ARSENICO
E VECCHI MERLETTI: “LA BEFFA DI FINE ANNO”
del
Comitato cittadino acqua pubblica di Aprilia
Potevano
chiudere l'anno in silenzio, oppure chiedendo scusa ai cittadini per tutti i
disagi che hanno dovuto sopportare nell'anno, invece i vertici di Acqualatina
hanno convocato l'ennesima conferenza stampa pubblicitaria per confondere le
acque e dire al mondo che hanno risolto il problema arsenico nei tempi
dovuti.
La
solita operazione di marketing nella peggiore tradizione delle società
commerciali.
Altro
che tutto concluso entro l'anno! È evidente che i lavori più importanti come la
nuova condotta per collegare le sorgenti di Ninfa a Cisterna ed il
dearsenizzatore alla centrale di Aprilia devono ancora essere realizzati, e dal
1° gennaio devono solo sperare che l'arsenico decida da solo di rimanere nei
limiti di legge.
Acqualatina
dice che è impegnata a risolvere il problema arsenico fin dal 2004, ma i fatti
dicono che finché ha potuto godere delle deroghe europee ha fatto ben poco. Gli
investimenti ed i rimedi sono stati adottati efficacemente solo negli ultimi due
anni, a dimostrare che in ben 9 anni di gestione non hanno avuto a cuore la
salute dei cittadini se non di fronte al pericolo di multe e denunce penali.
Molto
invece ha fatto l'azione pressante della libera stampa e dei comitati che
autonomamente hanno tenuto sotto controllo la questione arsenico denunciando
tempestivamente ritardi ed inadempienze.
La
società ha anche potuto contare sull'aiuto degli enti pubblici che avrebbero
dovuto controllarla e sanzionarla e che invece hanno pasticciato soluzioni di
salvaguardia per il gestore mettendo in secondo piano la salute pubblica.
Né
un richiamo per inadempienza contrattuale, né una multa, né una penale
applicata, né una riduzione tariffaria. Nulla di tutto ciò, anche se ricorrevano
e ricorrono tutte le condizioni.
Ecco
in quale contesto Acqualatina può continuare a sopravvivere spendendo i soldi
degli utenti più per curare la sua immagine che l'acqua da erogare.
Inoltre
per aver agito in ritardo ci si è affidati alla costosissima tecnologia dei
dearsenizzatori che è una soluzione tampone e non ottimale, mentre si sarebbero
potute trovare fonti alternative di approvvigionamento.
Resta
poi da verificare (sperando che questa volta l'ASL faccia bene il suo dovere...)
se l'acqua trattata non finisca per essere anche un'acqua di qualità più
povera.
Ultima
domanda: come viene smaltita l'acqua carica di arsenico che viene rilasciata
dagli impianti di dearsenizzazione?
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