Dal "prefetto di ferro" di Mussolini Mori ai prefetti Gabrielli e Tronca, "Italia di prefetti" e di grand commis
Quando la democrazia e' in difficoltà o viene descritta come tale,
arrivano i prefetti ed i grand commis. Questi ultimi alcuni veri e molti
presunti. La conseguenza di tutto puo' essere l'omologazione. Come se su ogni
questione di scelte e di costi sociali bastasse applicare il manuale di fedele
servitore dello Stato. Come se su ogni scelta nel sottofondo non ci sia una
visione di destra o di sinistra. Di veri super partes ne esistono assai pochi.
Di personaggi pur autorevoli che si agganciano alla destra o alla sinistra
assecondale nei vari casi, molti. E sono anche in molti anzi moltissimi a
rimpianger i tempi dei Craxi ed Andreotti dove non funzionava lo spoil system,
ma dove ognuno comunque aveva qualcosa se inserito ad alti livelli. Ora torna
l'ora dei prefetti, catapultati da una realtà all'altra, come se fosse
sufficiente adottare un modello per renderlo efficiente. A Roma arriva il
milanese di origine palermitana Tronca, uno dei fautori dell'Expo per porre fine
alle malandrinate romane. Ed era già arrivato Gabrielli designato per accudire
Marino per il Giubileo. Ovviamente tutti amici di Renzi (meno tra loro) che si
fida più di loro, che di quelli del suo partito. Che vorrebbe rifondare
facendone un partito della Nazione. Per ora comincia con i prefetti che
sicuramente della nazione fanno parte e con alcuni grand commis. Basti pensare
che per affiancare Tronca ne sono in arrivo ben sette per formare una vera sorta
di giunta comunale d'emergenza. Che dire poi delle Regioni con commissari ad
acta per la Sanita', ben cinque, Lazio, Campania, Molise, Abruzzo e Calabria?
Con Renzi che chiama i governatori con un sibillino, ma non troppo: "Adesso con
le regioni ci divertiamo, ma sul serio". Vuole ridurre gli sprechi e se non
subito rendere la Sanita' nazionale, così' da non fare piangere tropo di miseria
gli stessi governatori. E l'aria che tira in politica e' che nessuno si voglia
più omologare. Quanto va di moda dire "Ne' di destra, ne' di sinistra", pensando
così di ottenere un maggiore consenso da parte di una stanca opinione pubblica.
Che pero' forse, attenzione, non e' affatto stanca della politica, anzi della
sua assenza. Del logorarsi delle ideologie e della marmellata che tutto
raggruppa in un poco edificante calderone. Il primo vero prefetto, che fece
qualcosa, anche se con metodi brutali, fu Cesare Mori, inviato da Mussolini nel
25 a Palermo per combattere la mafia. Cosa che gli riuscì, tanto bene, che la
mafia fiera antifascista collaboro' e non poco allo sbarco degli americani in
Sicilia. Mussolini mando' a Mori, quando si insedio' un telegramma: "Vostra
Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente,
ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore
la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi". Risuonano le
campane della storia?
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