di
Paolo Gozzo
Pressione
arteriosa, questa (quasi) sconosciuta. Sono tante le cose che sentiamo dire e
tante le soluzioni. Un po’ di sale in meno, qualche verdura in più, no alla
pizza spesso. Consigli, a volte giusti, ma spesso disordinati. E allora vediamo
insieme tutto quello che serve sapere.
Cos’è
l’ipertensione arteriosa?
L'ipertensione
arteriosa è una delle patologie più diffuse nel mondo industrializzato e
rappresenta uno dei maggiori e più frequenti fattori di rischio cardiovascolare.
Si stima che circa 15 milioni di italiani soffrano di ipertensione, ma solo la
metà di questi ne è consapevole. È fondamentale quindi controllare regolarmente
la pressione arteriosa e cercare di mantenerla entro i livelli raccomandati,
attraverso l’adozione di uno stile di vita sano e, laddove necessario, assumendo
specifiche terapie farmacologiche. Questa condizione rappresenta il fattore di
rischio più importante per patologie gravi quali l’ictus (e quindi per le
malattie legate all’invecchiamento come disturbi della memoria e disabilità),
l’infarto del miocardio, gli aneurismi, le arteriopatie periferiche,
l’insufficienza renale cronica, la retinopatia.
Quando
i valori di pressione sistolica e/o diastolica (rispettivamente la massima e la
minima) superano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima), si parla di
ipertensione.
La
Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of
High Blood Pressure statunitense (JNC 7), ha pubblicato una classificazione
dell'ipertensione arteriosa. Secondo quest'ultima, si considera “normale” una
pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a
80 mmHg. Al di sopra dei 140 mmHg di massima o dei 90 mmHg di minima si è
considerati ipertesi. Quando è solo la massima ad essere alta (cioè ≥ 140 mmHg),
si parla di ipertensione “sistolica isolata”.
Il
valore della pressione arteriosa dipende in massima parte dall'adozione di stili
di vita sani fin dalla giovane età: mangiare con poco sale, assumere molta
frutta e verdura, camminare e non fumare mantengono la pressione arteriosa a
livelli favorevoli nel corso della vita. Nel 90-95% dei casi l’ipertensione
arteriosa non ha una causa evidente; questa forma viene dunque indicata come
“ipertensione essenziale”.
In
una minoranza dei casi invece (5-10%) l’ipertensione viene definita “secondaria”
ed è causata da altre condizioni mediche note.
Come
è emerso da molti studi scientifici, il peso corporeo e la pressione arteriosa
sono significativamente correlati. In particolare, la localizzazione viscerale o
centrale dell'obesità (circonferenza della vita superiore a 88 cm per la donna e
102 per l'uomo) correla maggiormente con l'ipertensione.
È
stato ormai dimostrato da diversi studi scientifici che oltre il 70% dei casi di
ipertensione essenziale sono causati da un eccesso ponderale (obesità e
sovrappeso) e da uno stile di vita sedentario. Inoltre, si è visto come un
progressivo calo ponderale possa ridurre gradualmente la gravità di questa
patologia.
Nella
maggior parte dei casi la pressione arteriosa elevata non dà sintomi; per questo
viene indicata come il “killer silente”. In genere viene scoperta in occasione
di un controllo dal medico o in farmacia.
Come
curare l’ipertensione arteriosa?
Fermo
restando che è di stretta competenza medica stabilire l'approccio migliore per
trattare questa patologia, il trattamento dietetico e non farmacologico andrebbe
prescelto per tutti gli individui che hanno valori di pressione arteriosa al
limite, senza ulteriori fattori di rischio, nei quali lo scopo è una riduzione
modesta dei valori pressori.
In
ogni caso, anche nei pazienti con ipertensione di grado più grave, l'approccio
non farmacologico resta sempre una componente fondamentale da inserire nello
schema terapeutico generale. In questo modo, adottando uno stile di vita sano,
che comporta anche l'osservanza di accorgimenti dietetici, può essere ridotta la
necessità di farmaci.
In
primo luogo sarebbe opportuno seguire alcune regole di “buon comportamento”,
legate allo stile di vita, come:
-
ridurre il peso corporeo, in caso di sovrappeso/obesità: ogni 10 kg di peso
persi, la pressione arteriosa si riduce di circa 5-10 mmHg;
-
abolire il fumo;
-
praticare regolarmente attività fisica aerobica (almeno 30 minuti di camminata a
passo veloce, bicicletta, nuoto, per almeno 5 volte/settimana): l’aumento
dell’attività fisica produce la riduzione di 4-9 mmHg;
-
ridurre l'apporto di sale e di alcolici (vedi consigli dietetici);
-
mantenere con la dieta un adeguato apporto di potassio, calcio e magnesio;
-
ridurre lo stress (yoga, tecniche di meditazione e di rilassamento, pilates,
etc.).
La
dieta, oltre ad assicurare un apporto di nutrienti tale da garantire un calo
ponderale, laddove necessario, deve presentare un basso tenore di sodio (dieta
iposodica).
