IL
DANNO NON CALCOLATO. LA CAPITALIZZAZIONE DI ACQUALATINA NON È STATA PAGATA DAI
COMUNI
di
Graziella Di Mambro
È
l’ipotesi peggiore e loro l’hanno fatta, non ha valore di indagine contabile ma
i numeri, nelle analisi, sono sempre importanti. Il Comitato acqua pubblica
ribadisce che il comportamento dei sindaci nel controllo della gestione del
servizio idrico in provincia di Latina ha causato un «danno erariale» agli enti
che rappresentano al fine di fare un favore ad Acqualatina.
Non
è un’accusa nuova quella del danno erariale ai Comuni derivante da un certo tipo
di atteggiamento lassista adottato nella conferenza dei sindaci, che dovrebbe
controllare lo svolgimento della gestione del servizio idrico, dalle spese di
manutenzione alle tariffe. Ma questa volta pesano alcune cifre riferite ai
canoni che la società Acqualatina dovrebbe pagare (per contratto di convenzione)
ai Comuni in virtù del fatto che usa le reti e le sorgenti esistenti sul
territorio e di cui erano titolari i Comuni (le hanno pagate in origine
direttamente o attraverso mutui). Questi canoni la società non li ha mai versati
e infatti essa stessa li ha messi in bilancio fino a novembre 2011 sotto la voce
debiti, per un totale di 7.933mila euro. Testualmente in bilancio è scritto
«canone concessorio anni 2003-2011». Perché i Comuni hanno accettato di buon
grado di rinunciare a somme così rilevanti? Stando agli atti allegati ai bilanci
della società incrociati con quelli dei bilanci della Provincia di Latina si
scopre che hanno fatto di peggio. Hanno accettato che l’amministrazione
provinciale di Latina scrivesse nella relazione ai propri bilanci che il mutuo
acceso dall’ente di via Costa per pagare la capitalizzazione della società
venisse pagato con quei canoni. In altri termini: Acqualatina deve pagare dal
2003 una sorta di «affitto» ai Comuni per le reti che si è presa per distribuire
l’acqua, ma non lo paga; nel frattempo i Comuni devono versare dei soldi per le
quote di capitale di Acqualatina, ma non lo fanno e al loro posto paga la
Provincia tramite un mutuo ventennale (per 12 milioni di euro); la Provincia
afferma che il mutuo lo pagherà attraverso la restituzione dell’equivalente dei
canoni che Acqualatina paga ai Comuni e poi i Comuni «girano» alla Provincia
medesima per pagare le rate di mutuo. Ma Acqualatina quei soldi non li versa per
sette anni. E allora chi ha pagato il mutuo delle quote di capitalizzazione?
L’ente di via Costa, che non è stato rimborsato però. E i Comuni hanno accettato
tutto questo, hanno dunque rinunciato ai canoni e lasciato che il carico
finanziario delle quote di capitale fosse in capo al bilancio della Provincia.
Un pasticcio di cui non si sono accorti oppure hanno fatto finta di non
accorgersi gli assessori al bilancio di Provincia e Comuni, sfuggito pure ai
revisori dei conti, una partita di giro che può effettivamente aver causato un
danno erariale per circa 12 milioni di euro complessivi spalmabili sui vari
Comuni aderenti al servizio idrico integrato. E che può venir fuori adesso, in
fase di accertamento della Corte dei Conti sulla procedura di capitalizzazione
di Acqualatina S.p.A.
