di
Giovanni Fez
Le
parole
pronunciate a Pretoria, in Sud Africa, da Paterson sono destinate a
sollevare polemiche, ma intanto è l’ennesima espressione di una lobby che preme
su più fronti senza mollare mai. Secondo Paterson la “food revolution” africana
deve essere basata sugli OGM, che nutriranno il continente e che ha addirittura
definito protagonisti della green revolution. Scienziati e governi che cercano
di mettere un freno all’imperversare degli OGM, i cui rischi per la salute e
l’ambiente peraltro sono già documentati, vengono definiti dall’ex ministro
britannico come coloro che «voltano la schiena al progresso» e che «con le loro
politiche condannano miliardi di persone alla povertà, alla fame e al
sottosviluppo».
Quindi
sarebbero contro il progresso le parole del primo ministro russo Dmitry Medvedev,
secondo cui «possiamo nutrirci con prodotti normali, comuni, non geneticamente
modificati»? Medvedev ha aggiunto: «Se gli americani vogliono mangiare quei
prodotti, che facciano. Noi non ne abbiamo bisogno, abbiamo sufficiente spazio e
opportunità per produrre cibo biologico».
Paterson
dovrebbe anche leggere il documento stilato da 24 delegati di 18 Stati africani
inviato all’ONU nel 1998: «Ci opponiamo fermamente al fatto che l’immagine della
povertà e della fame nei nostri Paesi siano usate dalle grandi multinazionali
per spingere tecnologie che non sono sicure, né compatibili con l’ambiente né
economicamente vantaggiose per noi. Non crediamo che queste multinazionali o le
tecnologie genetiche aiuteranno i nostri agricoltori a produrre il cibo
necessario per il XXI secolo. Al contrario, pensiamo che distruggeranno la
biodiversità, le conoscenze locali e il sistema dell’agricoltura sostenibile che
i nostri contadini hanno sviluppato in migliaia di anni; questo metterà a
repentaglio la nostra capacità di nutrirci».
Paterson
dovrebbe anche informarsi su cosa ha detto Viva
Kermani quando ha parlato della situazione dell’India: «È irresponsabile
affermare che nel nostro paese migliaia di persone muoiono ogni giorno di fame e
che gli OGM sono la soluzione. Quando la nostra gente ha fame o è malnutrita,
non è per mancanza di cibo ma perché il loro diritto alla sicurezza e al cibo
nutriente viene negato».
L’ex
ministro britannico, e tanti altri come lui, pare proprio bravo nell’utilizzare
la retorica per smuovere sentimenti ed emozioni, ma questo non ha nulla a che
fare col progresso e la scienza e non fa che sviare l’attenzione dalle vere
cause della fame e della povertà.
I
sostenitori degli OGM ripetono costantemente che questa tecnologia risolverà il
problema della fame e nutrirà la popolazione mondiale. Le lobby del biotech ci
ripetono che gli OGM sono essenziali, che permettono ai contadini di affrontare
meglio i cambiamenti climatici, che hanno più resa. Ma la falsità di tutto ciò è
stato ormai ampiamente dimostrato. Prendiamo per esempio il rapporto che lo
scorso anno è stato pubblicato dal Canadian Biotechnology Action Network (CBAN),
secondo cui la fame è causata dalla povertà e dalla diseguaglianza e che già si
produce abbastanza cibo per tutti ed era così anche nel 2008, ai tempi del picco
della crisi alimentare mondiale. Secondo il rapporto, l’attuale produzione
alimentare mondiale fornisce abbastanza cibo per nutrire dieci miliardi di
persone e le crisi dei prezzi non dipendono dalla scarsità di alimenti. Inoltre,
il CBAN fa notare come gli OGM oggi sul mercato non siano affatto finalizzati a
risolvere il problema della fame nel mondo. Quattro cereali OGM coprono la quasi
totalità dei terreni nel mondo coltivati con questi alimenti modificati e tutti
e quattro sono stati sviluppati per l’agrindustria su larga scala, soprattutto
utilizzati per produrre carburanti, per il cibo industriale e per i mangimi
degli animali. Il rapporto canadese chiarisce anche che gli OGM non hanno
aumentato i raccolti né gli introiti degli agricoltori, portano ad un aumento
nell’uso di pesticidi e provocano danni all’ambiente. In India dove si coltiva
il cotone Bt non è diminuito l’uso di pesticidi.
