Terracina candidata a capitale italiana della cultura
Il consiglio comunale ha approvato oggi all’unanimità,
anche se con qualche sostanziale distinguo, la mozione proposta dal PD
di candidare Terracina a capitale italiana della cultura 2016-2017.
Illustrata dal capogruppo A. Di Tommaso essa aveva lo scopo preciso di aprire nella città un proficuo dibattito sulle seguenti istanze politiche:
● stimolare una cultura della progettazione integrata e della pianificazione strategica;
● sollecitare le città e i territori a considerare lo sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico e di una maggiore coesione sociale;
● valorizzare i beni culturali e paesaggistici;
● migliorare i servizi rivolti ai turisti;
● sviluppare le Industrie culturali e creative;
● favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana.
Non più quindi la valorizzazione del singolo monumento e della città come entità avulsa da un contesto, ma un vero e proprio manifesto volto a collocare Terracina in un distretto culturale più ampio.
Certo stupisce che chi governa la città non abbia colta tale opportunità e che debba essere stato il PD a proporla, come dire a quali istanze e priorità è rivolta la loro attenzione? Come pure le proposte da mettere in campo per rispondere al bando, lette dall’assessore attraverso un comunicato scritto, sono apparse tutto meno che un dossier articolato per candidarsi a ricoprire tale ruolo.
E pure le iniziative in città non mancano, spesso hanno anche un respiro nazionale ed internazionale, associazioni e singoli in grado di proporre cultura e declinarla in rappresentazioni interessanti non latitano. L’immenso patrimonio con tutta la sua potenza espressiva, forse contaminato e corrotto dal tempo e dall’incuria, è li da sempre. E allora cosa manca a Terracina per raggiungere questo risultato ed elaborare un dossier che sia degno di farci competere alla pari con le migliori città italiane?
Manca la capacità di indirizzo e governo dei processi in grado di fare della cultura, anche e non solo, l’impresa culturale in grado di promuovere la coesione e lo sviluppo sociale ed economico di una intera comunità. Oggi manca a Terracina il governo politico per poter realizzare tutto ciò ed è questa la sfida che con tale proposta il PD ha voluto lanciare all’amministrazione Procaccini. Redigere un dossier che sia anche un manifesto politico.
Solo allora Terracina potrà dire di aver vinto la sua sfida di città candidata ad esercitare un ruolo di protagonismo, non solo ed esclusivamente in ambito culturale, ma in tutti i settori nell’intero scacchiere del territorio pontino, regionale, nazionale ed europeo.
Illustrata dal capogruppo A. Di Tommaso essa aveva lo scopo preciso di aprire nella città un proficuo dibattito sulle seguenti istanze politiche:
● stimolare una cultura della progettazione integrata e della pianificazione strategica;
● sollecitare le città e i territori a considerare lo sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico e di una maggiore coesione sociale;
● valorizzare i beni culturali e paesaggistici;
● migliorare i servizi rivolti ai turisti;
● sviluppare le Industrie culturali e creative;
● favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana.
Non più quindi la valorizzazione del singolo monumento e della città come entità avulsa da un contesto, ma un vero e proprio manifesto volto a collocare Terracina in un distretto culturale più ampio.
Certo stupisce che chi governa la città non abbia colta tale opportunità e che debba essere stato il PD a proporla, come dire a quali istanze e priorità è rivolta la loro attenzione? Come pure le proposte da mettere in campo per rispondere al bando, lette dall’assessore attraverso un comunicato scritto, sono apparse tutto meno che un dossier articolato per candidarsi a ricoprire tale ruolo.
E pure le iniziative in città non mancano, spesso hanno anche un respiro nazionale ed internazionale, associazioni e singoli in grado di proporre cultura e declinarla in rappresentazioni interessanti non latitano. L’immenso patrimonio con tutta la sua potenza espressiva, forse contaminato e corrotto dal tempo e dall’incuria, è li da sempre. E allora cosa manca a Terracina per raggiungere questo risultato ed elaborare un dossier che sia degno di farci competere alla pari con le migliori città italiane?
Manca la capacità di indirizzo e governo dei processi in grado di fare della cultura, anche e non solo, l’impresa culturale in grado di promuovere la coesione e lo sviluppo sociale ed economico di una intera comunità. Oggi manca a Terracina il governo politico per poter realizzare tutto ciò ed è questa la sfida che con tale proposta il PD ha voluto lanciare all’amministrazione Procaccini. Redigere un dossier che sia anche un manifesto politico.
Solo allora Terracina potrà dire di aver vinto la sua sfida di città candidata ad esercitare un ruolo di protagonismo, non solo ed esclusivamente in ambito culturale, ma in tutti i settori nell’intero scacchiere del territorio pontino, regionale, nazionale ed europeo.
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