martedì 3 marzo 2015

MA VERAMENTE CHI RIFIUTA GLI OGM CONDANNA L’AFRICA ALLA FAME?


di Giovanni Fez
Le parole pronunciate a Pretoria, in Sud Africa, da Paterson sono destinate a sollevare polemiche, ma intanto è l’ennesima espressione di una lobby che preme su più fronti senza mollare mai. Secondo Paterson la “food revolution” africana deve essere basata sugli OGM, che nutriranno il continente e che ha addirittura definito protagonisti della green revolution. Scienziati e governi che cercano di mettere un freno all’imperversare degli OGM, i cui rischi per la salute e l’ambiente peraltro sono già documentati, vengono definiti dall’ex ministro britannico come coloro che «voltano la schiena al progresso» e che «con le loro politiche condannano miliardi di persone alla povertà, alla fame e al sottosviluppo».
Quindi sarebbero contro il progresso le parole del primo ministro russo Dmitry Medvedev, secondo cui «possiamo nutrirci con prodotti normali, comuni, non geneticamente modificati»? Medvedev ha aggiunto: «Se gli americani vogliono mangiare quei prodotti, che facciano. Noi non ne abbiamo bisogno, abbiamo sufficiente spazio e opportunità per produrre cibo biologico».
Paterson dovrebbe anche leggere il documento stilato da 24 delegati di 18 Stati africani inviato all’ONU nel 1998: «Ci opponiamo fermamente al fatto che l’immagine della povertà e della fame nei nostri Paesi siano usate dalle grandi multinazionali per spingere tecnologie che non sono sicure, né compatibili con l’ambiente né economicamente vantaggiose per noi. Non crediamo che queste multinazionali o le tecnologie genetiche aiuteranno i nostri agricoltori a produrre il cibo necessario per il XXI secolo. Al contrario, pensiamo che distruggeranno la biodiversità, le conoscenze locali e il sistema dell’agricoltura sostenibile che i nostri contadini hanno sviluppato in migliaia di anni; questo metterà a repentaglio la nostra capacità di nutrirci».
Paterson dovrebbe anche informarsi su cosa ha detto Viva Kermani quando ha parlato della situazione dell’India: «È irresponsabile affermare che nel nostro paese migliaia di persone muoiono ogni giorno di fame e che gli OGM sono la soluzione. Quando la nostra gente ha fame o è malnutrita, non è per mancanza di cibo ma perché il loro diritto alla sicurezza e al cibo nutriente viene negato».
L’ex ministro britannico, e tanti altri come lui, pare proprio bravo nell’utilizzare la retorica per smuovere sentimenti ed emozioni, ma questo non ha nulla a che fare col progresso e la scienza e non fa che sviare l’attenzione dalle vere cause della fame e della povertà.
I sostenitori degli OGM ripetono costantemente che questa tecnologia risolverà il problema della fame e nutrirà la popolazione mondiale. Le lobby del biotech ci ripetono che gli OGM sono essenziali, che permettono ai contadini di affrontare meglio i cambiamenti climatici, che hanno più resa. Ma la falsità di tutto ciò è stato ormai ampiamente dimostrato. Prendiamo per esempio il rapporto che lo scorso anno è stato pubblicato dal Canadian Biotechnology Action Network (CBAN), secondo cui la fame è causata dalla povertà e dalla diseguaglianza e che già si produce abbastanza cibo per tutti ed era così anche nel 2008, ai tempi del picco della crisi alimentare mondiale. Secondo il rapporto, l’attuale produzione alimentare mondiale fornisce abbastanza cibo per nutrire dieci miliardi di persone e le crisi dei prezzi non dipendono dalla scarsità di alimenti. Inoltre, il CBAN fa notare come gli OGM oggi sul mercato non siano affatto finalizzati a risolvere il problema della fame nel mondo. Quattro cereali OGM coprono la quasi totalità dei terreni nel mondo coltivati con questi alimenti modificati e tutti e quattro sono stati sviluppati per l’agrindustria su larga scala, soprattutto utilizzati per produrre carburanti, per il cibo industriale e per i mangimi degli animali. Il rapporto canadese chiarisce anche che gli OGM non hanno aumentato i raccolti né gli introiti degli agricoltori, portano ad un aumento nell’uso di pesticidi e provocano danni all’ambiente. In India dove si coltiva il cotone Bt non è diminuito l’uso di pesticidi.
