E’ un Vinitaly dai grandi numeri!
“Vi saranno ben quattro tappe quest’anno in Veneto, tra cui anche una cronometro che rischia di esser decisiva sulle colline del Valdobbiadene”, dice Vegni. Una tappa che coniuga al meglio uno sport popolare come il ciclismo all’eccellenza vinicola della doc più antica e grande d’Italia, come la zona del Prosecco-Valdobbiadene, sulla falsariga della tappa dello scorso anno tra Barbaresco e Barolo, anche se Zaia rivendica la progenie dell’idea: “la proponemmo già qualche anno fa, ed ora finalmente la facciamo. Una partnership con il Giro molto importante per noi, anche perché abbiamo lanciato itinerari ciclisti molto interessanti, in una Regione che è al numero uno per praticanti di questo sport”.
Se è per questo è anche al numero uno per l’export del vino italiano con un valore di 1, 67 miliardi di euro, sui 5,112 totali, ovvero il 33% di tutte le esportazioni del Belpaese, seguito a distanza dal Piemonte, 19,3% del totale, e dalla Toscana, al 14,9%. Il Veneto, inoltre, con 8,2 milioni di ettolitri produce il 3,2% del vino mondiale, di cui l’80% da vitigni autoctoni. “Il settore vitivinicolo è un patrimonio fondamentale per l’Italia con oltre 14 miliardi di euro di fatturato e migliaia di aziende che rappresentano con passione, innovazione e professionalità la ricchezza dei nostri territori. Vogliamo aiutare queste esperienze a crescere, liberandole da lacci burocratici che le hanno appesantite in questi anni” ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina inaugurando il Vinitaly la scorsa domenica.
Ma tornando al binomio sport-turismo, Vegni sottolinea come: “il giro è l’unica manifestazione che porta l’Italia, anche quella minore, nelle case di milioni di spettatori in tutto il mondo. Un formidabile veicolo di promozione turistico e dei prodotti del territorio, che il Veneto ha capito molto bene”. Peccato che l’Italia, come sempre, non lo ha capito molto, non riuscendo a fare sistema come, invece, fa per tutti i suoi “prodotti” la Francia, dal Turismo al Vino al, naturalmente, il Tour de France. “Noi abbiamo diversi studi sull’impatto turistico ed economico sul territorio del Giro. Ed è eclatante il dato di Belfast, città di partenza del Giro 2014, che ha registrato un più 40% di flussi turistici nel breve periodo, di cui il 70% italiani, ottenendo un multiplo per 12 rispetto all’investimento fatto. Visto che siamo in tema possiamo che il Giro è come un Expo che, però, va sul territorio tutti gli anni” chiosa Vegni.
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