. «Ci sono ancora discariche e roghi lungo la Migliara 49 - si
legge nell’esposto - compresa tra il fiume Ufente e via del Murillo; ci sono
cumuli di rifiuti abbandonati, speciali, tossici e nocivi come è da tradizione
nella zona SIC-ZPS adiacente ai Gricilli. Si chiede di verificare la tipologia
dei rifiuti e quindi di procedere al più presto alla loro rimozione». Nella
stessa zona era stata scoperta una discarica di rifiuti tossici e nocivi dalla
Guardia di Finanza il 21 settembre scorso.
LUOGHI
SETTEMBRE
2012 amianto & C.
Lo
scorso mese di settembre la Guardia di Finanza ha individuato discariche abusive
con presenza di lastre di amianto lungo le sponde dell’Ufente nel territorio di
Pontinia e ha avviato le indagini per risalire ai responsabili.
NOVEMBRE
2012 nel lago di Fondi
Dieci
giorni fa da un controllo quasi di routine arriva la conferma che una quantità
ancora non precisa di reflui dei frantoi del comprensorio Monte San
Biagio-Fondi-Itri finisce direttamente nel lago di Fondi.
Novembre
2012 l’Amaseno
Questa
settimana si è chiusa la prima parte dell’inchiesta sull’inquinamento del fiume
Amaseno legato a quello del torrente Serrapica, indagato il sindaco di Prossedi
per i ritardi e le omissioni nella depurazione.
GLI
ERRORI. DOVE NON ARRIVANO I DEPURATORI, IL CASO DEL RIO SERRAPICA
di
Elisa Fiore
Si
allarga a macchia d’olio l’inchiesta sull’inquinamento dei corsi d’acqua nel
territorio dell’Amaseno.
Da
ieri, dopo l’iscrizione del sindaco di Prossedi Franco Greco nel registro degli
indagati della Procura della Repubblica di Latina per concorso in danneggiamento
delle acque del rio Serrapica che confluiscono nel fiume Amaseno, l’indagine
condotta dagli agenti del NIPAF del Comando Provinciale di Latina e dei
Carabinieri di Prossedi si sta orientando anche verso altri territori.
Infatti
sarebbe stata evidenziata la presenza di scarichi fognari in un rio che si
riallaccia al fiume Amaseno, sul versante est del territorio di Pisterzo.
Anche
in questo caso gli uomini del Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia
Ambientale e Forestale di Latina ed i Carabinieri di Prossedi starebbero
cercando di capire se vi siano allacci abusivi sulla condotta e quanti siano gli
scarichi diretti che porterebbero le acque fognarie direttamente al fosso che
s’immette nell’Amaseno senza alcun tipo di trattamento depurativo.
Sul
rio Serrapica gli agenti del NIPAF, comandati dal dirigente Filadelfo Maglitto,
avevano effettuato un riscontro documentale percorrendo i boschi della frazione
Colli, e risalendo il rio Serrapica dove avevano scattato foto, scoperto tubi
fognari a cielo aperto, direttamente convogliati nel rio e ad altri allaccianti
alla rete fognaria.
Da
qui l’invito all’ARPA Lazio per i necessari riscontri.
I
liquami colmi di colibatteri e streptococchi infatti non sono mai stati
convogliati verso quel depuratore che le amministrazioni che si sono succedute,
dal 1990 ad oggi non sono riuscite a realizzare, interrompendo peraltro i lavori
di irregimentazione delle acque nonostante avessero ottenuto anche i fondi
regionali per realizzare le opere. Il Consorzio degli Aurunci nel 1995, e più
recentemente Acqualatina nel 2009, hanno riproposto il problema ma ad oggi non
sarebbe stata ancora redatta la variante al piano regolatore necessaria al
gestore del servizio idrico integrato per realizzare l’impianto di depurazione;
dall’altra, invece, la soluzione progettuale proposta dalla pubblica
amministrazione locale sarebbe avvenuta fuori da un preciso contesto normativo,
sulla scorta di un’ordinanza sindacale indifferibile ed urgente, senza il
necessario supporto tecnico-amministrativo che la legittimasse.
FOSSI
«ILLEGALI». E A SEZZE VIETATA L’IRRIGAZIONE
Sono
tre le ordinanze con cui il sindaco di Sezze, Andrea Campoli, ha ribadito nel
corso di questi ultimi tre anni il divieto d’uso a fini irrigui delle acque del
fosso Brivolco e del fosso Venereo. Due, quelle sul Brivolco, una sul Venereo,
le cause appaiono sempre le stesse e da decine di anni i sindaci sembrano
essersi esercitati nel verificare sistematicamente come proprio quei corsi
d’acqua fossero stati avvelenati dalla presenza di scarichi inquinanti.
Nel
fosso Brivolco, come ormai a tutti noto, vengono convogliate la acque del
depuratore dei Casali. Acque che sostanzialmente non sono trattate e quindi per
buona parte disperse direttamente lungo il corso dell’antico fosso di raccolta
delle acque piovane posto alle pendici dei Lepini e che a sua volta si getta nel
fiume Ufente. Un fiume utilizzato dagli agricoltori per irrigare i campi. Stessa
sorte per il fosso Venereo che già con il sindaco Lidano Zarra fu oggetto di una
prima ordinanza nell’ottobre del 2005, perché all’interno del corso d’acqua che
s’immetteva nel Cavata era stata riscontrata la presenza di salmonella di specie
potenzialmente patogene per la salute dell’uomo.
RESPONSABILITÀ
Il
fiume Amaseno ha gravi problemi di inquinamento in massima parte derivanti dalle
condizioni in cui si trovano alcuni affluenti. L’Agenzia per la Protezione
dell’Ambiente esegue monitoraggi costanti ma su una sola stazione di prelievo in
territorio di Roccasecca dei Volsci.
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