Paterson parla di pratiche agricole anacronistiche e primitive che affamano milioni di persone e distruggono l’ecologia, ma ciò che dice non ha il minimo fondamento nella realtà, sta solo giocando con la paura e le emozioni.
Moltissimi documenti ufficiali sostengono he per risolvere il problema della fame nelle regioni povere occorre supportare metodi agro-ecologici e sostenibili, rafforzando le economia alimentari locali. Si veda qui per il rapporto dell’ONU, qui per un altro documento ufficiale, qui per l’ONU Special Rapporteur sul diritto al cibo, qui per il documento di 400 esperti.
Si veda anche questo documento che attesta come gli OGM non siano necessari per nutrire la popolazione mondiale.
Quindi... Paterson da dove ha preso le informazioni sulle quali ha basato le sue dichiarazioni? Beh, si può intuire la risposta. L’esperienza con gli OGM dimostra che in questo modo la sicurezza alimentare è messa in pericolo e che si creano problemi ambientali, sociali ed economici (si veda questo rapporto di GRAIN e questo articolo di Helena Paul che documenta l’ecocidio e il genocidio in Sud America a causa dell’imposizione delle colture OGM).
Ma tutto sommato non deve sorprendere che Paterson dica certe cose. Come ministro dell’Ambiente ha favorito le partnership con enti pro OGM, come l’Agricultural Biotechnology Council (ABC), che è sostenuta da multinazionali quali Monsanto, Syngenta and Bayer CropScience. E... secondo voi chi sostiene ciò che anche Paterson sostiene lo fa in buona fede? Senza conflitto di interesse?
E la retorica dell’evidenza scientifica che contraddice ciò che gli OGM in realtà hanno mostrato di causare? Leggete qui, quello che scrive Global Research.
E anche in Italia non mancano certe uscite.
In realtà sono la speculazione e il modello del business industriale a portare alla fame, alla povertà, al land grabbing, alla scomparsa delle aziende agricole familiari in nome degli interessi delle grandi multinazionali.
Daniel Maingi lavora con i piccoli agricoltori in Kenya e appartiene all’organizzazione Growth Partners for Africa. Maingi è nato in una fattoria nel Kenya orientale e ha studiato agronomia. Si ricorda bene di quando la sua famiglia coltivava e mangiava una grande varietà di cereali, legumi e frutti. Dopo lo Structural Adjustment Programmes negli anni ’80 e ’90 e la cosiddetta green revolution, tutto è stato sostituito dal mais, solo e sempre mais. E la gente ha cominciato a mangiare solo mais, cereale peraltro che ha bisogno di acqua, cosa che in Africa rappresenta un problema, e ha portato a un uso massiccio di fertilizzanti che hanno ucciso l’importantissima flora batterica del terreno. Growth Partners Africa lavora con i contadini per nutrire il terreno con sostanze organiche naturali, per usare meno acqua e aumentare la varietà. Per Maingi la sovranità alimentare in Africa significa tornare all’agricoltura e all’alimentazione che c’erano prima dei massicci investimenti occidentali.
Mariam Mayet dell’African Centre for Biosafety in Sud Africa spiega come molte nazioni stiano finanziando gli agricoltori affinché comprino fertilizzanti, aderiscano al modello di agricoltura industriale e diventino dipendenti dalle multinazionali per le sementi.
Elizabeth Mpofu, di Via Campesina, coltiva un’ampia varietà di cereali in Zimbabwe. Durante una recente siccità, i vicini che usavano fertilizzanti chimici hanno perso gran parte del raccolto. Lei invece ha raccolto sorgo, grano e miglio coltivati con i metodi agro-ecologici: controllo naturale dei parassiti, fertilizzanti organici e cereali adatti all’ambiente.
Daniel Maingi accusa inoltre di condotte fuorvianti e sbagliate la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e la Gates Foundation che ha rapporti strettissimi con l’Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA).

Le multinazionali dell’agritech continuano a ripetere che hanno la risposta alla fame e alla povertà, in realtà hanno già fatto fin troppi danni.

Nessun commento:

Posta un commento