giovedì 28 marzo 2013

LA FABBRICA DEI PERMESSI FALSI


    LA FABBRICA DEI PERMESSI FALSI
Immigrazione illegale, avvocato in manette
Undici custodie cautelari e 9 indagati a Latina

Il dirigente della Mobile, Bartolotta
Il dirigente della Mobile, Bartolotta
LATINA - Un giovane avvocato di Latina era al vertice di un’organizzazione che favoriva l’ingresso di cittadini extracomunitari in Italia. Sono in tutto undici le persone arrestate questa mattina nel capoluogo in un’operazione della Squadra Mobile della Questura.
Secondo gli investigatori, il professionista A. V. che ha 37 anni,  in cambio di cospicue somme di danaro, ha fatto entrare illegalmente nel territorio nazionale  centinaia di cittadini stranieri in prevalenza indiani, fornendo loro  documentazione falsa per assunzioni fittizie e finti ricongiungimenti familiari. Un giro da alcune centinaia di migliaia di euro, nel quale è coinvolto anche un poliziotto sospeso dal servizio.
I dettagli sull’operazione dalla voce del dirigente della squadra Mobile Sebastiano Bartolotta al microfono di Antonio Bertizzolo ASCOLTA

L’indagine, coordinata dal sostituto Daria Monsurrò della Procura della Repubblica di Latina, è nata dalla denuncia presentata in Questura a febbraio del 2012 da un’ impiegata dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Latina, per segnalare la falsità di un nulla-osta rilasciato ad un cittadino indiano. Le successive intercettazioni telefoniche e ambientali hanno consentito di ricostruire il giro che aveva la sua  base operativa nello studio legale dell’ avvocato. Il compenso per il professionista variava a seconda del documento falso fornito da 1000 a 7000 euro: la prima tranche veniva versata in India ad un intermediario locale e la seconda all’ottenimento del nulla osta che veniva spedito o consegnato a mano da un corriere.
“L’avvocato  - ha spiegato Bartolotta – aveva creato una struttura ben organizzata in cui i singoli componenti svolgevano mansioni predeterminate e concatenate per il perseguimento di un unico scopo. I datori di lavoro compiacenti richiedevano fittiziamente manodopera in cambio di un corrispettivo pari a 3000 euro per ogni pratica a buon fine; una ragioniera si occupava della falsificazione di tutti i documenti necessari al rilascio del nulla osta dietro un corrispettivo pari a circa 200 euro per straniero; due dipendenti dello Sportello Unico per l’Immigrazione erano stati corrotti con somme di denaro per agevolare l’iter burocratico necessario al rilascio del nulla osta; alcuni intermediari indiani erano addetti al reclutamento di stranieri nel Paese di origine. Un consolidato meccanismo fraudolento che ha permesso all’organizzazione di far entrare sul territorio nazionale innumerevoli cittadini extracomunitari, per un giro di affari quantificabile in centinaia di migliaia di euro”.
Indagati nella stessa inchiesta nove persone, tra italiani e stranieri, le cui posizioni sono al vaglio della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

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