di
Attilio Folliero
Oggi
è un giorno triste per il Venezuela. È L’anniversario del cosiddetto “Caracazo”,
la ribellione del popolo venezuelano contro il neoliberismo, contro il Fondo
Monetario Internazionale e contro il proprio governo.
Il
27 febbraio del 1989 scoppiò una grande protesta popolare a Caracas e nelle
altre città del Venezuela. Il popolo protestava contro le misure neoliberali
adottate dal governo di Carlos Andrés Perez. Le proteste furono duramente
stroncate nel sangue: migliaia furono i morti; migliaia di venezuelani,
soprattutto a Caracas, furono assassinati dalla repressione della Polizia
Metropolitana e dei militari agli ordini del ministro della Difesa,
l’italo-venezuelano Italo del Valle Alliegro.
Migliaia
di uomini, donne e bambini furono trucidati. Non si è mai saputo esattamente
quanti furono i morti, ma è certo che furono migliaia. Migliaia di uomini, donne
e bambini che semplicemente reclamavano un tozzo di pane, una arepa, un piatto
di pasta e furono uccisi, o desaparecidos.
La
repressione non terminò con la fine delle manifestazioni di protesta, l’8 marzo
del 1989. Il Caracazo fu l’occasione per la sospensione delle garanzie
costituzionali e l’istituzione del coprifuoco alle 6 di sera. Gli organi
dell’apparato repressivo grazie al coprifuoco ed alla sospensione delle garanzie
costituzionali potevano sparare a vista e abusando di questa facoltà terminarono
per "giustiziare" tante persone considerate o semplicemente sospettate di essere
guerriglieri, attivisti o simpatizzanti di sinistra. Insomma ebbero carta libera
per ammazzare impunemente.
Nessuno
dei responsabili del massacro è stato condannato: né Carlos Andés Perez, allora
presidente della Repubblica, né il suo ministro più coinvolto, Italo del Valle
Alliegro; né Antonio Ledezma, deputato, segretario personale del presidente
Perez ed uomo di spicco del partito di governo, Acción Democrática.
Per
ironia della sorte, Antonio Ledezma è finito in carcere, alla vigilia del
ventiseiesimo anniversario del Caracazo. Ovviamente non è stato arrestato per le
sue responsabilità nel Caracazo, ma perché coinvolto in un recente tentativo di
colpo di Stato.
Antonio
Ledezma è uno di quei politici maggiormente compromessi con la repressione della
Quarta Repubblica: deputato per il Consiglio regionale dello Stato Guárico
(1979-1984), deputato (1984-1992), governatore di Caracas (1992-1993), senatore
(1994-1996), con l’incarico di vicepresidente del Senato (1994-1995), sindaco di
Caracas (1996-2000) e sindaco del Distretto Metropolitano di Caracas (dal 2008
ad oggi).
Era
segretario personale del presidente Carlos Andrés Pérez all’epoca dei fatti del
Caracazo e pertanto uno dei principali responsabili della repressione del popolo
(1).
Ledezma,
oltre ad avere forti responsabilità negli abusi commessi dagli organi di polizi
durante il Caracazo è il responsabile morale e materiale di numerosi atti di
inaudita repressione (2). Quando fu nominato governatore del Distretto Federale
di Caracas (1992), la sua gestione si caratterizzò appunto per la forte
repressione.
È
il responsabile del massacro occorso nel novembre del 1992 nel “Retén de Catia”,
un terribile carcere chiuso con l’avvento di Hugo Chavez al governo. In
quell’occasione furono assassinati dalla polizia più di 200 carcerati
presumibilmente in fuga. Secondo vari testimoni dell’epoca, fu proprio Ledezma a
dare l’ordine di aprire le porte del carcere e stimolare la fuga collettiva, per
poi ordinare alla polizia di aprire il fuoco contro i fuggitivi (3). Altri 63
detenuti vennero barbaramente assassinati nello stesso carcere, sempre
quell’anno, per mano della Polizia Metropolitana e della Guardia Nazionale.
Ledezma come Governatore di Caracas dirigeva la Polizia Metropolitana e ne era
il massimo responsabile.
Ledezma
è stato anche il responsabile della dura repressione contro gli studenti, molti
dei quali sono morti, altri sono rimasti feriti ed altri arrestati. In
particolare si ricorda l’azione illegale della polizia, ai suoi ordini, che
entrò nel recinto dell’Università Centrale (UCV) e catturò 13 studenti che
protestavano per l’istituzione di un prezzo ridotto per gli studenti sui
trasporti pubblici. L’allora rettore della UCV, Fuenmayor, denunciò l’illegalità
con cui erano entrati i poliziotti, in borghese ed incappucciati. I fatti furono
conosciuti grazie alla testimonianza di un ragazzo statunitense, Mark Zuchelly,
che si trovava per puro caso all’interno della UCV, quando venne catturato,
assieme agli studenti, da soggetti incappucciati (4).
