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Niente «botto» all’esordio per Poste Italiane. Chi sperava in un esordio sprint stile Ferrari la settimana scorsa è per il momento rimasto un po’ deluso. Il titolo, che pure aveva aperto con un promettente rialzo, è poi scivolato per terminare al di sotto del valore di offerta (6,7 euro contro 6,75, -0,74%), un prezzo che lascia forse un po’ di amaro in bocca anche ai numerosi piccoli risparmiatori che lo hanno sottoscritto. Certo, come si è più volte sottolineato nei giorni scorsi, l’investimento in Poste italiane deve essere valutato non in poche ore, se non minuti, ma nel lungo termine nell’ottica del tipico «cassettista». Qualche dubbio però rimane, anche fra gli analisti.
Poca spinta speculativa
«È mancato l’apporto della componente speculativa e molti investitori potrebbero aver deciso di liberarsi anzitempo del titolo. Da qui la ripida inversione di tendenza accusata nei minuti successivi al suono della campanella a Palazzo Mezzanotte», osserva Vincenzo Longo di Ig. «Poste italiane non è tipicamente uno sprinter ed è abbastanza normale che si stia comportando in questo modo nel primo giorno di quotazioni. Anche il fatto che il prezzo non fosse stato fissato al massimo della forchetta lasciava pensare a un esordio tutto sommato tranquillo come quello a cui stiamo assistendo, nel quale il mercato sta sostanzialmente confermando la valutazione effettuata in sede di collocamento», aggiunge Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca.
Il nodo delle valutazioni
Peraltro, la stessa decisione sul prezzo (fissato proprio a metà dell’intervallo iniziale 6-7,5 euro) non ha lasciato pienamente soddisfatti alcuni grandi investitori istituzionali, che avevano fornito valutazioni più basse. «A nostro parere - spiega Andrea Carzana del fondo di investimento Threadneedle - il fair valueera attorno ai 6,5 euro, ma il Tesoro ha deciso di raccogliere un po’ più cash a discapito della performance dell’azione. A questi livelli di valutazione abbiamo deciso di non aderire all’offerta, perché si possono acquistare i titoli di una compagnia assicurativa, che offre lo stesso rendimento cedolare ma ha un business meno rischioso rispetto a quello di Poste italiane».
Poste Italiane non è una Ferrari
Il paragone con Ferrari, poi, appare improprio e non solo perché il mercato appare meno euforico di qualche giorno fa (oggi peraltro il titolo del cavallino rampante è tornato per la prima volta sotto il prezzo di offerta). «Quello è un altro tipo di oggetto – aggiunge Roghi – è una società valutata come quelle del settore del lusso, che in questo momento è tra i più sopravvalutati, Poste ha invece anche dimensioni differenti e dovrà essere giudicata nel tempo».
Qualche dubbio sul business
Ma se la mancanza di movimenti anomali può essere in fondo considerato un elemento positivo, qualche dubbio sulla stessa valutazione di Poste Italiane rimane. «Non possiamo escludere che qualche investitore abbia guardato con scetticismo l’evoluzione del business di lungo periodo e abbia preferito rimanerne fuori», spiega Longo, che resta abbastanza cauto sul titolo perché «in questo momento, tutte e tre le aree su cui si concentra il business di Poste Italiane, assicurativo, finanziario e servizi postali, sembrano non avere prospettive entusiasmanti».
I rischi di una privatizzazione
La promessa di dividendi significativi (nell’esercizio 2015 e in quello 2016 saranno distribuiti almeno l’80% degli utili) e il premio fedeltà (un’azione ogni 20 per chi le conserverà per almeno un anno) hanno contribuito probabilmente a rafforzare la domanda, ma non sono riuscite per il momento a dare altrettanta spinta in Borsa. «Investire in un singolo titolo è già rischioso e non adatto all’investitore privato nella stragrande maggioranza dei casi - aggiunge Moneyfarm - se per di più si vuole cercare di cavalcare l’onda di una possibile privatizzazione, il gioco diventa ancora più rischioso: la volatilità, l’esposizione al mercato azionario nel suo complesso, la difficile transizione a livello gestionale rende le privatizzazioni un segmento molto particolare e pericoloso dove mettere i propri risparmi nonostante le belle campagne pubblicitarie che ci promettono un futuro più “Smart”».
Vortice di scambi sul titolo
L’interesse, comunque, pare tutt’altro che sopito. Nella prima giornata sono state scambiate oltre 100 milioni di azioni, circa l’8% del capitale sociale del gruppo. Le grandi manovre tipiche dei primi giorni di contrattazione sono ovviamente già iniziate, per giudicare la bontà dell’operazione per i sottoscrittori occorrerà decisamente un po’ di tempo in più.