L'APPELLO
DEL WWF: “NO AL CONSUMO DI SUOLO, SÌ AL RIUSO DELL’ITALIA”
Il
WWF invita a firmare l’appello “No al consumo di suolo, Sì al riuso dell’Italia”
sul sito wwf.it/riutilizziamolitalia e dai così il via alla nuova fase
della campagna “RiutilizziAMO l’Italia”. Questa ha raccolto nella prima fase
appena conclusa 575 segnalazioni, in meno di 5 mesi, di aree ed edifici dismessi
o abbandonati, di cui ben l’85% accompagnato da proposte concrete di recupero.
Aiuterai così il WWF a promuovere presso istituzioni e amministrazioni pubbliche
il “Kit del riuso” che contiene strumenti per favorire operazioni di recupero e
la riqualificazione delle città e del territorio e per fermare l’ulteriore
cementificazione del Belpaese. Quattro gli strumenti proposti nell’appello: 1.
la profonda innovazione della legge urbanistica del 1942, che punti al riuso e
alla riqualificazione delle aree e dei manufatti inutilizzati, privilegiando la
domanda sociale e il ruolo delle comunità locali; 2. la Carta “No al consumo di
suolo, Sì al riuso dell’Italia”, ossia una dichiarazione in cui le
amministrazioni pubbliche s’impegnano a prendere iniziative concrete per
consumare meno suolo, coinvolgendo nei processi decisionali la cittadinanza; 3.
il “Registro del suolo”, la creazione di una banca dati integrata tra gli uffici
delle varie amministrazioni, accessibile ai cittadini, per monitorare e
prevenire il consumo di suolo e garantire la trasparenza sugli interventi sul
territorio; 4. la “Fiscalità antiabbandono”, un’imposta selettiva per
disincentivare il consumo di nuovo suolo al di fuori del perimetro urbanizzato.
Sono questi i punti caratterizzanti la nuova fase della campagna “RiutilizziAMO
l’Italia” promossa dal WWF e rivolta a tutti quei cittadini stanchi di vedere il
proprio Paese divorato dal cemento, derubati di spazi che, se recuperati
riappropriandosene, potrebbero invece essere restituiti all’ambiente e alla
collettività.
Lo
dimostra una rosa di 14 casi esemplari individuati tra le circa 600 segnalazioni
pervenute, che vanno da ex aree industriali come quella di Saline Joniche, a
Reggio Calabria (su cui ora incombe il progetto di una centrale a carbone), che
si vorrebbe riutilizzare bonificando e rinaturalizzando l’area, fino al recupero
di funzionalità di strutture sportive abbandonate, come nel caso dello
Sferisterio di Napoli. E ancora: dal un tracciato ferroviario dismesso di Udine,
che potrebbe essere convertito in un percorso ciclopedonale e naturalistico,
fino all’ospedale dismesso con vista mare di Cagliari, per il quale si propone
un Museo del Mare e della Navigazione e un ristorante con menu “ecosostenibili”.
Oppure ancora il cimitero dei colerosi di Napoli da far rivivere come una meta
turistica di valenza storica e archeologica (vedi scheda di approfondimento in
coda).
DA
MARIO TOZZI A RADIO BICI: LE VIDEO SFIDE PER IL RIUSO
Per
tutti i paladini della Natura e del territorio è giunto quindi il momento di
cogliere la “sfida del riuso” ed essere protagonisti del cambiamento firmando
sin da subito l’appello del WWF su wwf.it/riutilizziamolitalia e compiendo una
piccola provocazione. Così come hanno già fatto per il WWF - nell’ambito del
gioco “Sfida il Mondo per salvare il Pianeta” de “L’Ora della Terra” (che
quest’anno si terrà il 23 marzo dalle ore 20.30), il geologo del CNR Mario
Tozzi, che in un divertente video (guardalo a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=i-uiZH9_ZHY) ha promesso di
“ridurre il proprio ‘consumo di suono’ - parlando cioè più lentamente - se
almeno 10.000 persone firmeranno l’appello del WWF contro il consumo di suolo”
oppure il “giorna-ciclista” di Radio Bici, Maurizio Guagnetti: il cronista a
che, da marzo a luglio attraverserà in bici l’Italia da nord a sud, e che, oltre
ad aver sposato la campagna WWF in una sorta di “tour anticemento” promuovendo
l’appello WWF, ha affermato nella propria video sfida (guardala a questo link:
http://www.youtube.com/watch?v=2mXbl-P7r2E&feature=youtu.bec.piro)
che “se almeno 5.000 persone firmeranno l’appello del WWF contro il consumo del
suolo, li ringrazierò uno per uno, proclamando i loro nomi in giro per le strade
delle città”.
