mercoledì 13 marzo 2013

Le lettere di rimborso Imu del Pdl costeranno oltre 2 milioni di euro agli italiani


mer 13 mar 2013 14:03 - I mercati italiani chiudono tra 3 ore e 27 min

Le lettere di rimborso Imu del Pdl costeranno oltre 2 milioni di euro agli italiani

Grazie a una legge del ’93 di cui beneficiano tutte le comunicazione elettorali, il costo delle missive inviate agli elettori per promuovere la restituzione dell'Imu saranno in buona parte a carico dei contribuenti

E’ proprio il caso di dirlo: la promessa di Silvio Berlusconi di rimborsare l’Imu, agli italiani, è costata cara. Sì, perché la lettera arrivata a milioni di persone in campagna elettorale non l’ha pagata il Pdl. O meglio, non solo. Una bella fetta delle spese di spedizione, ben 2.160.000 euro, sono state a carico dei cittadini. A loro insaputa. La legge parla chiaro: il francobollo per i messaggi elettorali, per gli aspiranti parlamentari, costa meno. E molto.

Le comunicazioni, i candidati, le fanno spesso usando questo mezzo, forti della legge 515 del 10 dicembre 1993 che consente loro una riduzione dei costi davvero notevole. Nel caso dell’Imu e della promessa di rimborso si parla di milioni di lettere e francobolli che al Cavaliere sono costati appena 4 centesimi l’una. La condizione, è bene precisarlo, è garantita a tutti i partiti e non solo al leader del Pdl. Ma il punto è un altro. Perché tirando le somme, quelle missive, alle Poste, sono costate 28 centesimi ognuna. Chi ha pagato i 24 centesimi di differenza? Lo Stato. Facendo due conti, per promettere i 4 miliardi dell’Imu sulla prima casa a 9 milioni di persone (tante sono le lettere spedite) gli italiani hanno contribuito con 2.160.000 euro e spiccioli.

E’ un diritto sancito per legge, la comunicazione in periodo di campagna elettorale, e a disciplinarlo è la legge del ’93 che apre un capitolo specifico nei casi di elezione alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica e ai vari consigli - comunali, provinciali e regionali. Nonché per le corse alle poltrone di sindaco, presidente di Provincia e di Regione. A dettare le regole, nello specifico, è l’articolo 17, che prevede agevolazioni per “ciascun candidato in un collegio uninominale e ciascuna lista di candidati in una circoscrizione per le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica” che ha “diritto ad usufruire di una tariffa postale agevolata di lire 70, per plico di peso non superiore a grammi 70, per l'invio di materiale elettorale per un numero massimo di copie pari al totale degli elettori iscritti nel collegio per i singoli candidati, e pari al totale degli elettori iscritti nella circoscrizione per le liste di candidati.

Tale tariffa può essere utilizzata unicamente nei 30 giorni precedenti la data di svolgimento delle elezioni e dà diritto ad ottenere dall'amministrazione postale l'inoltro dei plichi ai destinatari con procedure e tempi uguali a quelli in vigore per la distribuzione dei periodici settimanali”. Si parla di 70 lire, diventate, in euro, 0,04 centesimi a lettera. Sconto che conviene non poco se l’invio è a tappeto, come nel caso delle lettere sull’Imu. L’aumento dei costi dei servizi postali, poi, non ha spostato di una virgola la vantaggiosa agevolazione e gli sconti non sono stati adeguati alle tariffe in vigore.

Così, la tanto discussa lettera-spot, che ha creato confusione soprattutto tra gli anziani, arrivati in massa a chiedere il rimborso sperando in qualche entrata a integrare le loro magre pensioni, non ha soltanto gravato sul bilancio dello Stato. E’ piombata anche al centro di polemiche politiche e giudiziarie, finendo nel mirino della magistratura. Secondo quanto riporta “Il resto del Carlino”, infatti, dopo l'esposto di una cittadina ne è seguito un secondo, e un terzo, che hanno spinto la Procura di Reggio Emilia ad aprire un fascicolo iscrivendo come indagato Silvio Berlusconi. Nel registro generale delle notizie di reato si ipotizza la violazione dell'articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali. In altre parole, il voto di scambio

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