sabato 3 novembre 2012

Accorpamento delle Province di Latina e Frosinone, occasione storica per il ritorno della Ciociaria

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03-11-2012

Accorpamento delle Province di Latina e Frosinone, occasione storica per il ritorno della Ciociaria

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del prof. Michele Santulli

Sia nei media sia in qualche libro sono anni che teniamo desta l’attenzione sul concetto di Ciociaria e sul suo significato. In realtà di questa entità si fa l‘uso più diversificato e distorto pervenendo a due risultati ultimi: Ciociaria è solo la provincia di Frosinone e siccome la provincia di Frosinone grazie ai disamminastratori che l’hanno disamministrata e annichilita per decenni -grazie anche a noi cittadini che li abbiamo eletti- è perennemente tra gli ultimi capoluoghi d’Italia, allora una eventuale ‘ciociarizzazione dell’Italia’ o della ‘lingua italiana’ o di un ‘territorio’ è il male peggiore che possa capitare.

Cioè l’equazione è: Ciociaria=Frosinone, Frosinone ultimo o tra gli ultimi in Italia, quindi Ciociari ultimi del branco, perciò=’Fiorito’. Ora, grazie, o non grazie, all’attuale governo, i ciociari hanno davanti a loro una prospettiva e una occasione veramente, come si suol dire, storiche: la realtà è che Latina e Frosinone, stando alla nuova Legge, vengono accorpate, cioè il territorio diventa nuovamente uno, cioè quel territorio che per almeno cinquecento anni è stato effettivamente uno e singolo, ridiventa tale. Ecco perché occasione storica, quindi irripetibile. Non più dunque ancora due entità amministrative: territorio di Latina e territorio di Frosinone o chissà mai che cosa, bensì solamente: Ciociaria! Ora tutto è nelle mani dei due sindaci, di Latina e di Frosinone, i veri diretti interessati alla scomparsa di una delle due province: avere la sensibilità e la cultura della attuale contingenza storica e comprendere il fatto eccezionale quindi straordinario che si para loro davanti: dare al territorio l’unico nome unificante e ricompattante, al di sopra delle parti: il nome di Ciociaria. Questo nome non solo ristabilisce la vicenda storica ma riaffratellerebbe e riomologherebbe.

Senza parlare del fatto che eliminerebbe tutte quelle discussioni e amenità e insensatezze e diatribe che si andrebbero inevitabilmente ad innestare e innescare a proposito della preminenza o del ruolo di prima donna -perché di ciò si tratta- di LT o di FR. Si immagini, inoltre, che cosa sarebbero capaci di ingarbugliare i politici nostrani dei quali per decenza non facciamo nemmeno i nomi. I due sindaci, invece, coadiuvati dagli altri sindaci delle città più importanti, mi dà l’impressione che potrebbero affrontare la nuova realtà con mezzi dialettici e culturali più consoni e adeguati, nell’interesse generale. L’immenso territorio a Sud di Roma per secoli, prima fino al Garigliano e poi fino al Liri, si è chiamato Lazio, poi Campagna di Roma, poi nel 1800 Provincia di Campagna e di Marittima, poi a metà secolo Delegazione di Frosinone e Delegazione di Velletri, e poi ecc. La rottura e la frantumazione vere e reali di questo antico territorio avvenne con il Regime allorché si costituì la provincia di FR nel 1927 annettendovi i territori borbonici tra il Liri e il Garigliano e, qualche anno dopo, la costituzione di quella di Latina separando in due la regione. Il distacco dei territori di Colleferro, di Carpineto, di Segni ecc. nonché di quello delle località sui Simbruini (Subiaco, Olevano, Anticoli, ecc.) a beneficio della provincia di Roma, rappresentò il completamento della fine dell’antico territorio.

Ora i tre Sindaci, di FR di LT e di Roma, se consapevoli e consci della incredibile e inimmaginabile occasione -nonchè responsabilità- nelle loro mani, hanno la possibilità di mettere assieme sotto un solo nome tre entità, tra l’altro già unite per secoli da mille legami, e costituirne una sola col nome di: Ciociaria che, si badi bene, non equivale a un tornare indietro come se S.Pietroburgo la si volesse richiamare Leningrado o l’Iran tornasse a essere Persia o la Thailandia il Siam: l’umanità non ama tornare indietro. Infatti la Ciociaria è una proiezione del passato nel futuro: essa non è mai esistita come entità amministrativa o politica o geografica o di altra natura però è stata la regione ideale che dagli Appennini al Garigliano all’antica Via Appia ha tenuto e contraddistinto folkloricamente tutto il territorio. E questa realtà unificante è enorme; significa che il contadino o la ragazza di Itri o di Anticoli Corrado o di Sonnino o di Picinisco o di Alatri o di Olevano o di Sezze, a parte il dominatore comune che era il papato per quasi tutti, erano normalmente e si sentivano tutti uguali e affratellati in quanto, tra l’altro vestivano sostanzialmente allo stesso modo e calzavano le medesime calzature, ciò che è fondamentale e determinante ai fini della connotazione sociale di una comunità.

E a riprova, questa unità e unicità è documentata e provata da documenti e prove anche queste uniche e, possiamo dirlo, eccezionali: migliaia di opere pittoriche appese in tutti se non quasi tutti, i musei e gallerie del pianeta; per oltre centocinquantanni gli artisti pittori europei hanno dipinto e ritratto questa umanità di Cori, di Fondi, di Alvito, di Olevano, di San Germano/Cassino, di Sonnino, di Civita d’Antino, di Subiaco, di Bassiano, di Alatri lasciando a noi il compito, tra l’altro, di attestarne la uniformità e comunanza folkloriche generali, salvo ovviamente rarissime eccezioni. Quindi i tre sindaci in verità avrebbero facile giuoco, dal punto di vista culturale e storico!!!, a dare finalmente, per la prima volta nella Storia, la connotazione solo corretta e giusta a questo immenso territorio a Sud della linea Tevere-Aniene e fino al Garigliano e suo prolungamento fino a Minturno-Formia. Michele Santulli 

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