martedì 26 marzo 2013

Mafia, Dell'Utri condannato a 7 anni.


Mafia, Dell'Utri condannato a 7 anni. Respinta la richiesta di arresto presentata dalla procura

La Corte d'appello di Palermo ha respinto la richiesta d'arresto avanzata dalla Procura generale per l'ex senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo si è appreso in ambienti giudiziari. Il pg di Palermo Luigi Patronaggio aveva chiesto l'arresto, per pericolo di fuga, dopo la decisione della corte che ha celebrato il processo di appello che ha condannato Dell'Utri a 7 anni, assolvendolo, però, dei reati a lui contestati dal '92 in poi.
La corte nega il rischio di reiterazione del reato - Oltre che l'inesistenza di un pericolo di fuga, la Corte d'appello di Palermo ha negato la sussistenza del rischio di reiterazione del reato che l'accusa aveva indicato nell'istanza di misura cautelare. "Il lungo tempo trascorso - oltre vent'anni - dall'ultima condotta giudicata come dimostrativa di colpevolezza costituisce elemento concreto per escludere l'esistenza dell'esigenza cautelare della reiterazione del reato". Quanto al pericolo di fuga, escluso dai giudici, nel provvedimento si fa riferimento ai diversi viaggi effettuati dall'imputato smentendo che questi dimostrino la volontà di Dell'Utri di sottrarsi all'esecuzione della pena.Nel verdetto la Corte, presieduta da Raimondo Lo Forti, fa riferimento alla sentenza del tribunale che aveva condannato l'imputato a 9 anni e, vista l'assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al '92, si determina la pena a 7 anni di carcere: la stessa pena del primo processo d'appello, annullato dalla Cassazione.
Romanzo criminale continua - "Speravo in un'altra sentenza, ma accetto il verdetto", è stato il primo commento dell'ex senatore che alle ultime elezioni non è stato ricandidato perché considerato fra gli “impresentabili” del Pdl. "Dire che ho ancora fiducia è una parola grossa. Sono tranquillo, del resto le cose non le posso cambiare io. Aspetto le prossime puntate di questo romanzo criminale che non poteva finire qui. Non sono contento - ha detto ancora - non posso esserlo. Spero nella Cassazione. Del resto la vita va avanti, c'è la trattativa e il resto. Il romanzo continua".
Prescrizione? Se arriva è meglio di niente - "Se arrivasse la prescrizione direi come Andreotti: sempre meglio di niente", ha affermato il senatore del Pdl commentato la possibilità che le accuse di concorso in associazione mafiosa possano essere prescritte se la Cassazione non si pronunciasse entro il 2014. "E' una possibilità - ha detto - staremo a vedere. I calcoli li fanno gli avvocati e i giornalisti. Io attendo".
Le accuse - Secondo l'accusa, per oltre 30 anni l'ex manager di Publitalia ha avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra facendo anche da "mediatore" di una sorta di accordo protettivo stretto tra Silvio Berlusconi e le cosche. Un patto costato fiumi di denaro all'ex premier che, pagando, avrebbe tenuto al sicuro sé e i suoi familiari dalle minacce mafiose.
Un processo lungo 19 anni - La lunga vicenda giudiziaria di Dell'Utri comincia nel 1994 con la sua iscrizione nel registro degli indagati. Il 26 novembre del 1996 ha inizio l'udienza preliminare. Dell'Utri viene rinviato a giudizio. Il 5 novembre dell'anno successivo prende il via il dibattimento che si conclude l'11 dicembre del 2004 con la condanna dell'ex manager di Publitalia a 9 anni di carcere.
La sentenza d’appello - L'appello, cominciato nel 2006, riapre l'istruttoria dibattimentale: nel processo entrano, tra l'altro, le dichiarazioni del nuovo pentito Gaspare Spatuzza. Il verdetto arriva il 29 giugno del 2010: una nuova sentenza di condanna, stavolta a 7 anni. Dell'Utri è colpevole, ma solo per le condotte antecedenti al 1992, anno a partire dal quale non risulterebbero più provati, per la corte, i suoi rapporti con la mafia.
In Cassazione - La sentenza della Cassazione, emessa il 9 marzo del 2012, è una sorpresa: la decisione del secondo grado viene annullata con rinvio. I magistrati romani ritengono provate le collusioni mafiose dell'ex manager fino al 1977. Per le accuse relative al periodo che va dal '77 al '92, è tutto da rifare. I supremi giudici fissano rigidi paletti entro i quali la nuova corte d'appello a cui rinviano il processo dovrà muoversi e rivalutare le imputazioni. In particolare la Cassazione evidenzia lacune nella motivazione della sentenza di secondo grado per le contestazioni relative al periodo che va dal 1978 al 1982 e dal 1982 al 1992. Confermata, invece, l'assoluzione per le accuse successive al 1992 per le quali la sentenza è definitiva.

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