Con riforme l’Italia sale di 11 posizioni nella graduatoria della competitività
27 ottobre 2015 Commenti (5)
Netto miglioramento dell'Italia nella graduatoria internazionale della competitività misurata dalla facilità delle imprese di operare nel Paese. Nella tradizionele classifica stilata dalla Banca Mondiale nel rapporto “Doing Business” 2016, presentato oggi a Washington, l'Italia sale di ben 11 posizioni rispetto allo scorso anno, collocandosi al 45° posto.
Si tratta del miglioramento più sensibile tra i grandi Paesi di Eurolandia sui quali resta comunque ancora un evidente gap da colmare. Nella graduatoria, che anche quest'anno è guidata da Singapore e Nuova Zelanda, la Francia infatti sale di quattro posti passando al rank numero 27, la Germania peggiora di una posizione scendendo a quota 15 mentre la Spagna resta stabile al 33 posto.
Prendendo tuttavia i 19 Paesi della zona euro nel loro complesso l'Italia presenta ancora una valutazione inferiore a 14 partner.
Il rapporto della Banca Mondiale attribuisce il netto miglioramento dell'Italia a due riforme varate dal Governo. La prima è la riforma della Giustizia Civile con «l'Italia che ha reso più facile rispettare i contratti introducendo la notifica telematica obbligatoria degli atti, semplificando le regole del processo telematico e automatizzando il processo dell'esecuzione».
Il rapporto della Banca Mondiale attribuisce il netto miglioramento dell'Italia a due riforme varate dal Governo. La prima è la riforma della Giustizia Civile con «l'Italia che ha reso più facile rispettare i contratti introducendo la notifica telematica obbligatoria degli atti, semplificando le regole del processo telematico e automatizzando il processo dell'esecuzione».
La seconda riforma-chiave è il Jobs act: «L'Italia - sottolinea la Banca Mondiale ha adottato il Jobs Act che semplifica le regole di licenziamento e incoraggia la conciliazione extra-giudiziale, riducendo i tempi e i costi della risoluzione delle cause lavorative. La nuova legislazione amplia anche la copertura dell'indennità di disoccupazione».
L'accelerazione impressa alle riforme italiane ha ridotto, ma non ancora cancellato, la distanza da colmare rispetto agli altri grandi Paesi industrializzati. Nell'ambito dei Paesi del G7 l'Italia è ancora il paese più basso in classifica: il meglio piazzato è il Regno Unito (6° posto), seguito dagli Usa (7°), dal Canada (14mo), dalla Germania (15ma) dalla Francia (27ma) e dal Giappone (34mo).
Più in dettaglio il rapporto “Doing Business” e la relativa graduatoria, misurano sinteticamente i progressi compiuti dai singoli Paesi mondiali su 10 versanti. Eccoli, con tra parentesi la posizione ottenuta quest'anno dall'Italia: far partire un'azienda (50), richiedere i permessi di costruzione (86), ottenere l'elettricità (59), registrare un atto di proprietà (24), ottenere finanziamenti (97), proteggere gli azionisti di minoranza (36), pagare le tasse (137), far applicare i contratti (111), commerciare attraverso le frontiere (1), risoluzione delle insolvenze (23).
Dal rapporto di quest'anno emerge - ha spiegato la Banca Mondiale in un comunicato - che i Paesi in via di sviluppo hanno accelerato il passo delle loro riforme economiche durante gli ultimi 12 mesi. In particolare 85 Paesi in via di sviluppo hanno attuato 169 riforme nel periodo in questione a fronte delle 154 riforme dello scorso anno. Anche i Paesi ad alto reddito hanno camminato in quella direzione con 62 riforme che portano il totale delle riforme attuate nel mondo a quota 231 in 122 Paesi.
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