L'inchiesta intreccia quella sul centro d'accoglienza di Mineo
Sotto inchiesta il sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglioni che si difende: «Nessun avviso di garanzia». Fra gli indagati anche Visconti, assessore all'ambiente nella giunta Alemanno, e Venafro ex capo di gabinetto di Zingaretti. Gli interrogatori di garanzia.
Dopo la seconda tranche di arresti di Mafia Capitale, nuove inchieste sul business della gestione dell’emergenza immigrati. In una di queste, a Catania, comare anche il nome del sottosegretario
all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd), indagato assieme ad altre
cinque persone per turbativa d’asta in merito all’appalto per la testine
del Cara di Mineo, uno di quelli al centro delle trame del gruppo Buzzi-Carminati. «Ora basta», attacca l'esponente centrista che chiede di «fare luce nel più breve tempo possibile sulla mia posizione visto il ruolo istituzionale che ricopro».
Nel frattempo emergono nuovi nomi dalla lista degli indagati della procura di Roma: fra loro anche Marco Visconti, ex assessore all'Ambiente della giunta capitolina allora guidata da Gianni Alemanno. Indagato anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore Zingaretti che si era già dimesso tre mesi fa dopo aver appreso di essere indagato dalla Procura di Roma «in un’inchiesta relativa ad una gara d'appalto della Regione». E Calogero Salvatore Nucera, ex capo segreteria di Francesco D'Ausilio quando era capogruppo del Pd in consiglio comunale a Roma. Della lista fa parte anche il nome di Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento della protezione civile comunale.
Iniziati gli interrogatori di garanzia
Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente Pd dell’Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. «Non ho commesso reati», si è difeso con il gip Mirko Coratti. «L’interrogatorio è andato bene - ha spiegato il suo avvocato lasciando il carcere - Coratti si è difeso, spiegando che non ha commesso reati, e ha fornito tutti gli elementi. Non sono ottimista ma sono consapevole che Coratti non ha commesso reato, si tratta di dimostrarlo. Siamo nelle mani della giustizia. Le intercettazioni le ho sentite alla radio e potrete far caso che non si sente mai la voce di Coratti. E io movimenti di denaro a favore di Mirko Coratti in questa vicenda non ne ho trovati».
Castiglioni: «sia fatta luce»
I sei indagati a Catania per l’appalto del Cara di Mineo sono il sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd); Giovanni Ferrera, «nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza»; Paolo Ragusa, «nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino»; Luca Odevaine «nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni», e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra. Castiglioni, però, ha spiegato ai microfoni di Sky TG24 di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. «Ora basta, apprendo ancora una volta a mezzo stampa per la seconda volta in sei mesi di un mio presunto coinvolgimento, come possibile indagato, nella vicenda del Cara di Mineo», ha affermato chiedendo alle Procure di Catania e Caltagirone di «fare luce nel più breve tempo possibile sulla mia posizione visto il ruolo istituzionale che ricopro». E ha aggiunto: «Ribadisco la mia assoluta serenità nella vicenda e sono immediatamente a disposizione della magistratura per qualunque circostanza che possa essere utile all'indagine per evitare il continuo stillicidio a mezzo stampa».
Ipotesi scioglimento Comune di Roma
La decisione del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, su un eventuale scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose avverrà entro i 45 giorni successivi al 15 giugno, giorno in cui la commissione incaricata dalla prefettura di verificare se la criminalità è entrata in Campidoglio o meno renderà nota la sua relazione, che al momento è già «corposissima» e composta da «oltre 700 pagine». In caso affermativo si passerà comunque per un’istruttoria del ministro dell'Interno, prima della decisione finale da parte del Consiglio dei ministri. «Il mio predecessore - ha spiegato Gabrielli - a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare, e di una evidente ipotesi di infiltrazioni del Consiglio comunale attivò la procedura attraverso la costituzione di una commissione di accesso che aveva 3 mesi di tempo. Poi questi tre mesi sono stati prorogati dal 15 di marzo al 15 giugno, termine che la commissione anche in conseguenza di questa ulteriore e corposa appendice si prenderà tutto». Ma, ha aggiunto il prefetto, «non vorrei che passasse l’idea di Fabio Quinto Massimo il temporaggiatore. Le carte dovranno essere ponderate».
Nel frattempo emergono nuovi nomi dalla lista degli indagati della procura di Roma: fra loro anche Marco Visconti, ex assessore all'Ambiente della giunta capitolina allora guidata da Gianni Alemanno. Indagato anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore Zingaretti che si era già dimesso tre mesi fa dopo aver appreso di essere indagato dalla Procura di Roma «in un’inchiesta relativa ad una gara d'appalto della Regione». E Calogero Salvatore Nucera, ex capo segreteria di Francesco D'Ausilio quando era capogruppo del Pd in consiglio comunale a Roma. Della lista fa parte anche il nome di Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento della protezione civile comunale.
Iniziati gli interrogatori di garanzia
Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente Pd dell’Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. «Non ho commesso reati», si è difeso con il gip Mirko Coratti. «L’interrogatorio è andato bene - ha spiegato il suo avvocato lasciando il carcere - Coratti si è difeso, spiegando che non ha commesso reati, e ha fornito tutti gli elementi. Non sono ottimista ma sono consapevole che Coratti non ha commesso reato, si tratta di dimostrarlo. Siamo nelle mani della giustizia. Le intercettazioni le ho sentite alla radio e potrete far caso che non si sente mai la voce di Coratti. E io movimenti di denaro a favore di Mirko Coratti in questa vicenda non ne ho trovati».
Castiglioni: «sia fatta luce»
I sei indagati a Catania per l’appalto del Cara di Mineo sono il sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd); Giovanni Ferrera, «nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza»; Paolo Ragusa, «nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino»; Luca Odevaine «nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni», e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra. Castiglioni, però, ha spiegato ai microfoni di Sky TG24 di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. «Ora basta, apprendo ancora una volta a mezzo stampa per la seconda volta in sei mesi di un mio presunto coinvolgimento, come possibile indagato, nella vicenda del Cara di Mineo», ha affermato chiedendo alle Procure di Catania e Caltagirone di «fare luce nel più breve tempo possibile sulla mia posizione visto il ruolo istituzionale che ricopro». E ha aggiunto: «Ribadisco la mia assoluta serenità nella vicenda e sono immediatamente a disposizione della magistratura per qualunque circostanza che possa essere utile all'indagine per evitare il continuo stillicidio a mezzo stampa».
Ipotesi scioglimento Comune di Roma
La decisione del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, su un eventuale scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose avverrà entro i 45 giorni successivi al 15 giugno, giorno in cui la commissione incaricata dalla prefettura di verificare se la criminalità è entrata in Campidoglio o meno renderà nota la sua relazione, che al momento è già «corposissima» e composta da «oltre 700 pagine». In caso affermativo si passerà comunque per un’istruttoria del ministro dell'Interno, prima della decisione finale da parte del Consiglio dei ministri. «Il mio predecessore - ha spiegato Gabrielli - a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare, e di una evidente ipotesi di infiltrazioni del Consiglio comunale attivò la procedura attraverso la costituzione di una commissione di accesso che aveva 3 mesi di tempo. Poi questi tre mesi sono stati prorogati dal 15 di marzo al 15 giugno, termine che la commissione anche in conseguenza di questa ulteriore e corposa appendice si prenderà tutto». Ma, ha aggiunto il prefetto, «non vorrei che passasse l’idea di Fabio Quinto Massimo il temporaggiatore. Le carte dovranno essere ponderate».
Nessun commento:
Posta un commento