Rimborsi elettorali: torta da 160 milioni per tutti, ma non per Grillo
di Michael Pontrelli
Conclusa la campagna elettorale incominciano a trapelare le prime indiscrezioni sull’entità dei rimborsi elettorali: una torta di circa 160 milioni di euro che i partiti politici potranno spartirsi proporzionalmente ai voti ottenuti alla Camera e al Senato. Considerando che il numero di parlamentari eletti è stato pari a 945 il rimborso medio sarà di oltre 169.000 euro.
Rimborsi in calo rispetto al 2008 - Una cifra consistente che tuttavia è poca cosa se confrontata con quanto erogato al termine della campagna elettorale del 2008. In quell’occasione il rimborso complessivo fu di ben 407 milioni di euro che in termini di singolo parlamentare eletto equivalevano all’incredibile cifra di 430 mila euro. La riduzione dei rimborsi è stata resa possibile grazie ad una legge votata lo scorso giugno in modo bipartisan che ha limitato l’erogazione ai soli partiti che eleggono almeno un parlamentare.
Taglio fondi non ha inciso su campagna elettorale - Il taglio dei fondi non ha avuto particolari effetti sulla campagna elettorale di quest’anno e dimostra che la democrazia può funzionare perfettamente anche con risorse inferiori erogate ai partiti. Rimane però vivo ancora un dubbio: i rimborsi esistenti sono giusti o sono ancora troppo elevati? Ipotizzando corretta la stima di un rimborso complessivo di 160 milioni, sulla base dei dati elettorali il Pd riceverebbe 45,8 milioni di euro, il Pdl 38 milioni di euro, Scelta Civica 15 milioni e il M5S 47,2 milioni di euro, cifre importanti considerando due aspetti. Primo, tutti i candidati premier hanno fatto uso massiccio di strumenti di comunicazione a costo zero come internet e la costante presenza nelle principali tramissioni televisive di informazione. Secondo, essendo le liste bloccate senza preferenze i singoli parlamentari eletti non hanno dovuto sostenere spese promozionali ingenti per le proprie campagne elettorali.
Il M5S guida la ribellione contro i rimborsi elettorali - Il vincitore delle elezioni, ovvero il Movimento 5 Stelle, ha già annunciato che rinuncerà al rimborsi analogamente a quanto fatto al termine delle elezioni regionali in Sicilia dove venne respinto un assegno da 1 milione e 426 mila euro. Su questo punto i grillini appaiono irremovibili e il concetto è stato ribadito ieri: “Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l'abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio” ha scritto Beppe Grillo in un post pubblicato sul suo sito rispondendo alla proposta di collaborazione avanzata dal segretario del Pd martedì pomeriggio.
Rimborsi saranno primo test per i partiti - I rimborsi elettorali saranno dunque il primo test importante per valutare la credibilità dei partiti politici. Il M5S rinuncerà davvero a ben 47 milioni di euro? Se questo avverrà gli altri partiti resteranno indifferenti o a loro volta daranno un segnale forte ai cittadini in un momento di profonda crisi economica? L’aspetto non è di secondaria importanza perché la rabbia verso gli eccessi della "casta" è stato uno dei fattori più importanti delle ultime elezioni e sui costi della politica gli italiani aspettano ancora molte risposte.
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