L’Italia
ha introdotto una tassa ambientale (l’ecotassa) che disincentiva lo smaltimento
in discarica. Ogni comune paga alla Regione un tributo in base alle tonnellate
di rifiuti che conferisce in discarica. La legge però non ha portato gli esiti
sperati. A spiegarlo è il rapporto di Legambiente "Ridurre
e riciclare prima di tutto" (novembre 2013) curato da Stefano Ciafani,
Giorgio Zampetti, Marco Mancini e Mirko Laurenti.
Buongiorno
Stefano Ciafani. Dal Rapporto emerge che le 19 Regioni italiane (comprese le
Province Autonome di Trento e Bolzano) hanno una propria ecotassa rimodulata con
criteri diversi. Ne viene fuori una situazione frammentata. C’è una politica
ambientale relativa alle discariche differente in ogni regione. Il risultato è
che ci sono province italiane in cui lo smaltimento in discarica costa meno
(specialmente nel sud Italia) e altre in cui costa di più. Condivide questa
analisi?
«È
proprio così. L’ecotassa, il tributo regionale per lo smaltimento in discarica,
è uno strumento nato nel 1995 per uniformare nel Paese la penalizzazione
economica dello smaltimento in discarica, ma è stato utilizzato, in realtà, in
maniera diversificata (con due piccole eccezioni positive che descriverò più
avanti): c’è solo una cosa che contraddistingue la gran parte delle esperienze
negative: questa tassa ambientale non viene utilizzata con lo stesso spirito con
cui è stata istituita. È vero, viene fatta pagare nella gran parte delle regioni
italiane, senza però, che vengano premiate le esperienze migliori, né che
vengano sfavorite quelle peggiori. In altre parole l’ecotassa, non penalizza
veramente lo smaltimento in discarica, perché nella gran parte delle regioni
questa tassa è troppo bassa. Quasi mai viene fatto pagare il massimo previsto
dalle legge che è di 25,82 euro/tonnellata e solo in rarissimi casi ci sono
delle premialità per i comuni o i bacini di ambiti territoriali più virtuosi.
Questo è sbagliato. Per questo motivo non si riesce ad archiviare lo smaltimento
in discarica, come è necessario fare in tutto il Paese e non solo in alcune
regioni».
Quali
sono l’esperienze positive che emergono dal rapporto?
«Negli
ultimi anni sono sostanzialmente due le esperienze positive, la prima, un po’
più datata nel tempo è stata quella della regione Sardegna, che fino a 10 anni
fa era l’ultima regione d’Italia per percentuale di raccolta differenziata
insieme al Molise, parliamo di pochi punti percentuali. È una regione che
portava i suoi rifiuti sostanzialmente in discarica. Poi è arrivata la
rivoluzione sarda, perché di questo si è trattato: si è concretizzata grazie a
quella legge regionale con cui qualche anno fa, mi sembra il 2006, la Regione
istituisce un’ecotassa sia per lo smaltimento dei rifiuti in discarica che per
il conferimento dei rifiuti negli impianti di trattamento del rifiuto
indifferenziato. Inoltre, da un lato, prevede penalità economiche per i comuni
che non avevano attivato la raccolta differenziata della frazione organica, e
dall’altro, premialità per i comuni che facevano invece la raccolta
differenziata della frazione organica (umido, ndr). Questo ha permesso alla
Sardegna, negli anni successivi, di fare dei balzi in termini percentuale di
raccolta differenziata. In un anno ad un certo punto, aumentò anche di 10 punti
percentuali. Ora ha un po’ rallentato la sua crescita (nel 2013, ha raggiunto il
51%), ma rimane una delle migliori esperienze del centro-sud Italia».
Oltre
alla Sardegna, il rapporto mette in evidenza l’esperienza delle Marche, come
funziona l’ecotassa in questa regione?
«Negli
anni successivi si è consolidata un’esperienza ancora più importante che è
quella della Regione Marche. Individuato un meccanismo di premialità che è
risultato ancora più efficace. Lo sconto sull’ecotassa aumenta in base alla
percentuale di raccolta differenziata. Se sei sotto gli obiettivi di legge, il
65%, paghi il massimo. Se il comune aumenta di una certa percentuale oltre la
soglia di legge, ad esempio se raggiunge il 70% di raccolta differenziata ha un
certo sconto, se raggiunge il 75% ne ha uno superiore, e così via, insomma fare
la raccolta differenziata nelle Marche conviene anche economicamente, grazie a
questi sconti progressivi. Più è alta la differenziata, più è alto lo sconto.
Questo ha portato la Regione Marche a fare dei grossi balzi in avanti, come
aveva fatto la Sardegna. Secondo i dati ISPRA nel 2013 le Marche hanno raggiunto
il 55% di raccolta differenziata. Sono la quarta regione per differenziata. Le
Marche hanno superato il Piemonte e la Lombardia. Prima di loro c’è il Veneto
(64,6%), il Trentino Alto Adige (64,6%) e il Friuli Venezia Giulia (59,1%).
Questo ha reso possibile la rivoluzione marchigiana che per certi versi è stata
più significativa della Sardegna».
Non
basta dunque applicare l’ecotassa, va rimodulata in base a dei criteri che siano
ancorati agli obiettivi di legge in percentuale della raccolta di
differenziata.
«Esatto.
Il modello è proprio quello marchigiano ormai. Si deve, cioè, non solo
penalizzare economicamente lo smaltimento in discarica, fissando a 25 euro a
tonnellata l’ecotassa per tutti i comuni. Ma occorre fare degli sconti su quei
25 euro, sempre più alti, se la percentuale è più alta del 65%. Questo è
l’esempio da seguire».
Legambiente
ha presentato in questi giorni il Green Act: ha previsto
qualcosa anche per quanto riguarda l’ecotassa? Andrebbe, a questo punto,
riscritta anche la legge a livello nazionale in modo tale da uniformare discorso
di premialità/penalità per tutte le regioni. È questo un nuovo obiettivo che
dovrebbe essere seguito?
«Il
discorso fatto finora si basa sulla legge vigente del 1995. Sono passati 20
anni, è una legge datata. Fissare una soglia massima dell’ecotassa di 25,82 euro
è un qualcosa di anacronistico. Perché se in una regione lo smaltimento in
discarica costa solo 40 euro a tonnellata di rifiuti, anziché 70 euro o 100
euro, e nelle zone del sud Italia ci sono ancora queste situazioni (e la Puglia
è tra queste), è chiaro che anche con una rimodulazione al massimo dell’ecotassa
di 25 euro, in quei territori rimarrà sempre, pur arrivando a 65 euro,
conveniente la discarica. Perciò, il Parlamento italiano deve cambiare la legge
sull’ecotassa, cambiando la soglia massima da 25 euro e introducendo una soglia
minima di 50 euro a tonnellata. E poi ci devono essere da una parte degli sconti
progressivi, in base al superamento del 65%, del 75% o del 85%, sul modello
della legge regionale delle Marche. E poi c’è un’altra cosa che deve cambiare:
solo una parte degli introiti, il 20%, viene data agli uffici ambientali
regionali, e di questa piccola parte, solo un quinto, finisce effettivamente al
ciclo dei rifiuti. In conclusione quello che diciamo noi è: alzare la soglia
massima in soglia minima da 50 euro, e poi fare in modo che il 100% dei proventi
da ecotassa regionale, vengano destinati al ciclo dei rifiuti».
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