martedì 18 dicembre 2012

Pensioni, il 47,5% sotto 1000 euro Povertà: più italiani a rischio


Pensioni, il 47,5%
sotto 1000 euro
Povertà: più italiani a rischio

Siamo quasi al 30%: il dato peggiore in Europa. Matrimoni: al Nord prevalgono quelli civili

Peggiora il tasso di nuzialità. Il Sud sempre sopra la media nazionale, dove ancora reggono i matrimoni celebrati con il rito religioso è del 76,3%. Al Nord invece sono sempre di più le coppie che decidono si sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile. E aumentano gli italiani a rischio povertà: il dato peggiore in Europa
Pensioni: sopra 1.000 euro obbligo conto
Pensioni: sopra 1.000 euro obbligo conto
Roma, 18 dicembre 2012  - Per il quarto anno consecutivo in Italia cala il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi 9mila in meno dell’anno precedente. Di conseguenza il tasso di nuzialità passa da 3,6 a 3,4 per mille. Al Sud il tasso di nuzialità, pur se in calo (da 4,4 a 4,1 per mille), supera la media del Paese. E al contempo la fotografia dell'Italia ci rimanda un dato sconfortante: emerge che quasi la metà delle pensioni è sotto i mille euro e aumenta il numero di italiani a rischio povertà.
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È quanto emerge dai dati presentati oggi dall'Istat.
LE PENSIONI - Circa 7,9 milioni di pensionati in Italia ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Si tratta del 47,5% dei pensionati (16,69 milioni a fine 2011). E' quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale messo a punto da Istat, Inps e ministero lavoro presentato oggi. Il 37,7% dei pensionati percepisce un reddito fra mille e duemila euro, mentre il 14,5% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Dal 2009 al 2011, grazie alle riforme il numero dei pensionati e' diminuito mediamente dello 0,4%.
Il 75% dei pensionati percepisce solo pensioni di tipo invalidita', vecchiaia e superstiti (Ivs) mentre il 25% ha assegni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni Ivs. Il 28,3% dei pensionati risiede nel Nord Ovest, il 20,1% nel Nord Est, il 20,1% nel Centro, il 21,2% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.
La classe di eta' piu' numerosa e' quella degli ultraottantenni, con circa 3,8 milioni di pensionati, seguono quella dei 70-74enni, con 2,9 milioni e quella dei 65-69enni con 2,8. L'8,1% dei pensionati (oltre 1,3 milioni di persone) ha meno di 55 anni. Dal 2009 al 2011, anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre l'importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.
LA CRISI - Sempre in tema di crisi, aumentano gli italiani a rischio poverta' o esclusione sociale: il relativo indicatore sintetico 'Europa 2020' e' cresciuto dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali e' la piu' elevata registrata nei Paesi Ue. Emerge sempre dal rapporto sulla coesione sociale Istat, Inps, ministero del Lavoro. Nel 2011, spiega il rapporto, "le famiglie in condizione di poverta' relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l'11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell'intera popolazione. Nel corso degli anni, la condizione di poverta' e' peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono piu' generazioni".
Nel 2011, segnalano ancora Istat, Inps e ministero del Lavoro, "l'incidenza della poverta' relativa e' pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla poverta' assoluta), mentre e' pari al 32% (18,2% nel caso della poverta' assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati. La poverta' relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita' in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)".  Nel 2010, in Italia risulta "materialmente deprivato" il 25,8% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, (contro il 15,7 della media nazionale), valore che raggiunge il 30% in Sicilia e in Campania.
I MATRIMONI - Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono si sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile (da 79mila nel 2010 a circa 83mila nel 2011). È soprattutto al Sud che prevale un modello di tipo ‘tradizionale’, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con il rito religioso è del 76,3%.
Ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa. Secondo l'annuario dell'Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso.
GLI ITALIANI VIVONO DI PIU' - Secondo le stime relative al 2011, in Italia la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4 anni) che per le donne (84,5) grazie all’influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età.
Nel contesto internazionale l’Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010 all’interno dell’Unione europea soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre le femmine fanno registrare la vita media più elevata in Francia e in Spagna (85,3).
AUMENTANO I FIGLI, MA MADRI PIU' VECCHIE  - Nel 2011 il numero di figli per donna in Italia si attesta a 1,42, in lieve aumento sul 2010 (1,41): il Nord si conferma la ripartizione con la fecondità più alta (1,48).
All’interno dell’Unione europea a 15 Paesi (dati 2010) l’Italia si colloca al quarto posto per bassa fecondità, preceduta da Portogallo (1,36 figli per donna), Spagna (1,38) e Germania (1,39). Nell’Ue a 27 i paesi con un minor numero medio di figli per donna sono la Lettonia (1,17), l’Ungheria (1,25) e la Romania (1,33): l’Italia si colloca al decimo posto.
Le donne diventano madri sempre più tardi: 31,3 anni è l’età media al parto in Italia, il valore più alto fra i paesi europei, lo stesso di Liechtenstein e Svizzera. Seguono Irlanda e Regno Unito (31,2).

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