martedì 3 marzo 2015

PRESSIONE ARTERIOSA: QUALE DIETA PIÙ ADATTA?


di Paolo Gozzo
Pressione arteriosa, questa (quasi) sconosciuta. Sono tante le cose che sentiamo dire e tante le soluzioni. Un po’ di sale in meno, qualche verdura in più, no alla pizza spesso. Consigli, a volte giusti, ma spesso disordinati. E allora vediamo insieme tutto quello che serve sapere.
Cos’è l’ipertensione arteriosa?
L'ipertensione arteriosa è una delle patologie più diffuse nel mondo industrializzato e rappresenta uno dei maggiori e più frequenti fattori di rischio cardiovascolare. Si stima che circa 15 milioni di italiani soffrano di ipertensione, ma solo la metà di questi ne è consapevole. È fondamentale quindi controllare regolarmente la pressione arteriosa e cercare di mantenerla entro i livelli raccomandati, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano e, laddove necessario, assumendo specifiche terapie farmacologiche. Questa condizione rappresenta il fattore di rischio più importante per patologie gravi quali l’ictus (e quindi per le malattie legate all’invecchiamento come disturbi della memoria e disabilità), l’infarto del miocardio, gli aneurismi, le arteriopatie periferiche, l’insufficienza renale cronica, la retinopatia.
Quando i valori di pressione sistolica e/o diastolica (rispettivamente la massima e la minima) superano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima), si parla di ipertensione.
La Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure statunitense (JNC 7), ha pubblicato una classificazione dell'ipertensione arteriosa. Secondo quest'ultima, si considera “normale” una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a 80 mmHg. Al di sopra dei 140 mmHg di massima o dei 90 mmHg di minima si è considerati ipertesi. Quando è solo la massima ad essere alta (cioè ≥ 140 mmHg), si parla di ipertensione “sistolica isolata”.
Il valore della pressione arteriosa dipende in massima parte dall'adozione di stili di vita sani fin dalla giovane età: mangiare con poco sale, assumere molta frutta e verdura, camminare e non fumare mantengono la pressione arteriosa a livelli favorevoli nel corso della vita. Nel 90-95% dei casi l’ipertensione arteriosa non ha una causa evidente; questa forma viene dunque indicata come “ipertensione essenziale”.
In una minoranza dei casi invece (5-10%) l’ipertensione viene definita “secondaria” ed è causata da altre condizioni mediche note.
Come è emerso da molti studi scientifici, il peso corporeo e la pressione arteriosa sono significativamente correlati. In particolare, la localizzazione viscerale o centrale dell'obesità (circonferenza della vita superiore a 88 cm per la donna e 102 per l'uomo) correla maggiormente con l'ipertensione.
È stato ormai dimostrato da diversi studi scientifici che oltre il 70% dei casi di ipertensione essenziale sono causati da un eccesso ponderale (obesità e sovrappeso) e da uno stile di vita sedentario. Inoltre, si è visto come un progressivo calo ponderale possa ridurre gradualmente la gravità di questa patologia.
Nella maggior parte dei casi la pressione arteriosa elevata non dà sintomi; per questo viene indicata come il “killer silente”. In genere viene scoperta in occasione di un controllo dal medico o in farmacia.
Come curare l’ipertensione arteriosa?
Fermo restando che è di stretta competenza medica stabilire l'approccio migliore per trattare questa patologia, il trattamento dietetico e non farmacologico andrebbe prescelto per tutti gli individui che hanno valori di pressione arteriosa al limite, senza ulteriori fattori di rischio, nei quali lo scopo è una riduzione modesta dei valori pressori.
In ogni caso, anche nei pazienti con ipertensione di grado più grave, l'approccio non farmacologico resta sempre una componente fondamentale da inserire nello schema terapeutico generale. In questo modo, adottando uno stile di vita sano, che comporta anche l'osservanza di accorgimenti dietetici, può essere ridotta la necessità di farmaci.
In primo luogo sarebbe opportuno seguire alcune regole di “buon comportamento”, legate allo stile di vita, come:
- ridurre il peso corporeo, in caso di sovrappeso/obesità: ogni 10 kg di peso persi, la pressione arteriosa si riduce di circa 5-10 mmHg;
- abolire il fumo;
- praticare regolarmente attività fisica aerobica (almeno 30 minuti di camminata a passo veloce, bicicletta, nuoto, per almeno 5 volte/settimana): l’aumento dell’attività fisica produce la riduzione di 4-9 mmHg;
- ridurre l'apporto di sale e di alcolici (vedi consigli dietetici);
- mantenere con la dieta un adeguato apporto di potassio, calcio e magnesio;
- ridurre lo stress (yoga, tecniche di meditazione e di rilassamento, pilates, etc.).
La dieta, oltre ad assicurare un apporto di nutrienti tale da garantire un calo ponderale, laddove necessario, deve presentare un basso tenore di sodio (dieta iposodica).