Qualche
consiglio: quale dieta per combattere l’ipertensione arteriosa?
I
seguenti consigli dietetici sono generici e non tengono conto delle specifiche
individualità. Per questo andrebbero riveduti da figure professionali competenti
nel settore, al fine di definire un piano alimentare personalizzato ed adeguato
ai singoli casi.
La
regola generale, quando si parla di ipertensione, è quella di ridurre
gradualmente la quantità di sale aggiunto alle pietanze ed i cibi saporiti (dado
da brodo, cibi in scatola quali carne, tonno, sardine, alici etc., salse,
sottaceti, formaggi, salumi e insaccati) e la quantità di cibo che si mangia.
Può sembrare uno sforzo eccessivo per chi è abituato a mangiare salato, ma in
realtà il palato si abitua presto ed è possibile rieducarlo a cibi meno salati.
Nel giro di alcune settimane, i cibi che andremo a consumare ci sembreranno
salati al punto giusto ed addirittura eccessivamente salati quelli conditi nel
precedente modo.
Teniamo
presente che non è necessario aggiungere sale ai cibi, in quanto il sodio
contenuto in natura negli alimenti è già sufficiente a coprire il fabbisogno
dell’organismo. Il sale aggiunto da noi nella preparazione del cibo e la
quantità di cibo che si mangia, influenzano la quantità di sale introdotto
nell'alimentazione.
La
quantità di sale che si consuma giornalmente non dovrebbe superare i 5 grammi al
giorno (un cucchiaino da tè). È interessante notare che un etto di prosciutto
crudo contiene già i 5 grammi di sale (che corrispondono a circa 2 g di sodio)
raccomandati per l’intera giornata.
I
nuovi LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti)
revisionati nel 2012, diminuiscono ulteriormente il quantitativo di sale da
assumere e fissano a 3,5 g circa i livelli di assunzione raccomandati di cloruro
di sodio (sale da cucina) che corrispondono a 1,5 g di sodio: un'ulteriore prova
di quanta attenzione viene dedicata dal mondo medico-scientifico a questa
problematica.
Quindi
è importante leggere sempre l’etichetta dei prodotti confezionati che si
acquistano, in modo da valutare la quantità di sale presente. Consumare non più
di 5 g di sale al giorno riduce la pressione arteriosa fino a 6-8 mmHg.
Il
paziente iperteso, inoltre, dovrebbe seguire le seguenti regole dietetiche:
-
aumentare il consumo di frutta e verdura fresche, ricche di fibra, vitamine e
potassio. Si dovrebbe consumare un piatto di verdure a pranzo e a cena;
-
consumare carne non più di tre volte alla settimana: sono da preferire le carni
di pollo e tacchino, meno ricche di grasso;
-
non aggiungere sale alle pietanze e nell'acqua di cottura: è già contenuto a
sufficienza negli alimenti, in particolare in quelli di origine animale. Un
accorgimento utile, al fine di insaporire le pietanze, è quello di aggiungere
erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia,
menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio), spezie
(come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry), succo di limone e
aceto;
-
consumare alcool con moderazione: non più di due bicchieri di vino al giorno per
l'uomo ed uno per la donna e ridurre il consumo di tè e caffé. Con la riduzione
dell’alcool la pressione si può ridurre di 2-4 mmHg;
-
aumentare il consumo di pesce fresco o surgelato, almeno 3 volte a
settimana;
-
moderare il consumo di dolci ed evitare le bevande zuccherate;
-
evitare i formaggi stagionati e sostituirli con latticini e formaggi non
salati;
-
ridurre drasticamente il consumo di insaccati, scatolame, prodotti affumicati e
cibi precotti. Tenere presente che il sale viene aggiunto a quasi tutti i
prodotti confezionati, perché è un conservante naturale;
-
utilizzare preferibilmente il pane senza sale. Nonostante, a parità di peso, la
quantità di sodio contenuta nelle carni conservate è maggiore di quella del
pane, il largo consumo di quest'ultimo fa si che esso possa essere considerato
la più importante fonte di sodio. Inoltre, tra i prodotti trasformati che
apportano sodio nella nostra dieta troviamo anche i prodotti da forno (biscotti,
crackers, grissini, ma anche merendine, cornetti e cereali da prima colazione).
Sono alimenti che generalmente non vengono considerati come fonte di sale e
invece ne contengono più di quanto immaginiamo;
-
bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
-
rispettare i criteri della dieta mediterranea;
-
nell’attività sportiva moderata reintegrare con la semplice acqua i liquidi
perduti attraverso la sudorazione.
Gli
stili di vita e le abitudini alimentari sopra citate, andrebbero seguite per
almeno 6 mesi, al fine di apportare un miglioramento della pressione arteriosa.
In ogni caso, anche qualora il medico decidesse di iniziare una terapia
farmacologica, bisognerebbe cercare di seguire comunque uno stile di vita sano
che non prescinde da una corretta alimentazione.
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