Cdm, via libera a riforme Rai e ministero della Giustizia. Renzi: nessuno vuole mettere mani su tv pubblica
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma della Rai e la riorganizzazione del ministero della Giustizia. Quest'ultimo provvedimento è stato definito da Renzi, nella confrenza stampa a Palazzo Chigi, un "atto di fondamentale importanza". Per quanto riguara la tv pubblica il premier ha affermato che "nessuno vuole mettere le mani sull'azienda" e che il governo "non impone nessun decreto al Parlamento". Gli aspetti più rilevanti della riforma sono la riduzione dei membri del cda da 9 a 7, di cui 4 di nomina parlamentare, 2 governativa e 1 da parte dei dipendenti, e maggiore autonomia dei vertici aziendali.
Renzi: riorganizzazione Giustizia segnale serietà del governo - "Oggi la riorganizzazione del ministero della Giustizia passa dal libro dei sogni alla realtà" ha affermato il presidente del Consiglio. E' un "tema assolutamente cruciale" perché attraverso questa operazione si "interviene su una delle nostre carenze storiche, il numero di procedimenti pendenti" ha aggiunto il premier. "Questo meccanismo - ha proseguito - è uno dei segnali più forti del fatto che stiamo facendo sul serio. Vi segnalo che questo è il modo con cui si vanno a ridurre le inefficienze che il sistema ha: dobbiamo anche imparare, a dispetto delle opinioni politiche, a riconoscere quando le esperienze sono positive"
"Su Rai varato ddl e documento politico sul futuro" - "Con il disegno di legge sulla Rai abbiamo fatto un lavoro di due tipi. Il primo è un documento politico che racconta cosa è la Rai. Sono tre paginette su cui vorremmo che il dibattito partisse senza spirito da tifoserie, perché se parliamo di Rai, parliamo non solo di una grande azienda europea, ma di un patrimonio del paese che appartiene ai cittadini" ha spiegato il premier.
"Nessuno vuole mettere mani su azienda" - Il ddl sulla Rai contiene "alcune piccole modifiche della governance della Rai che offriamo al dibattito parlamentare: nessuno di noi vuole mettere le mani sulla Rai, la tesi contraria cozza con la realtà. E' il contrario. Se la maggioranza vuole mettere le mani sulla Rai, basta che stia ferma e si affidi alla legge Gasparri" ha detto Renzi. Sulla riforma della Rai "non imponiamo alcun decreto al Parlamento, chiediamo al Parlamento di discutere" ha aggunto.
"A Vigilanza poteri controllo e indirizzo" - "La Rai deve essere liberata dal dibattito frustrante che troppo spesso si regista tra le forze politiche. Qualcuno voleva abolire la Commissione di Vigilanza, ma abbiamo sottolineato l'importanza di mantenerla, perché il Parlamento deve controllare e indirizzare ma non può intervenire su budget del direttore, che deve avere la sua autonomia" ha detto Renzi.
"Cda di 7 membri, 2 nominati da governo" - Il Cda della Rai passerà da nove "a 7 membri. Quattro dei 7 membri saranno eletti dal Parlamento, due dalla Camera e due dal Senato. Due membri saranno di nomina governativa" e uno sarà eletto dai dipendenti, ha spiegato il premier.
"Vertice azienda non renderà conto a correnti" - Riduzione dei membri del Cda e semplificazione. Individuazione di un responsabile, come avviene in tutte le nostre riforme. Il cda fa il cda e la commissione vigila: chi gestisce l'azienda non deve più rendere conto ai bilancini delle singole correnti dei partiti" ha dichiarato il presidente del Consiglio.
"Per la prima volta dipendenti in cda" - Per la prima volta con la riforma della Rai diamo la possibilità ai dipendenti di indicare uno dei sette membri del cda, che sarà votato dai lavoratori in assemblea. E' un modello che mi piace moltissimo ma che per la prima volta si attua nella P.a. in Italia" ha detto il premier.
"In ddl c'è delega per semplificare canone" - Nel ddl sulla riforma della Rai c'è una delega a sciogliere il "nodo" legato al canone. "C'è l'idea di riflettere su questo modello e semplificarlo" per "combattere un'evasione allucinante per cui i cittadini onesti lo pagano e altri che si rifiutano" ha annunciato Renzi.
"Anche se Parlamento lento no a decreto" - "Non faremo il decreto": se il Parlamento entro luglio non approverà la riforma della Rai "si terranno la Gasparri" per eleggere il nuovo cda. "Il Parlamento è sovrano" ha affermato il premier
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