Qualche consiglio: quale dieta per combattere l’ipertensione arteriosa?
I seguenti consigli dietetici sono generici e non tengono conto delle specifiche individualità. Per questo andrebbero riveduti da figure professionali competenti nel settore, al fine di definire un piano alimentare personalizzato ed adeguato ai singoli casi.
La regola generale, quando si parla di ipertensione, è quella di ridurre gradualmente la quantità di sale aggiunto alle pietanze ed i cibi saporiti (dado da brodo, cibi in scatola quali carne, tonno, sardine, alici etc., salse, sottaceti, formaggi, salumi e insaccati) e la quantità di cibo che si mangia. Può sembrare uno sforzo eccessivo per chi è abituato a mangiare salato, ma in realtà il palato si abitua presto ed è possibile rieducarlo a cibi meno salati. Nel giro di alcune settimane, i cibi che andremo a consumare ci sembreranno salati al punto giusto ed addirittura eccessivamente salati quelli conditi nel precedente modo.
Teniamo presente che non è necessario aggiungere sale ai cibi, in quanto il sodio contenuto in natura negli alimenti è già sufficiente a coprire il fabbisogno dell’organismo. Il sale aggiunto da noi nella preparazione del cibo e la quantità di cibo che si mangia, influenzano la quantità di sale introdotto nell'alimentazione.
La quantità di sale che si consuma giornalmente non dovrebbe superare i 5 grammi al giorno (un cucchiaino da tè). È interessante notare che un etto di prosciutto crudo contiene già i 5 grammi di sale (che corrispondono a circa 2 g di sodio) raccomandati per l’intera giornata.
I nuovi LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti) revisionati nel 2012, diminuiscono ulteriormente il quantitativo di sale da assumere e fissano a 3,5 g circa i livelli di assunzione raccomandati di cloruro di sodio (sale da cucina) che corrispondono a 1,5 g di sodio: un'ulteriore prova di quanta attenzione viene dedicata dal mondo medico-scientifico a questa problematica.
Quindi è importante leggere sempre l’etichetta dei prodotti confezionati che si acquistano, in modo da valutare la quantità di sale presente. Consumare non più di 5 g di sale al giorno riduce la pressione arteriosa fino a 6-8 mmHg.
Il paziente iperteso, inoltre, dovrebbe seguire le seguenti regole dietetiche:
- aumentare il consumo di frutta e verdura fresche, ricche di fibra, vitamine e potassio. Si dovrebbe consumare un piatto di verdure a pranzo e a cena;
- consumare carne non più di tre volte alla settimana: sono da preferire le carni di pollo e tacchino, meno ricche di grasso;
- non aggiungere sale alle pietanze e nell'acqua di cottura: è già contenuto a sufficienza negli alimenti, in particolare in quelli di origine animale. Un accorgimento utile, al fine di insaporire le pietanze, è quello di aggiungere erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio), spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry), succo di limone e aceto;
- consumare alcool con moderazione: non più di due bicchieri di vino al giorno per l'uomo ed uno per la donna e ridurre il consumo di tè e caffé. Con la riduzione dell’alcool la pressione si può ridurre di 2-4 mmHg;
- aumentare il consumo di pesce fresco o surgelato, almeno 3 volte a settimana;
- moderare il consumo di dolci ed evitare le bevande zuccherate;
- evitare i formaggi stagionati e sostituirli con latticini e formaggi non salati;
- ridurre drasticamente il consumo di insaccati, scatolame, prodotti affumicati e cibi precotti. Tenere presente che il sale viene aggiunto a quasi tutti i prodotti confezionati, perché è un conservante naturale;
- utilizzare preferibilmente il pane senza sale. Nonostante, a parità di peso, la quantità di sodio contenuta nelle carni conservate è maggiore di quella del pane, il largo consumo di quest'ultimo fa si che esso possa essere considerato la più importante fonte di sodio. Inoltre, tra i prodotti trasformati che apportano sodio nella nostra dieta troviamo anche i prodotti da forno (biscotti, crackers, grissini, ma anche merendine, cornetti e cereali da prima colazione). Sono alimenti che generalmente non vengono considerati come fonte di sale e invece ne contengono più di quanto immaginiamo;
- bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
- rispettare i criteri della dieta mediterranea;
- nell’attività sportiva moderata reintegrare con la semplice acqua i liquidi perduti attraverso la sudorazione.

Gli stili di vita e le abitudini alimentari sopra citate, andrebbero seguite per almeno 6 mesi, al fine di apportare un miglioramento della pressione arteriosa. In ogni caso, anche qualora il medico decidesse di iniziare una terapia farmacologica, bisognerebbe cercare di seguire comunque uno stile di vita sano che non prescinde da una corretta alimentazione.

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