mercoledì 11 novembre 2015

Bersani: Sbaglia chi lascia il Pd

Bersani: "Sbaglia chi lascia il Pd, tante cose buone nella manovra. Puntare su investimenti e welfare"

"Bisogna avere una nostra identità di centrosinistra. La diseguaglianza “impedisce la vera crescita. Attenzione a non far sparire la sanità pubblica"

Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd
Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd
di I. Dessì
Caratteristica di Pier Luigi Bersani è il parlar chiaro, anche davanti agli argomenti difficili che riguardano la sua “Ditta”, come lui ama definire il partito. Stavolta l’ex segretario del Pd lo fa in una intervista a Repubblica dove dice la sua sull'addio di alcuni componenti illustri e sulle scelte del governo.
Molti, come Fassina e D’Attorre, “escono dicendo di voler costruire un nuovo centrosinistra, ma senza il Pd il centrosinistra non lo fai più”, afferma con convinzione. Bisogna mettersi in testa insomma che “se il Pd fosse irrecuperabile, quella prospettiva verrebbe cancellata, punto”. E se così fosse “la nostra gente andrebbe prima da Grillo che nella sinistra nascente”.
Questo perché Bersani non considera la sinistra Pd relegata in una “riserva indiana” e – a spiegarla tutta – si augura di ritrovare prima o poi per strada i compagni che se ne sono andati. L’alternativa per lui “resta però un Pd che non ammaina bandiera, che costruisce il centrosinistra ulivista, civico, riformista e moderno. La Ditta deve insomma darsi una identità precisa, perché senza identità il “consenso è contendibile”.
Speranza e Cuperlo
Speranza e Cuperlo
Quanto alla “manovra” ci sono “cose positive e negative”. Una preoccupazione particolare va posta, secondo il vecchio leader, sulla sanità. “Duecento milioni sono tagli agli sprechi, dodici miliardi in tre anni il colpo di grazia, perché l'assistenza sanitaria sparirebbe”. E c’è da preoccuparsi, “perché davanti alla salute non c’è né ricco né povero. Se un pensionato viene costretto a pagarsi la risonanza magnetica spende l’equivalente di due Tasi”, sostiene.
Certo la legge di stabilità nasce all’insegna di segnali di ripresa ma “non può essere giudicata con gli slogan. Dalla Corte dei Conti a Bankitalia si esprime più di una preoccupazione. Oggi si fa una scommessa ardita ma dal 2017 può essere rimesso in discussione il percorso di risanamento. Allora esiste un solo modo per mettere i conti in sicurezza: eseguire nel 2016 almeno un pezzo del programma antievasione proposto dalNens (Nuova Economia e Nuova Società, ndr)”.
Anche perché se è vero che la ripresa c’è, sia pure a livello embrionale, non è detto che ciò basti, in termini anche elettorali, a convincere i cittadini. Non è detto che gli elettori votino chi li ha avviati verso condizioni favorevoli. Un po' com'è accaduto in Polonia, dove il tasso di crescita è più alto del nostro. Per questo “serve darsi un profilo di centrosinistra, togliere gli impedimenti alla crescita, favorire investimenti pubblici e privati, perché il lavoro viene solo da lì”. Poi c’è la questione della diseguaglianza che “impedisce la vera crescita”. Dunque “in Parlamento rafforziamo quanto c’è di buono e correggiamo ciò che è sbagliato”.
Sul versante delle cose buone l’ammortamento al 140 per cento sull’acquisto di macchinari è un'ottima idea, come il ritorno all’ecobonus. Mentre su quello della lotta allediseguaglianze, per Bersani, “non basta il fondo per la povertà: “C’è qualche soldino stanziato ma il vero contrasto alla povertà si regge su welfare universale, ovvero pensioni esalute, e fedeltà e progressività fiscali”.
Un’intesa all’interno del Pd e col governo va trovata inoltre sulla questione Tasi. “Un terzo dei contribuenti – spiega l'ex segretario del Pd – quella tassa può pagarla a beneficio di altri interventi fiscali, come l’abolizione delle imposte sulle compravendite”. Con un chiarimento da fare una volta per tutte: “Il centrosinistra non dice meno tasse per tutti. Meno tasse ok, ma per dare lavoro. E soprattutto che le paghino tutti. Il tetto del contante a 3mila euro invece può “facilitare l’evasione, perché non è normale girare con 3mila euro in tasca”. In definitiva siamo di fronte a una manovra con spunti interessanti ma bisogna puntare maggiormente su investimenti e riduzione delle disuguaglianze”.
Dunque lei voterà la fiducia, chiede l’intervistatore. “Non c’è bisogno della fiducia - è la risposta - Il Parlamento può migliorare la legge . Speranza e Cuperlo hanno già presentato le correzioni necessarie”.

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