UCCIDERE
UNA CITTÀ A NORMA DI LEGGE
di
Stefania Divertito
“Con
estrema rabbia ci troviamo per l’ennesima volta a fare ciò che qualsiasi
amministrazione locale decente dovrebbe fare, cioè informare la popolazione sui
pericoli incombenti e far valere i diritti dei cittadini. Come sempre questo
silenzio è imbarazzante, inquietante, assordante. Segno di una reiterata volontà
ad occultare, unica capacità che ci risulti essere peculiare”.
Così
ha scritto in un comunicato disperato il comitato Retuvasa, rete per la tutela
della Valle del Sacco. siamo a Colleferro, ancora Lazio, ancora Italia. Uno dei
territori più inquinati non solo della regione, ma del Paese.
Ecco
cosa sta succedendo.
“Nell’assoluto
delirio della gestione dei rifiuti nel Lazio, con dichiarazioni istituzionali
sull’ipotesi di incenerire negli impianti di Colleferro o smaltire negli
impianti delle province, quanto Roma Capitale non riesce a più a sostenere,
restiamo esterrefatti dalla richiesta di assoggettabilità a Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA) relativa al nuovo progetto presentato da Italcementi
Colleferro in data 27 dicembre 2012 presso la Regione Lazio.
In
una città in cui insistono una discarica di Rifiuti Solidi Urbani,
sostanzialmente fuorilegge, due inceneritori di Combustibile Derivato da Rifiuti
(CDR), un’area industriale con due siti di stoccaggio definitivo per rifiuti
tossici, un cementificio, due industrie che devono rispondere alla legge Seveso
Bis per i rischi da incidente rilevante, una centrale a turbogas, occupazioni di
suolo con parchi fotovoltaici per quella che noi definiamo “militarizzazione
energetica”, non ci saremmo mai aspettati che qualcuno avesse ancora la faccia
tosta di proporre nuovi impianti, per usare un eufemismo, fuori luogo.
L’Italcementi
di Colleferro presenta la sua “becera idea di sviluppo sostenibile” con la
realizzazione di due linee di incenerimento rifiuti, la prima con “fanghi
biologici essiccati provenienti dal trattamento delle acque reflue”, la seconda
con “pneumatici fuori uso” e “fluff” ovvero plastica frantumata. Nel nuovo
progetto, del costo di 3,3 milioni di euro, è previsto l’incenerimento di 36.000
tonnellate annue, circa 100 tonnellate al giorno di rifiuti, per alimentare i
due forni esistenti di cottura del clinker in sostituzione dell’attuale petcoke
ovvero combustibile fossile.
Il
Ministero dell’Ambiente, già nel mese di aprile, aveva affermato che era nelle
sue intenzioni con apposito decreto, approvato in fase di regolamentazione dal
Consiglio dei Ministri e in attesa dei pareri del Consiglio di Stato e delle
Commissioni parlamentari, «favorire e promuovere un accordo di programma tra il
Ministero dell’Ambiente, alcune regioni italiane e Aitec (Associazione Italiana
Tecnico Economica del Cemento, ndr) sulla valorizzazione energetica del CSS
nelle regioni italiane che sono maggiormente esposte e tutt’ora in una grave
situazione di emergenza», e affrontando quella di Roma, aveva chiarito che la
città «non entrerà in emergenza se avrà questa prospettiva, che poi è quella
delle direttive europee e delle leggi nazionali».
In
pratica il CSS – Combustibile Solido Secondario – non è altro che una
ridefinizione della tipologia di rifiuti da avviare ad incenerimento che
comprende materie plastiche, pneumatici fuori uso, scarti in gomma, tessili e
scarti del calzaturiero, frazioni secche combustibili. Vengono quindi favoriti i
processi di incenerimento consentendo di bruciare anche frazioni che in passato
venivano escluse. Ulteriore gravità è che il ricorrere al CSS in luogo del
combustibile fossile viene inteso come “modifica non sostanziale” permettendo di
evitare l’iter autorizzativo solito mediante l’applicazione di un regime
giuridico ad hoc.
In
futuro, se passerà questo progetto, la qualità dell’aria complessiva a
Colleferro e in aree limitrofe di certo non migliorerà, in quanto i limiti di
emissione concessi ad un cementificio sono molto superiori a quelli consentiti
ad un inceneritore di rifiuti classico.
Ad
esempio con riferimento agli impianti di Colleferro e per una sola delle
sostanze emesse in atmosfera, il biossido di azoto (NOx), è stato autorizzato un
valore medio giornaliero in uscita di 70 mg/Nmc per ogni linea di incenerimento
rifiuti, di 800 mg/Nmc per il cementificio.
La
differenza è evidente, come è plausibile che i riferimenti normativi, nazionali
ed europei, che riguardano l’industria del cemento, siano applicabili ad
impianti situati lontano da nuclei urbani e non in aree già altamente
compromesse come la nostra. Attualmente in nessuna parte del mondo sarebbe
possibile insediare un’attività produttiva del genere a pochi passi dalle
abitazioni.
Italcementi
si dimostra rassicurante presentando scenari di emissione in atmosfera ridotti
rispetto alla situazione attuale, segnalando però in modo poco esauriente e
visibilmente di parte lo scenario di variabilità determinato dalle diverse
sostanze introdotte nel processo di combustione.
Il
paradosso è che nella stessa area prima si autorizza una centrale a turbogas
funzionante a combustibile fossile, giustificandola come migliorativa in
sostituzione dell’esistente; il giorno dopo si richiede l’autorizzazione per
sostituire un’alimentazione da combustibile fossile con combustibile derivato,
giustificandola sempre come migliorativa.
Evidentemente
il legislatore non ha previsto che potessero esistere situazioni folli come
quella di Colleferro.
Nel
caso in cui il decisore pubblico che verrà chiamato alla valutazione del
progetto abbia la memoria corta, siamo a disposizione per ricordare tutte le
azioni che nel passato recente sono state compiute con autorizzazioni che non
hanno tenuto in alcuna considerazione l’alta concentrazione di problematiche
ambientali e sanitarie.
Invitiamo
pertanto, nell’imminenza della consultazione elettorale, le forze politiche
candidate ai governi regionali e nazionali, nonché i rappresentanti locali, a
dichiarare in modo inequivocabile le loro intenzioni e la loro disponibilità ad
aprire un tavolo di confronto serio dove si possano esporre tutte le
problematiche ambientali in soluzione unica, al fine di stilare una serie di
provvedimenti volti al reale risanamento ambientale, sanitario, economico e
sociale. Senza questi presupposti i soggetti menzionati abbiano almeno il pudore
di evitare le nostre piazze per nominare, come in passato, il nome “ambiente”
invano.
Nel
frattempo ci stiamo organizzando per porre in essere tutte le azioni che
riescano a far decadere questo ennesimo schiaffo alla nostra dignità”.
Altre
domande pronte per la campagna elettorale.
Nessun commento:
Posta un commento