Ledezma
il 3 febbraio 1992, il giorno anteriore la ribellione militare di Hugo Chavez,
ordinò la repressione dei pensionati, inermi vecchietti che semplicemente
protestavano per la mancata riscossione della pensione; molti vecchietti furono
selvaggiamente pestati dalla polizia e molti finirono in carcere.
Ledezma
è il responsabile della morte, all’interno della UCV nel 1993, della giornalista
Maria Veronica Tessari, colpita alla testa da una bomba lacrimogena lanciata
dalla polizia e deceduta dopo mesi di coma; altri tre giornalisti rimasero
feriti durante quella stessa azione repressiva (5). I giornalisti coprivano le
manifestazioni degli studenti che chiedevano la restituzione delle garanzie
costituzionali, sospese all’indomani della ribellione militare di Hugo
Chavez.
Decine
furono le vittime della repressione della Polizia Metropolitana di Antonio
Ledezma contro manifestazioni popolari e settori della popolazione; per esempio
nel 1996 muore Leonarda Reyes, una venditrice ambulante vittima della
repressione contro i venditori ambulanti. In un Paese in forte crisi, dove la
povertà era superiore all’80% (6) e la disoccupazione raggiungeva livelli
altissimi, per milioni di venezuelani l’unico modo di guadagnare qualcosa era
vendendo per la strada o lavorando nel cosiddetto settore informale. Durissima
fu la repressione della polizia agli ordini di Ledezma contro questi
venezuelani.
Il
periodo di governo di Ledezma si caratterizzò anche per la dura repressione
contro gli immigrati; migliaia di colombiani ed haitiani che fuggivano dalla
povertà, dalla guerra civile e dalla repressione del loro Paese venivano
catturati per strada o nelle loro residenze ed espulsi dal Paese nel giro di
poche ore. Tantissimi bambini piccoli, i cui padri cadevano vittime di questa
repentina deportazione, rimasero completamente abbandonati. Ledezma ha sulla
coscienza anche la separazione di centinaia di famiglie.
Perché
è stato arrestato Antonio Ledezma? Antonio Ledezma è stato arrestato il 19
febbraio 2015 su ordine di cattura spiccato da un magistrato; subito dopo, è
stato posto a disposizione del tribunale che ha convalidato l’arresto.
Ledezma
è stato arrestato per il suo coinvolgimento nel tentato colpo di Stato contro il
governo costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Il
12 febbraio scorso in Venezuela è stato sventato l’ennesimo colpo di stato e
vari ufficiali sono stati arrestati. Sono state proprio le rivelazioni di questi
militari arrestati a coinvolgere Antonio Ledezma; le rivelazioni hanno trovato
conferma anche nei documenti archiviati nei computer sequestarti ai militari
coinvolti in questo golpe. Inoltre, i servizi di intelligenza hanno intercettato
telefonate ed email in cui appare evidente il coinvolgimento di Ledezma in
questo tentativo di golpe.
Ricordiamo
che il piano golpista prevedeva di scatenare il caos a Caracas, attraverso il
bombardamento di numerosi punti strategici: il Palazzo Presidenziale, il
Ministero della Difesa, il Ministero degli Interni, il Ministero degli Esteri,
il Parlamento, la sede del Consiglio Nazionale Elettorale, il Tribunale Supremo,
il canale televisivo Telesur e la sede dei servizi di intelligenza (SEBIN).
Stando
alle dichiarazioni dei militari arrestati, i punti strategici da bombardare sono
stati opportunamente selezionati dal deputato Julio Borges, per il quale non è
ancora scattato l’arresto, in quanto gode dell’immunità parlamentare. Nelle
prossime ore il Parlamento dovrà pronunciarsi sulla questione ed è probabile che
anche questo deputato finisca davanti ad un tribunale.