Un
grande gesto d’amore per il proprio territorio che inizia con un piccolo atto
concreto, come appunto quello dell’adesione all'appello del WWF, e che segue
alla grande mobilitazione che sin dall’inizio ha caratterizzato, con centinaia
di aree censite in tutto il Paese, la campagna del WWF “RiutilizziAMO l’Italia”.
“Questo successo di partecipazione testimonia l’esistenza di una forte domanda
sociale per riqualificare città e ambiente e rilanciare l’economia del Paese,
puntando su una maggiore qualità della vita - afferma l’architetto Adriano
Paolella, direttore generale del WWF Italia -. Nei prossimi mesi il WWF
promuoverà laboratori territoriali rivolti a cittadini, comitati, docenti
universitari, studenti ed esperti locali interessati, affinché si possano
avviare processi di recupero e di riappropriazione di questi spazi abbandonati”,
conclude Paolella.
600
IDEE PER “RIUTILIZZARE L’ITALIA”: I DATI.
Sono
ben 575 le schede di segnalazione di aree dismesse o degradate, inviate online
dai cittadini al WWF in appena 5 mesi nell’ambito della prima fase della
campagna (conclusa a fine novembre 2012), di cui l’85% con idee e proposte di
riutilizzo ambientale e sociale (elaborate da comunità locali, singoli cittadini
e una Rete di 25 esperti e docenti di 11 atenei), di queste il 49% propongono
una riqualificazione green delle aree (per il 20% a verde pubblico, il 15% per
ricomporre la rete ecologica, il 9% ad orti urbani e sociali, per il 5% ad uso
agricolo) e il 47% a riutilizzo urbanistico (la percentuale rimanente non
fornisce dettagli ulteriori).
Compilate
per il 70% da associazioni e comitati e per il 30% da singoli cittadini, le
segnalazioni di aree abbandonate provengono per il 38% da Sud Italia e isole,
per il 33% da Centro Italia e 29% dal Nord e offrono uno screening della
tipologia del patrimonio inutilizzato: sul campione di 575 segnalazioni
raccolte, il 67% riguarda aree edificate, il 18% incolti degradati o in
evoluzione (7% incolti in evoluzione, cioè dove la natura sta prendendo il
sopravvento e 11% dove impera il degrado), il 4% aree di scavo (cave o altre
forme di prelievo di inerti), 7% aree ex cantieri (il restante 4% non risponde
sullo stato dell'area). Una fotografia delle strutture in disuso che segnala
anche i rischi provocati: abbandono e dismissione connessi per il 36% a
strutture pericolanti, per il 32% all’inquinamento del suolo, per il 19% ai
luoghi trasformati in discariche o depositi di materiali, per il 3% ad altri
fenomeni, (per il 10% non sono pervenute risposte in merito ai rischi). Non
solo: a questi fattori si aggiunge anche l’espansione disomogenea delle città
(cosiddetto fenomeno dello “sprawl urbano”): il cosiddetto “vuoto” (che in
particolare per il 33% riguarda aree private e per il 27% aree pubbliche),
lasciato su un territorio densamente edificato in maniera disordinata e spesso
ingiustificata, si trasforma in degrado.
L’Italia
non si può permettere più il lusso di considerare il suolo una risorsa
inesauribile e rinnovabile, come emerge dal dossier “Terra Rubata”, elaborato da
WWF e FAI e presentato nel gennaio 2011, si rischia concretamente che in assenza
di correttivi nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane
cresca in Italia di circa 600.000 ettari, pari ad un consumo di suolo di 75
ettari al giorno, mentre già oggi nel nostro Paese non è possibile tracciare un
cerchio del diametro di 10 km senza intercettare un insediamento urbano. Un
Paese a rischio visto che c’è chi ancora oggi favorisce la piaga dell’abusivismo
edilizio - che dal 1948 a oggi ha ferito il territorio con 4,5 milioni di abusi
edilizi, 75.000 l’anno e 207 al giorno - favorito dai 3 condoni che si sono
succeduti ne ultimi 16 anni (nel 1985, nel 1994 e nel 2003).
Leggi
il testo integrale dell’appello: https://wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=8686.
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