LE
GIUSTIFICAZIONI SCRITTE IN VIA COSTA
Nel
giro dei conti che non tornano mai entra sempre l’amministrazione provinciale,
che offre sponde finanziarie alla società mista pubblico privata che si occupa
di acqua. La Provincia e il suo presidente Armando Cusani, sanno che la cosa va
spiegata, e infatti l’ente negli atti ufficiali relativi alle anticipazioni
finanziarie fatte in favore di Acqualatina scrive: «... in ordine alle spese
effettuate per conto dell’Ato4 Latina, che questo ente, in forza di quanto
stabilito con atti del Consiglio provinciale e dell’assemblea dei sindaci
componenti dello stesso Ato 4, provvede, in anticipazione quale ente di
coordinamento, alle spese di funzionamento della segreteria tecnica operativa
dell’Ato4, fin dalla sua istituzione ed ha attivato con la Cassa Depositi e
Prestiti per conto di tutti i Comuni componenti, appositi mutui per la
sottoscrizione del capitale di parte pubblica della società mista
pubblico-privata Acqualatina, gestore del servizio idrico.... Tali oneri sono
rimborsati annualmente dalla stessa società Acqualatina, con la retrocessione
alla Provincia di Latina dei canoni concessori dovuti ai Comuni componenti
l’Ato4 con l’aggiunta di oneri legali». È noto, invece, dai bilanci di
Acqualatina che nonostante le anticipazioni della Provincia sussistano dal 2003,
fino al novembre del 2011 la società Acqualatina non ha rimborsato i canoni
perché l’equivalente degli stessi erano iscritto in bilancio come uno dei debiti
della società. Perché gli assessori al bilancio di via Costa e il collegio dei
revisori dei conti hanno accettato che si accumulasse un simile credito in danno
delle casse dell’amministrazione provinciale? E ci sarebbe anche un’altra
domanda. Tutto questo debito si è accumulato perché i Comuni non avevano la
possibilità di versare subito le rispettive quote di capitale e al loro posto lo
ha fatto la Provincia; dunque i singoli Comuni hanno aderito alla composizione
di una società per azioni finalizzata alla gestione del servizio idrico senza
avere la disponibilità finanziaria per acquistare le quote. Quando mai una cosa
del genere si vede nel mondo finanziario privatistico vero? Quando mai un signor
Rossi qualsiasi decide di entrare in una spa senza avere denaro per comprare
pacchetti di azioni? Nessuno lo fa, a meno che non è sicuro che altri pagheranno
al suo posto senza fare troppe storie. In questo caso «altri« è stata la
Provincia. In fondo si tratta di soldi pubblici del bilancio di via Costa.
IL
COMITATO CIVICO: QUALCUNO PRIMA O POI DOVRÀ SPIEGARE COSA È SUCCESSO
I
debiti che secondo il Comitato acqua pubblica gravano in modo «occulto» sugli
enti pubblici non sono solo quelli dei canoni concessori, che comunque a partire
da dicembre 2011 Acqualatina dovrebbe restituire a rate per pagare il mutuo
dell’amministrazione provinciale. Ci sarebbero anche altre voci simili.
«Quando
Acqualatina è subentrata nel servizio - dice Alberto De Monaco, presidente del
Comitato - si è presa anche delle opere sulle quali erano stati accesi mutui e
che avrebbe dovuto continuare a pagare. Invece sappiamo che fino al 2011 il
debito accumulato dalla società per il rimborso delle rate mutui già pagate dai
Comuni ma non restituite come previsto dal contratto di convenzione era pari a
oltre 8,2 milioni di euro, cui si aggiunge il debito di quasi 8 milioni per i
canoni concessori non versati; e poi ci sono i canoni non pagati ai Consorzi di
Bonifica per oltre 13 milioni di euro per gli anni dal 2003 al 2010 (una parte
di questo debito è stato iscritto a ruolo da Gerit e viene rimborsato a rate da
Acqualatina ma è comunque oggetto di contenzioso legale sull’entità ndc)».
Difficile ipotizzare come si uscirà da un simile groviglio di debiti che prima o
poi qualcuno dovrà pagare, altrimenti sono a rischio i bilanci di molti enti
pubblici (dalla Provincia stessa ai Consorzi di Bonifica). Può aiutare in
effetti una buona analisi sulla trasparenza e la correttezza delle scelte
finanziarie fatte sin qui e va in questo senso l’indagine appena avviata dalla
Procura regionale presso la Corte dei Conti che coinvolge tutti i Comuni soci di
Acqualatina S.p.A. e sfiora in qualche modo l’amministrazione provinciale che ha
«coperto» i Comuni medesimi.
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