sabato 8 dicembre 2012

TERRACINA, PENDOLARI AL FREDDO IN ATTESA DEL BUS


TERRACINA, PENDOLARI AL FREDDO IN ATTESA DEL BUS
di Francesco Avena
Pioggia, vento, freddo, la giornata dei lavoratori pendolari inizia quando il sole non è ancora spuntato. E con la giornata cominciano pure i disagi causati da una disorganizzazione che non si riesce a spiegare razionalmente, perché basterebbe poco – veramente poco – per risolvere tutti quei piccoli problemi che però messi insieme stanno condizionando pesantemente la vita dei pendolari terracinesi. Il masso crollato da un costone del Monte Cucca mesi fa sul tratto di ferrovia a La Fiora ha soltanto peggiorato una situazione che già era al limite, costringendo i pendolari a salire su un autobus che tutte le mattine li porta a Priverno per prendere il treno, mentre prima potevano accomodarsi tranquillamente a bordo a Terracina. Si diceva dei problemi, ecco il freddo e la pioggia di questi giorni ne sta creando parecchi. Perché? È semplice. A Terracina è stato creato dopo mesi di progettazione un polo trasporti nei pressi dello scalo ferroviario. Al di là dei fiumi di polemiche che si sono sprecati da quando è stato istituito lo scorso settembre fino ad oggi, stante la decisione dell’amministrazione comunale del sindaco Nicola Procaccini di voler continuare su questa strada, ancora non si è pensato a come mettere in condizione i pendolari di usufruire di questo sacrosanto polo trasporti nel modo migliore possibile. Pioggia vento e freddo, ai pendolari non è concesso un riparo. Dopo aver lasciato studenti e lavoratori a cuocere sotto il sole, è arrivata una pensilina (una) che li riparasse. Adesso che il problema è il freddo e la pioggia, il caos si ripete. Sì, perché sotto quella pensilina al massimo entrano cinque persone, mentre i pendolari che ogni giorno aspettano il bus che li condurrà a destinazione sono centinaia. Altra questione per i pendolari che devono prendere l’autobus sostitutivo del treno per Roma. Non possono attendere il bus nella saletta d’attesa della stazione, come facevano prima col treno, perché il mezzo non arriva al piazzale dello scalo ferroviario ma si ferma prima, lungo la strada. Pioggia, vento e freddo, quindi, alle 6 del mattino, i pendolari se lo devono prendere tutto. «Personalmente – si sfoga una pendolare – non posso permettermi di ammalarmi perché sono una dipendente pubblica e mi decurtano dallo stipendio 22 euro per ogni giorno di malattia». Come lei ce ne sono tanti altri.

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