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REGGIO EMILIA E PROVINCIA L’ACQUA SARÀ FUORI DAL MERCATO
Buone
notizie dal fronte della battaglia per l'acqua pubblica. Nella provincia di
Reggio Emilia, la stessa che aveva condotto alle urne la maggiore percentuale di
votanti nei referendum del 2011, si è compiuto un passo importantissimo sulla
via della ripubblicizzazione: il 21 dicembre i sindaci del territorio reggiano
riuniti nel Consiglio Locale di Atersir (l'ente che ha sostituto gli Ato
emiliani), hanno deliberato che il servizio idrico dell'intera provincia sarà
affidato "in house" a un soggetto interamente pubblico.
Il
movimento per l'acqua pubblica e i milioni di cittadini che hanno votato ai
referendum hanno dunque potuto respirare una boccata d'aria pura – o per meglio
dire, bere un sorso d'acqua fresca – seppur in parte inquinata dalle delusioni
post-natalizie, con l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas che il 28
dicembre ha approvato il nuovo Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio
idrico Integrato aprendo le porte ai profitti sull'acqua, in netto contrasto
col secondo quesito referendario.
Ma
torniamo alla provincia di Reggio Emilia e alle buone notizie. La decisione era
stata preceduta da una serie di colpi di scena politici che avevano visto i
gruppi locali del Partito Democratico, in particolar modo quello del Comune di
Reggio Emilia, guidato dal sindaco Graziano Delrio, cambiare improvvisamente
rotta e passare sulla sponda dell'acqua pubblica.
Solo
pochi mesi fa, a settembre, Delrio si era schierato di fatto a favore delle
privatizzazioni sostenendo che era impensabile scorporare la gestione dell'acqua
da Iren, l'enorme multiservizi che gestisce i servizi locali nel reggiano e in
altre zone d'Italia. In precedenza si era detto persino favorevole alla fusione
della stessa con Hera, per creare una colossale multiutility, una sorta di
multinazionale dei servizi locali.
Poi
l'improvviso cambio di rotta, sancito il 17 dicembre dal voto del consiglio comunale reggiano che impegnava il sindaco
Delrio a prendere una posizione netta e decisa a favore della ripubblicizzazione
del servizio idrico in sede di assemblea dei sindaci. La decisione del gruppo PD
è arrivata all'ultimo istante, tenendo col fiato sospeso il Comitato Acqua Bene
Comune, promotori della mozione.
Ma
cosa c'è dietro all'improvviso dietrofront? Probabilmente ha pesato – eccome –
la manifestazione che proprio a Reggio Emilia si è tenuta il 15
dicembre. In quell'occasione sono scese in piazza più di mille persone a
chiedere a gran voce il rispetto dei referendum ed un ritorno ad una gestione
pubblica e partecipata della risorsa.
Altrettanto
importante è stata la battaglia interna al partito condotta da Mirko Tutino,
assessore provinciale all’Ambiente da tempo impegnato nella trattativa tra
sindaci e comitati.
Così
si è giunti dapprima alla mozione del comune di Reggio Emilia, infine alla
decisione storica presa dall'assemblea dei sindaci del reggiano. Proprio il 21
dicembre, giorno di rinascita in cui i Maya indicavano l'inizio di una nuova
era, è giunta la sentenza: il contratto con Iren, scaduto da un anno e
attualmente in proroga, non verrà rinnovato; né si procederà al bando europeo;
piuttosto la gestione del servizio idrico tornerà nelle mani del pubblico,
probabilmente sotto la forma di una azienda speciale (queste le linee emerse
dall'assemblea dei sindaci).
Reggio
Emilia e dintorni diventerà dunque con ogni probabilità il secondo ambito
territoriale italiano ad applicare i dettami del referendum. Il primo è stato
Napoli, che proprio lo scorso 21 novembre grazie alla Giunta De Magistris ha
convertito la società per azioni Arin nell'azienda speciale ABC Napoli (con ABC
che sta per Acqua Bene Comune).
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