Il premier Monti a Napolitano: "Rassegnerò le dimissioni, la dichiarazione di Alfano è un atto di sfiducia"
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha stasera ricevuto al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Senatore Mario Monti. Il Presidente della Repubblica - si legge in una nota diffusa dal Colle - ha prospettato al Presidente del Consiglio l'esito dei colloqui avuti con i rappresentanti delle forze politiche che avevano dall'inizio sostenuto il Governo e con i Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Il Presidente del Consiglio ha dal canto suo rilevato che la successiva dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL on. Angelino Alfano costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione. Il Presidente del Consiglio non ritiene pertanto possibile l'ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni.
Dimissioni dopo l'approvazione della legge stabilità - Il Presidente del Consiglio - è scritto sempre nel comunicato- accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio - rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo - siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Bersani: "Atto di dignità" - Il primo commento è del segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani: "Di fronte all'irresponsabilità della destra che ha tradito l'impegno assunto un anno fa davanti al paese, aprendo di fatto la campagna elettorale, Monti ha risposto con un atto di dignità che rispettiamo profondamente. Noi siamo pronti ad operare per l'approvazione nei tempi più rapidi della legge di stabilità". Pier Ferdinando Casini, su twitter: "Chi pensava di costringere Monti a galleggiare, ora è servito". E il presidente della Camera, Gianfranco Fini: "La decisione di Monti di dimettersi gli fa onore. Dimostra alto senso di responsabilità istituzionale".
Alfano: "Pronti al sì rapido sulla legge di stabilità" - "Siamo prontissimi a votare il disegno di legge di stabilità stringendo i tempi. Anche qui sta la nostra responsabilità esattamente come avevamo preannunciato a Napolitano e formalmente affermato in Parlamento. Noi ci siamo, Bersani in questo momento così delicato sospenda i toni da campagna elettorale". Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano.
Monti qualche ora prima aveva rotto il silenzio e replicato allo 'strappo' di Silvio Berlusconi,mettendo in guardia il Paese dal "populismo", dalle "promesse illusorie" e dal rischio che l'Italia torni sull'orlo di un baratro in cui ha rischiato trascinare l'intera Europa. Non nomina mai il Cavaliere; tantomeno il Pdl; ma i riferimenti non lasciano spazio a dubbi. E pur negando di essere preoccupato, perché la la situazione politica è "gestibile", non fa sconti a nessuno. Dapprima, al suo arrivo a Cannes per una conferenza del 'World Policy', dribbla le domande dei giornalisti.
E' preoccupato? "No, la situazione è gestibile nella normalità della vita democratica di un Paese", aveva detto qualche ora prima a Cannes. Commentando il Nobel per la pace all'Ue, aveva messo in guardia dal rischio che riemerga il populismo in Europa. Un pericolo anche per l'Italia? "Esiste anche da noi", premette Monti: "E' un fenomeno molto diffuso", in cui si "nasconde" la realtà ai cittadini "facendo leva sui loro interessi immediati". Una "scorciatoia" per ottenere il "consenso" con "promesse illusorie" in cui, è l'auspicio, l'Italia non deve "ributtarsi" perché bisogna evitare di "coltivare le visioni più viscerali" che, se sono "comprensibili" nei cittadini, sono ingiustificabili nei politici. Dal palco - saltellando dal francese all'inglese con nonchalance - il premier cerca di rassicurare mercati e cancellerie. Nel farlo quasi si giustifica di essere volato all'estero in un momento così delicato. "Qualcuno trova curioso" che io sia qui, ma vorrei parlare del "passo avanti" compiuto dalla politica in questo anno.
Davanti ad una platea in cui spiccano tra gli altri il commissario Almunia e l'ex governatore Bce Trichet, Monti rimarca quale situazione ha trovato al suo arrivo al governo. I riferimenti al Cavaliere non mancano, come quando ricorda che il G8 di un anno fa, "proprio qui a Cannes", certificò in modo "molto pesante" un momento finanziario "estremamente delicato". Poi ripercorre quanto avvenuto. Il ruolo del presidente della Repubblica, la nascita della "strana maggioranza", la collaborazione fra partiti che prima si "delegittimavano" solamente. Rivendica quanto fatto, sottolineando che i "due partiti di centrodestra e centrosinistra" da soli non avrebbero mai potuto varare le "riforme strutturali" elaborate dai tecnici. Poi, per la prima volta, affronta il tema dello strappo del Pdl. Non senza ironia lo definisce (sempre in francese) un "piccolo" elemento "molto importante" della "dinamica politica".
Ricorda l'approssimarsi delle urne, il fatto che comunque si sarebbe votato in aprile, la decisione di "uno dei tre partiti" di ritirare "l'appoggio sistematico" all'esecutivo. Un fatto - assicura - che non mette in nessun modo in discussione il "risanamento" dei conti pubblici sin qui compiuto. Promette che i risultati della lotta all'evasione ripagheranno i "sacrifici", ma esprime anche un auspicio che suona come un monito: "Sarei felice se, nonostante le recenti piccole increspature politiche, non avessimo bisogno" di chiedere aiuto all'Europa per sedare lo spread. Come a dire: se i mercati dovessero reagire male, non resterebbe che rivolgersi a Ue e Bce, con il rischio di ritrovarsi la troika in casa. L'ultimo monito è affidato ai microfoni di una televisione francese: "Bisogna assolutamente evitare che si ricada" nella situazione in cui ha trovato l'Italia al mio arrivo al governo, quando era un "incendio" che rischiava di far saltare l'intera Eurozona.
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