Paterson
parla di pratiche agricole anacronistiche e primitive che affamano milioni di
persone e distruggono l’ecologia, ma ciò che dice non ha il minimo fondamento
nella realtà, sta solo giocando con la paura e le emozioni.
Moltissimi
documenti ufficiali sostengono he per risolvere il problema della fame nelle
regioni povere occorre supportare metodi agro-ecologici e sostenibili,
rafforzando le economia alimentari locali. Si veda qui
per il rapporto dell’ONU, qui
per un altro documento ufficiale, qui
per l’ONU Special Rapporteur sul diritto al cibo, qui
per il documento di 400 esperti.
Si
veda anche questo
documento che attesta come gli OGM non siano necessari per nutrire la
popolazione mondiale.
Quindi...
Paterson da dove ha preso le informazioni sulle quali ha basato le sue
dichiarazioni? Beh, si può intuire la risposta. L’esperienza con gli OGM
dimostra che in questo modo la sicurezza alimentare è messa in pericolo e che si
creano problemi ambientali, sociali ed economici (si veda questo rapporto di GRAIN
e questo articolo di Helena
Paul che documenta l’ecocidio e il genocidio in Sud America a causa
dell’imposizione delle colture OGM).
Ma
tutto sommato non deve sorprendere che Paterson dica certe cose. Come ministro
dell’Ambiente ha favorito le partnership con enti pro OGM, come l’Agricultural
Biotechnology Council (ABC), che è sostenuta da multinazionali quali Monsanto,
Syngenta and Bayer CropScience. E... secondo voi chi sostiene ciò che anche
Paterson sostiene lo fa in buona fede? Senza conflitto di interesse?
E
la retorica dell’evidenza scientifica che contraddice ciò che gli OGM in realtà
hanno mostrato di causare? Leggete qui, quello che scrive Global
Research.
E
anche in Italia non mancano certe
uscite.
In
realtà sono la speculazione e il modello del business industriale a portare alla
fame, alla povertà, al land grabbing, alla scomparsa delle aziende agricole
familiari in nome degli interessi delle grandi multinazionali.
Daniel
Maingi lavora con i piccoli agricoltori in Kenya e appartiene all’organizzazione
Growth Partners for Africa. Maingi è nato in una fattoria nel Kenya orientale e
ha studiato agronomia. Si ricorda bene di quando la sua famiglia coltivava e
mangiava una grande varietà di cereali, legumi e frutti. Dopo lo Structural
Adjustment Programmes negli anni ’80 e ’90 e la cosiddetta green revolution,
tutto è stato sostituito dal mais, solo e sempre mais. E la gente ha cominciato
a mangiare solo mais, cereale peraltro che ha bisogno di acqua, cosa che in
Africa rappresenta un problema, e ha portato a un uso massiccio di fertilizzanti
che hanno ucciso l’importantissima flora batterica del terreno. Growth Partners
Africa lavora con i contadini per nutrire il terreno con sostanze organiche
naturali, per usare meno acqua e aumentare la varietà. Per Maingi la sovranità
alimentare in Africa significa tornare all’agricoltura e all’alimentazione che
c’erano prima dei massicci investimenti occidentali.
Mariam
Mayet dell’African Centre for Biosafety in Sud Africa spiega come molte nazioni
stiano finanziando gli agricoltori affinché comprino fertilizzanti, aderiscano
al modello di agricoltura industriale e diventino dipendenti dalle
multinazionali per le sementi.
Elizabeth
Mpofu, di Via Campesina, coltiva un’ampia varietà di cereali in Zimbabwe.
Durante una recente siccità, i vicini che usavano fertilizzanti chimici hanno
perso gran parte del raccolto. Lei invece ha raccolto sorgo, grano e miglio
coltivati con i metodi agro-ecologici: controllo naturale dei parassiti,
fertilizzanti organici e cereali adatti all’ambiente.
Daniel
Maingi accusa inoltre di condotte fuorvianti e sbagliate la Banca Mondiale, il
Fondo Monetario Internazionale e la Gates Foundation che ha
rapporti strettissimi con l’Alliance for a Green Revolution in Africa
(AGRA).
Le
multinazionali dell’agritech continuano a ripetere che hanno la risposta alla
fame e alla povertà, in realtà hanno già fatto fin
troppi danni.
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