Come
ulteriore prova del coinvolgimento di Ledezma in questo tentativo di golpe, c’è
un documento-manifesto pubblicato l’11 febbraio del 2015 nel quotidiano El
Nacional. Un documento a firma di Antonio Ledezma, Leopoldo Lopez e Maria Corina
Machado in cui si parla di una transizione dopo la rinuncia del presidente e di
tutti coloro che ricoprono cariche pubbliche; si parla anche di nuove elezioni
presidenziali. In tema economico, in tale documento si parla espressamente di
inserire nuovamente il Venezuela nei circuiti finanziari internazionali ed
ottenere appoggi economici necessari a superare le difficolta del Paese. In
sostanza si parla di tornare a chiedere prestiti al FMI e World Bank. Inoltre,
si parla di elevare significativamente la produzione petrolifera. In pratica, in
questo documento si prospetta uno sconvolgimento dell’ordine costituzionale (7).
La pubblicazione di questo documento doveva rappresentare il segnale per
l’inizio del colpo di Stato.
Inoltre,
è bene ricordare che lo scorso anno, in occasione delle proteste scatenate
dall’opposizione che provocarono la morte di 43 persone ed il ferimento di circa
un migliaio, è stato arrestato in Colombia un giovane venezuelano di nome Lorent
Saleh; questi era in Colombia per coinvolgere paramilitari e narcotrafficanti di
questo Paese in un tentativo di colpo di Stato in Venezuela o comunque in atti
di violenza. Ebbene il giovane, poi estradato in Venezuela, in vari video ha
candidamente confessato la sua vicinanza ad Antonio Ledezma, oltre che ad Alvaro
Uribe.
Occorre
ancora ricordare che il famoso giornalista venezuelano, José Vicente Rangel, nel
2013 aveva denunciato l’acquisto di aerei da guerra da parte di imprenditori
venezuelani, profughi della giustizia venezuelana e personaggi legati
all’impresa petrolifera colombiana “Pacific Rubiales”. Tali aerei furono
acquistati a San Antonio, in Texas il 27 maggio del 2013 e “parcheggiati” in una
delle basi militari statunitensi in Colombia, probabilmente in quella di
Malambo, nei pressi di Barranquilla (8).
Il
bombardamento delle istituzioni venezuelane doveva avvenire tramite aerei da
guerra, in partenza da qualche base militare statunitense in Colombia;
probabilmente si tratta degli stessi aerei di cui alla denuncia del giornalista
venezuelano.
I
militari coinvolti in questo golpe avevano ricevuto un visto d’ingresso per gli
Stati Uniti; ossia il piano prevedeva che dopo il golpe questi militari
avrebbero in ogni caso lasciato il Venezuela. Ciò lascia supporre che
l’obiettivo di questi militari non era impadronirsi del potere in sé, ma
scatenare il caos. A questo punto è lecito chiedersi: “Per quale ragione
scatenare il caos?”. Probabilmente per dare la scusa agli Stati Uniti di
intervenire militarmente. Gli USA di fronte a tale situazione di caos, crisi e
violenza sarebbero intervenuti per presunti motivi umanitari e per tutelare i
propri interessi petroliferi.
Jorge
Rodríguez, membro della direzione nazionale del Partito Socialista e sindaco di
Caracas in un’intervista rilasciata al giornalista Valdimir Villegas di
Globovision (9) ha denunciato i numerosi viaggi all’estero di Antonio Ledezma e
le relative spese ammontanti ad oltre 600.000 dollari. Rodriguez ha reso noto
che Ledezma ha viaggiato spesso negli USA, in Colombia, in Spagna ed in Israele;
in Israele oltre ad incontrarsi con Benyamin Netanyahu e Avigdor Lieberman si è
incontrato con membri del Mossad.
Il
Mossad a quanto pare aveva un ruolo importante in questo colpo di Stato: era
incaricato di sequestrare, catturare o eliminare i principali membri della
classe dirigente del Venezuela (10). Numericamente la classe dirigente di un
Paese può ammontare a diverse centinaia di persone o qualche migliaio, tenendo
in conto presidente, ministri, deputati, governatori ed alti funzionari dello
Stato. Riflettendo su tale possibilità, ne scaturisce che per catturare un
migliaio di persone è necessario disporre di un vero e proprio esercito, di
migliaia di uomini presenti sul territorio, ben addestrati e totalmente a
conoscenza del Paese. A questo punto bisogna ritenere che nel Paese ci siano
migliaia di persone a disposizione del Mossad. Agenti o cittadini al servizio
del Mossad che in qualsiasi momento possono attivarsi. Chi sono? Questi non sono
stati scoperti, per cui il pericolo continua.
In
definitiva in questo colpo di Stato erano coinvolti vari Paesi, dagli USA, al
Canada, ad Israele e Antonio Ledezma era uno dei protagonisti.
Fortunatamente
il golpe è stato sventato ed oggi in questa triste ricorrenza del Carcazo, uno
dei responsabili di quel massacro è finito in carcere.
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