ACQUA,
I PADRONI DI TUTTO. CHI NON VUOLE I DISSALATORI DI PONZA E VENTOTENE. VEOLIA CI
GUADAGNA
di
Graziella Di Mambro
C’era
un anello mancante nello strano caso della mancata costruzione dei dissalatori
sulle isole di Ponza e Ventotene, dove l’acqua potabile continua ad arrivare su
navi cisterna. I due impianti dovevano essere completati entro il 2006, sono
passati invano altri 6 anni e oltre 6 milioni di euro spesi ogni anno per pagare
i trasportatori (Vetor) e Acqua Campania. Chi non li ha voluti costruire?
Ufficialmente il ritardo è dovuto ai Comuni di Ponza e Ventotene. Ma in realtà
c’è chi ha interesse a ritardare: Veolia, il socio di minoranza di
Acqualatina.
C’erano
una volta due progetti utili entrati, tra gli altri, nel piano di investimenti
di Acqualatina e che dovevano essere realizzati con la collaborazione
finanziaria della Regione Lazio. Sono i dissalatori di Ponza e Ventotene, mai
costruiti; per un certo periodo il loro costo è stato anche ammortizzato sulle
bollette dell’acqua ma poi il ricavato è stato spostato su altre voci sempre di
investimento. Nessuno si è ancora spiegato, fino ad oggi, perché non si riesca a
costruire sulle isole due impianti del costo di 9 milioni di euro e nel
frattempo l’acqua arrivi su navi cisterna pagate dalla Regione Lazio oltre 6
milioni di euro l’anno. Acqua che peraltro viene fornita gratuitamente dal
Comune di Cassino su convenzione della Regione Lazio con la società Acqua
Campania, la quale la vende alla Regione Lazio medesima dopo averla portata a
Napoli tramite l’acquedotto della Campania Occidentale pagato dalla Cassa per il
Mezzogiorno. Acqua Campania mette nelle sue casse milioni di euro solo per fare
da passacarte, posto che la rete è stata pagata dallo Stato. Il caso e il data
base delle Camere di Commercio aggiungono qualcosa a questa curiosa storia.
Acqua Campania è partecipata per il 24% da Veolia, il gruppo francese che è
anche socio di minoranza di Acqualatina, la società che doveva costruire insieme
alla Regione Lazio e all’Ato4 i dissalatori di Ponza. Se partono i dissalatori
Acqua Campania non guadagnerà più i soldi delle navicisterna. Il termine ultimo
per costruire i due dissalatori era il 2006, dopo l’Ato4, presieduto da Armando
Cusani come presidente della Provincia di Latina, doveva caricare sul suo
bilancio l’onere degli impianti. Dunque Acqualatina (e Veolia) non rischiano
nulla per i ritardi, essendo l’Ato4 l’organo di controllo pubblico del gestore
delle acque. Nello stesso periodo in cui scadeva il termine ultimo per costruire
i dissalatori all’interno del consiglio di amministrazione di Acqualatina
S.p.A., per conto del socio privato Veolia c’era Giansandro Rossi, consigliere
di amministrazione anche di Acqua Campania. A presiedere lo stesso cda c’è
Stefano Albani che è anche amministratore delegato di SiciliaAcque, altra
società controllata da Veolia indirettamente, attraverso Idrosicilia. Sempre
casualmente succede che in Sicilia si verifichi lo stesso «giro» dell’acqua. La
quale viene prelevata a prezzo fisso dai pozzi sulla base di una convenzione con
la Regione, ma poi la stessa Regione Sicilia la ricompra dalla società a prezzo
maggiorato e questo scherzetto è costato 50 milioni di euro all’ente pubblico ma
è valso circa 45 milioni a quelli di Siciliaacque e Veolia medesima. Che
comunque ha le mani su quasi tutti gli acquedotti del sud, compreso il 47% del
pacchetto azionario di Sorical (acquedotto della Calabria) in cui fino a poco
tempo fa l’amministratore delegato era Raimondo Besson, oggi ad di Acqualatina
S.p.A. per conto del socio privato Veolia. Perché Besson dovrebbe incatenarsi
per costruire i dissalatori sulle isole, pur avendo detto sempre che sono utili
e Acqualatina li vuole, sapendo che questi danneggiano economicamente la società
che lo ha messo a fare l’ad in Acqualatina e in Sorical? È una domanda
difficile. Alla quale sicuramente la Regione Lazio non ha voluto rispondere e
nemmeno i Comuni e men che mai l’Ato4 che si è tenuta le due isole in queste
condizioni senza arrabbiarsi mai. E anzi proprio l’Ato4 ha appena festeggiato
«dieci anni di successi». Di chi?
Acqualatina,
il ruolo chiave
Acqualatina
accetta la gestione del servizio nel 2002 impegnandosi a costruire i dissalatori
sulle isole entro il 2006, mette il costo in bolletta ma poi lo dirotta su altre
opere. L’Ato4 e la conferenza dei sindaci avallano.
Acqua
Campania, trasportatori
Acqua
Campania si prende gratis l’acqua a Cassino regalata dalla Regione Lazio, la
porta a Napoli con una rete costruita dalla Casmez e poi la rivende alla Regione
Lazio che paga e non si lamenta sui dissalatori.
Siciliacque,
cattivo esempio
In
Sicilia c’è un «giro» analogo dell’acqua, venduta a prezzo fisso e poi
ricomprata a prezzo maggiorato. I nomi che figurano nella società sono gli
stessi di Acqua Campania.
ALL’OMBRA
DI MISTER PISANTE. LE TRACCE DELL’UOMO CHE STA OVUNQUE SI TROVANO RETI
IDRICHE
Dovunque
si parla di gestione delle reti idriche e del business dell’acqua si trova un
nome, quello di Giuseppe Antonio Pisante. Seguire le sue tracce vuole dire
entrare in un ginepraio di società che portano sempre allo stesso posto: il
settore dell’acqua e dei rifiuti. Stava dentro l’Acquedotto Pugliese, essendo
originario di quelle parti (pur se trapiantato a Milano da molti anni), società
che all’inizio della gestione aveva il 23% delle quote del pacchetto privato di
Acqualatina S.p.A. Diciamo pure che contava qualcosa dentro il gestore delle
acque di Latina. E infatti quando scatta l’indagine sugli appalti in house (con
provvedimenti poi revocati dalla stessa Procura di Latina, che li aveva chiesti)
gli uomini dei soci privati della società, ossia Silvano Morandi e Bernard Cyna
parlano spesso di Giuseppe Pisante nelle mail che si scambiano a proposito dei
futuri servizi da porre in appalto. Per esempio: «... dobbiamo far capire questo
ai nostri amici di ENEL e a mister Pisante». Di Pisante parla spesso Raimondo
Besson con Cyna, come risulta dal fascicolo dell’inchiesta e dagli atti del GIP
del Tribunale di Latina. Pisante è uno dei privati che controllano Sicilia Acque
insieme a Veolia e ad ENEL. Quando l’Acquedotto Pugliese ha lasciato il
pacchetto azionario di Acqualatina a chi ha venduto? Ad ENEL Hydro che aveva già
un suo 23% e che sommato a quello di Acquedotto Pugliese faceva il 46%,
esattamente la quota che poi ENEL ha venduto a Veolia facendola diventare il
primo azionista privato di Acqualatina S.p.A.
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